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Breve notizia pubblicata su un giornale inglese nel 1913. Una infermiera che lavora in un ospedale viene licenziata a causa di una trasgressione inaudita. Nel tentativo di portare un po’ di sollievo a pazienti grandi e soprattutto piccoli diceva cose e faceva gesti da clown di circo. I pazienti ridono ma non così i direttori sanitari i quali ritengono il comportamento dell’infermiera non compatibile con la severità dell’istituzione ospedaliera e ne decretano l’esilio. La notizia è data in poche righe, come si addice a un evento curioso la cui conclusione è però ovvia e inevitabile. E non c’è dubbio che, un secolo fa, sulla differenza fra le “pagliacciate” e le “cose serie” l’opinione pubblica avesse idee piuttosto concordi. Anche se quella era poi l’Inghilterra che, in quegli stessi anni, faceva sbocciare un omino in bombetta e bastoncello chiamato Charlot che avrebbe fatto irruzione nel mondo delle cosiddette “persone serie” con effetti rivoluzionari per il futuro del mondo, e non soltanto quello dello spettacolo. Ma non mi sentirei davvero di affermare che da allora, fra la categoria del Serio con la S maiuscola e quella del Divertimento con la D maiuscola (di cui il circo è supremo portatore) si sia creata una autentica conciliazione. Certo è significativo che nel 2002 molti degli Stati aderenti all’Unione Europea si siano accordati per una emissione filatelica comune dedicata al Circo pubblicando l’immagine di un Clown. Ma non è mancato chi, su questa notizia, si è abbandonato al consueto “Spirit de patata”, come diciamo noi a Milano, affermando – ovviamente in senso spregiativo – che davvero l’Europa d’oggi è un bel circo equestre. Al contrario di noi, che il circo un po’ lo conosciamo e siamo tentati di sostenere il contrario: “Magari l’Europa fosse così!” Il Circo è organizzazione, programmazione, rigore, disciplina quotidiana, occhio sempre fisso a un raggiungimento ben preciso. Che poi questo obiettivo sia il divertimento, nulla toglie alla sanità e alla severità di chi lo produce. Vien quasi da vergognarsi a dire queste cose, tale è l’ovvietà. Ma se c’è una “pagliacciata” che caratterizza i nostri tempi è proprio questa: si irride a ciò che è fatica e lavoro e per tanti altri aspetti del vivere quotidiano ci si rifugia nel calduccio rassicurante delle frasi fatte.
Ruggero Leonardi