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Magistrale contributo scientifico che disintegra le tesi animaliste sul Ddl 2287-bis

Questo il testo che Marthe Kiley-Worthington (nella foto tratta dal sito Eco Etho Research & Education Centre), etologa inglese, rivolge al Governo e al Parlamento italiano. Si conclude con l’affermazione che “nessuna prova scientifica attesta che nei circhi gli animali non possano vivere bene. Anzi, nei circhi e negli zoo ben gestiti, abbiamo evidenze del contrario”.

Gentile Sig., Gentile Sig.ra,

mi trovo in disaccordo con la proposta di legge “Ddl 2287-bis” che proibirebbe l’impiego di animali nei circhi italiani per i seguenti motivi. Sarei inoltre felice di partecipare come esperta indipendente nella valutazione dello stato di salute degli animali nei circhi italiani e nei santuari nei quali gli animali saranno spostati, se la legge verrà approvata.

Sono una scienziata del benessere degli animali internazionalmente riconosciuta, nonché l’unica persona, che io sappia, ad aver condotto un accurato studio disinteressato sul benessere degli animali nei circhi e nei giardini zoologici. Negli anni Novanta è stato pubblicato un libro con i risultati completi (libro disponibile su richiesta).

I finanziamenti per lo studio della ricerca della durata di 18 mesi sulla salute degli animali in circhi e zoo per il presente libro/resoconto, sono stati elargiti da un gruppo animalista: la RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals) che, essendo io una nota scienziata del benessere animale, ha immaginato sarei giunta alla conclusione che gli animali nei circhi dovrebbero essere proibiti. Nonostante la notevole pressione impostami dalla RSPCA e il fatto che il mio rapporto/libro sia stato decontestualizzato e screditato da altri operatori di gruppi animalisti, le mie conclusioni non indicano che proibire animali nei circhi sia essenziale per la salute degli animali. Tali conclusioni, tratte a seguito dei dati raccolti, indicavano che la gestione e l’addestramento degli animali da parte dei circhi deve e può migliorare, ma che non c’erano ragioni maggiormente valide per proibire gli animali nei circhi piuttosto che negli zoo, nelle stalle o nell’ambito domestico.

Mai durante i 18 mesi di ricerca presso i circhi mi è stato offerto denaro dai membri del circo, mai mi sono state pagate le spese, mai mi sono stati offerti alloggio né tantomeno un pasto, nonostante fossero a conoscenza che la mia ricerca era stata finanziata da un gruppo impegnato nell’abolizione degli animali nei circhi. Pertanto le mie conclusioni, benché risultato di un finanziamento da parte di un gruppo animalista, sono il risultato di uno studio scientifico disinteressato.

Ho concluso che i circhi non sono ambienti PER NATURA inaccettabili per gli animali.
In altre parole, gli animali non soffrono necessariamente perché fanno parte di un circo itinerante o stabile.

Tuttavia, il mantenimento e l’addestramento degli animali nei circhi deve migliorare in modo tale da garantire loro l’assenza di qualsiasi segno di stress. Dove e in che modo ciò possa essere fatto è da definirsi e oggigiorno alcune associazioni di circhi si sono attivate al riguardo. Sintomi di stress comportamentali sono al contrario comuni in cavalli da stalla, zoo, negozi di animali, “santuari” per animali e fattorie (capitolo 4 pagina: 63), ma nessuno finora ha tentato di abolire tali attività.
Animali che soffrono o in cattive condizioni di salute sono presenti in circhi, zoo, stalle, negozi di animali e fattorie. Esistono anche genitori con pessime capacità educative ma ciò non significa che dobbiamo abolire tutte le attività legate agli animali o il diritto di mettere al mondo dei figli… ciò che conta è che dobbiamo migliorare tutti questi aspetti in modo che sempre meno animali soffrano di stress prolungato. Dovrebbero essere introdotte delle normative su come gli animali vengono tenuti e addestrati nei circhi (e in qualsiasi altra attività legata ad essi).
Con la crescita della popolazione e dei centri urbani, sempre più specie sono minacciate e in via d’estinzione. Sempre meno persone sono a contatto con animali non umani e, come risultato della loro visione antropocentrica del mondo, molti non apprezzano la loro importanza. I circhi e gli zoo quindi hanno ora più che mai un importante ruolo educativo nei confronti del pubblico, lasciando che le persone, grazie a un contatto ravvicinato, riconoscano gli animali come esseri con sentimenti, senzienti e dal valore intrinseco. Ciò è possibile solo quando gli animali sono in contatto con persone che hanno un’esperienza concreta del loro stato emotivo, non con una semplice occhiata sfuggente attraverso il binocolo.

