A Milano in questi giorni si sta svolgendo MIA – Image Art Fair, una grandissima fiera tutta dedicata alla fotografia d’arte e al collezionismo. In una sola giornata si possono vedere le diverse tendenze artistiche in corso, del passato, dell’Italia e dell’estero. È lampante come molti artisti sentano l’esigenza di rappresentare nelle loro fotografie gli spazi abbandonati: immensi, spesso industriali o decontestualizzati, abbandonati o in rovina, solitari o privi di connessione con l’umanità. Un’altra tendenza è quella del mascheramento: che sia di modelli, di personaggi, autoritratti in maschera o cancellazione dei tratti del volto, spesso alla base vi è una medesima spinta. Dunque maschera e scena, per estensione o privazione.
Mauro Moriconi, in maniera del tutto originale, si inserisce in questo duplice movimento apportando una nota diversa e creativa.
Presenta un lavoro realizzato quest’anno che si chiama Le Cirque. Risponde al richiamo degli spazi decontestualizzati perché ambienta le sue fotografie in luoghi quali campagne, ex fabbriche, spazi d’abbandono, ma non li vuole rappresentare fini a se stessi, bensì vi inserisce all’interno dei personaggi circensi. E per quanto possano essere personaggi, quindi maschere, l’istanza del mascheramento è infranta perché nel circo l’artista e la maschera hanno piena corrispondenza, sono un tutt’uno.
La scelta cade sui circensi, e non su ballerini o attori, perché per Mauro Moriconi l’artista circense è davvero un artista a tutto tondo, è in grado di esistere al di fuori della pista, di ricrearsi, di animare qualsiasi sia lo spazio circo-stante. Così vediamo la donna cannone rappresentata come una candida matrona seduta su una piramide di giganteschi tubi arrugginiti (e che per contrappasso ricordano bocche di cannone); vediamo un funambolo, un entusiasta Andrea Loreni, passeggiare in aria tra i pilastri di una fabbrica Fiat dismessa a Torino; ancora vediamo la contorsionista richiamare, con le sue strabilianti pose, le macchine compresse di uno sfasciacarrozze. Poi clown, lanciatori di coltelli, artiste aeree e il manifesto. Già, perché poche volte in arte e in fotografia il manifesto che annuncia il circo viene tenuto in considerazione, soltanto Mimmo Rotella spesso ha utilizzato i manifesti dei circhi in visita a Milano per le sue opere (e non a caso è stato il soggetto della tesi di laurea, attualmente unico esempio nel genere, che il giovane fotografo ha redatto nel 2004) ma Mauro Moriconi lo utilizza e lo inserisce nel suo personale circo. Allora si inscena il contrasto che diventa familiarità, che la presenza dell’artista circense rende normalità, bellezza, colore, aggiungendo forse un pizzico di malinconia.
E’ doverosa una nota biografica sul giovane autore: classe 1980 e provenienza toscana, Mauro Moriconi si diploma all’Accademia di Belle Arti e oggi vive e lavora a Prato dove pratica l’attività di fotografo e incisore. Importante quest’ultimo elemento perché caratterizza, ancora una volta in maniera originale, le fotografie della serie Le Cirque. Infatti le immagini sono delle stampe che mescolano la stampa fotografica all’incisione su alluminio, in questo modo la texture dell’alluminio brilla e gioca un ruolo fondamentale nella fruizione dell’opera dal momento che esso sostituisce tutti i bianchi dell’immagine. Non solo: visionando l’opera da vicino ci si accorge anche che sottili segni grafici bianchi circondano i soggetti. Si tratta di una tecnica antica, l’incisione, riproposta in maniera del tutto nuova applicandosi alla fotografia.
Grazie a queste innovazioni tecniche e stilistiche Mauro Moriconi si è guadagnato la rappresentanza presso due gallerie, in Italia dalla galleria Die Mauer e in America dalla Galleria CATM di Chelsea.
Stefania Ciocca