Naturalmente che gli animali non debbano soffrire è fuori da ogni dubbio. Ma soprattutto, devono poter ricevere una vita di qualità, e ciò è possibile.

Finché non verrà dimostrato senza il minimo dubbio che la natura di circhi e zoo è quella di far soffrire gli animali, la questione di abolire gli animali in questi ambienti non può essere considerata nell’interesse né della salute animale né degli esseri umani.

Alla luce di questa ricerca, molti circhi hanno messo in pratica dei miglioramenti per la cura e l’addestramento dei loro animali, ma ci sono ancora ulteriori miglioramenti per assicurare agli animali non solo una vita priva di sofferenza, ma un’esistenza di qualità (vedi Kiley-Worthington 2011).

Una considerazione molto importante in merito all’abolizione degli animali nei circhi è: cosa accadrà agli animali che si trovano attualmente nei circhi? Gli attivisti del Benessere Animale sostengono che dovrebbero essere “rimessi in libertà” o mandati nei “santuari”.

Dal punto di vista del benessere degli animali questo non necessariamente migliorerà le loro vite perché:
a) l’ambiente naturale e selvaggio non è il posto ideale per i mammiferi umani o non umani poiché c’è il rischio di sofferenza a causa di malattie e ferite non medicate, temperature troppo alte o troppo basse, mancanza di acqua e di cibo oppure a causa dei predatori;
b) la maggior parte degli animali da circo spesso sono nati in cattività e tutti quanti sono stati allevati in cattività. Perciò essi non hanno le conoscenze e le abilità necessarie per sopravvivere allo stato brado e per imparare tutto ciò che serve loro. Pertanto l’esperienza si rivela traumatica e spesso li porta alla morte (così come molti programmi di reinserimento hanno dimostrato);
c) gli animali sono abituati agli uomini perciò spesso li cercano e possono mangiare i loro raccolti o spaventarli (ad esempio due leoni reinseriti da un circo in Sud Africa sono stati recentemente uccisi e scuoiati dai bracconieri perché erano troppo “addomesticati”, 2017). Dieci elefanti reinseriti in un Parco Nazionale presso le Cascate Vittoria in Zimbabwe sono stati uccisi mentre si avvicinavano agli abitanti del villaggio, terrorizzandoli e mangiando i loro raccolti (2012-16);
d) non esiste più una natura selvaggia. Tutti i Parchi Nazionali /le Zone Selvagge / i santuari per gli animali devono essere gestiti perché in un modo o nell’altro sono circondati da attività umane. Non c’è una legislazione su COME gli animali all’interno di questi spazi dovrebbero essere gestiti. Dovrebbero avere sempre cibo, acqua, cure per la malattie, ecc. oppure no? e se sovrappopolano l’ambiente e causano la distruzione dell’habitat, dovrebbero essere “abbattuti”, vale a dire uccisi, oppure no? Ci sono stati ben pochi dibattiti riguardo al modo in cui andrebbero gestiti gli animali che si trovano in questi “santuari” e non si è giunti ad alcun accordo;
e) di rilevanza immediata è il fatto che in Italia non ci sono abbastanza “santuari” disposte ad accogliere tutti gli animali messi al bando nei circhi. Se non possono più rimanere a lavorare nei circhi, sono quindi destinati ad essere ammazzati / abbattuti / eliminati / soppressi: in altre parole, uccisi. Come può questo combaciare con le convinzioni degli attivisti che si occupano della protezione degli animali?
Credono forse che staremmo tutti “meglio da morti” piuttosto che sofferenti?
Né gli animali, né gli umani sono in grado di prendere questa decisione per sé stessi.

Dobbiamo garantire che i circhi / zoo o qualsiasi altro allevamento di animali sotto la giurisdizione umana non mostrino indizi di stress prolungato. Dobbiamo assicurare che gli animali godano della propria libertà il più possibile sotto molti aspetti per garantire loro una vita qualitativa, e ciò è possibile (si veda Kiley-Worthington 1990).

Il ruolo dei circhi e degli zoo nel far provare nuove esperienze, intrattenere e istruire le persone sull’importanza del valore intrinseco del mondo vivente, non solo per l’uso strumentale che ne fanno gli esseri umani, e degli animali che lo popolano, è troppo prezioso per essere spazzato via da un inutile divieto agli animali nei circhi o negli zoo.

Oggi stiamo iniziando a capire l’epistemologia / la visione del mondo di alcuni esseri non umani senzienti, e più guardiamo più troviamo somiglianze tra gli umani e i nostri cugini mammiferi sia in termini di bisogni emotivi che cognitivi (de Waal 2016, Kiley-Worthington 2011). Perciò non possiamo supporre, se siamo razionali, che i non umani siano automi istintivi che possono essere felici solo in natura finché non avremo prove sostanziali che questo è impossibile in un circo o in uno zoo. Anzi, nei circhi e negli zoo ben gestiti, abbiamo evidenze del contrario.

Distinti saluti

Marthe Kiley-Worthington

Dott. M. Kiley-Worthington. Laureata in scienze (ecologia, St Andrews Scotland), dottorato di ricerca (comportamento animale, Sussex University), Master of Philosophy (con lode: Epistemologia equina e degli elefanti, Filosofia, Università di Lancaster). BHSAI, (Istruttrice alla British Horse Society). Ricercatrice ospite Brenda Ryan al Girton College, Cambridge, Inghilterra.

La versione inglese:

Dear Sir or Madam

I disagree with the law proposal “Ddl 2287-bis” which would ban the use of animals in Italian circuses for the following reasons. I also would agree to participate as an independent expert to an evaluation of the animal welfare in Italian circuses AND in the sanctuaries in which the animals will be placed, if the law passes.

I am an animal welfare scientist of international repute and the only person, that I am aware of, that has conducted a thorough disinterested study of the welfare of animals in circuses and zoos. A book with the complete results was published in the 1990’s ( book available if requested).

The finance for the 18 month research study of the welfare of animals in circuses and zoos for this book/report was provided by an animal welfare activist group: the RSPCA who, because I am a well known animal welfare scientist, assumed I would conclude that animals in circuses should be banned. Although considerable pressure was put on me by the RSPCA, and my report/book has been quoted out of context and misquoted by others working for animal activist groups, my conclusions did not indicate that banning animals in circuses was essential for the welfare of the animals. The conclusions drawn as a result of the data, indicated that circus animal management and teaching must and can improve, but that there was no greater reason to ban animals in circuses than animals in zoos, stables or kept as pets.

At no time during the 18 month study of the circuses did anyone in the circus offer me money, pay any expenses to me, offer me any accommodation or even a meal although they knew that I was financed by a group committed to banning animals in circuses. My conclusions therefore, although financed by an animal activist group, are the result of a disinterested scientific study.

It was concluded that circuses OF THEIR NATURE are not unacceptable to the animals. In other words, animals do not have to suffer because they are in a travelling or static circus.

However, the keeping and teaching of the animals in circuses should improve to ensure that they show no evidence of distress. Where and how this could be done is listed and today, some circus associations have put these into effect. Evidence of behavioural distress is common in stabled horses, zoos, pet keeping, animal “sanctuaries” & on farms (chapter 4 page: 63), but no one, so far has tried to ban all these enterprises.
There is bad welfare and animal suffering in circuses, zoos, stables, pet keeping and on farms. However, there is also bad human parenting, but that does not mean that we need to ban all these animal enterprises or human parenting…. what it points to is that we need to improve all of these so fewer animals: human or non-human suffer prolonged distress. Regulations should be introduced as to how the animals are kept and taught in circuses (and in any other animal keeping enterprise).

As the human and urban populations grow, more species are threatened and become extinct. Fewer people have any contact with non human animals and as a result of their homocentric world view, many do not appreciate their importance. Circuses and zoos therefore have a more than ever important educational role for the public, allowing people by a form of close contact to recognize them as feeling, thinking beings of intrinsic value. This is only possible when animals are in contact with the people who then have real experiences of their emotionality, not just a fleeting view through binoculars.

Of course the animals must not suffer. More than this, they must be shown to have a life of quality, and this is possible.

Until it is shown without doubt that the nature of circuses and zoos is such that animals in them will suffer , the case for banning animals in circuses or zoos cannot be considered in the interests of either the animals or the humans welfare.

Since finishing this research, many circuses have put into practise improvements for the keeping and teaching of their animals. There is further room for improvement to ensure that the animals have, not just a life where they do not suffer, but one where they have a life of quality (see Kiley-Worthington 2011).

A very important consideration of the result of banning animals in circuses is what will happen to the animals that are presently in the circuses? The Animal Welfare Activists argue that they should be “put back in the wild” or sent to “sanctuaries”.

From the animals’ welfare point of view this will not necessarily improve their lives because
a) the wild is not the best place for all humans or non-human mammals as there is a risk from suffering as a result of diseases and wounds which are not treated, cold, heat, thirst, hunger or predation.
b) Most of the circus animals have often been born in captivity and all of them have been raised in captivity. Therefore they do not have the necessary knowledge and skills to survive in the wild and to learn all this.The experience is therefore traumatic and can end in death (as many re-introduction programmes have shown.
c) The individuals are accustomed to humans and will often seek them out and may eat their crops or scare them ( e.g. 2 lions reintroduced from a circus to South Africa were recently killed and skinned by poachers because they were too “tame” ( 2017) . 10 elephants reintroduced to a National Park in Victoria Falls Zimbabwe were shot / killed as they approached the villagers, terrifying them and eating their crops. (2012-16).
d) There is no wild left. All the National Parks/ Wild Areas/Animal Sanctuaries have to be managed because they are in one way or another enclosed by human activities. There is no legislation on HOW the animals within them should be managed. Should they always have food, water, treatment for disease, etc? or not, if they over populate and cause destruction of the habitat, should they be “culled” that is killed, or not? There has been very little debate on how the animals in such “sanctuaries” should or should not be managed and there is no agreement.
e) Of immediate importance is the fact that there are not sufficient “sanctuaries” in Italy who are agreeable to taking all the circus animals should circuses with animals be banned. If they can no longer remain and work in circuses, are they to murdered/ destroyed/ culled / euthanized: killed in other words. How does this fit with the animal welfare activists’ beliefs?
Is their belief that every one of us will be “better off dead” than suffering at all? Neither animals nor humans make this decision for themselves.

We must ensure that circuses/zoos or any keeping of animals under human jurisdiction do not show prolonged evidence of distress. We should ensure they have their freedoms maximised in many ways to ensure they have a life of quality, but this can be done (e.g. Kiley-Worthington 1990).

The role of circuses and zoos in experiencing, educating and entertaining humans about the importance of the intrinsic value of the living world, not just it’s instrumental value to humans, and each animal in it, are far to valuable to be swept aside by an unnecessary banning of animals in circuses or zoos.

Today we are beginning to understand the epistemology/world view of some non-human sentient beings and the more we look, the more similarities humans have with our mammalian cousins in both our emotional and cognitive needs (de Waal 2016, Kiley-Worthington 2011). We cannot therefore assume, if we are rational, that non-humans are instinctive automaton who can only be happy in the wild until we have substantial evidence that this is impossible in a circus or zoo. But we do have evidence to the contrary in good well managed circuses and zoos.

Yours truly

Dr M Kiley-Worthington. B.Sc(ecology St Andrews Scotland).D.Phil (animal behaviour, Sussex University), M.Phil ( with distinction: Equine and Elephant epistemology, Philosophy, Univ. Lancaster). BHSAI,( British Horse society Instructor). Visiting Brenda Ryan fellow Girton College, Cambridge, England.
c.v. and list of publications enclosed.

Short URL: https://www.circo.it/?p=41400

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