In apertura delle giornate il prof. Serena, come di consueto, pone la domanda: “Quanti di voi sono stati al circo nell’ultimo anno?” E di solito la risposta è poco consolatoria. Quest’anno una media di dieci persone su 180 ha alzato la mano. Dal resto il corso di storia dello spettacolo circense e di strada si pone anche e soprattutto l’obiettivo di togliere il circo da quell’equivoco culturale di cui è vittima da molto tempo, relegato a spettacolo per bambini.
Tuttavia alla domanda “quanti di voi conoscono il Cirque Du Soleil?” le mani che si levano sono la totalità. Non è questo il pretesto per un insensato confronto, piuttosto una testimonianza del successo della giornata di studio numero due, quella di oggi, sulle arti circensi. Ospiti del pomeriggio infatti sono stati due esponenti del grande complesso canadese. Patrick Flynn, company manager dello spettacolo Corteo e Agathe Alie, responsabile affari esteri del CDS. Protagonista dell’intervento made in Canada è stato Patrick Flynn che a sua volta interpella i ragazzi con una domanda, ovvero “qual è la prima immagine che avete avuto del circo”, questo a sottolineare come, volente o nolente, ognuno di noi ha avuto una prima volta il circo.
Attore e cantante di musical Flynn presto ha preferito spostarsi verso la parte organizzativa degli spettacoli affiancando ad essa un’attività di interprete ed insegnante nel nostro paese, cosa che gli ha permesso di poter parlare direttamente in italiano con i ragazzi. È nell’organico del Cirque Du Soleil dal 2001 per cui ha visto davvero questo fenomeno crescere, ingigantirsi ed affermarsi prendendo parte a numerosi dei più famosi spettacoli. Ciò che emerge dagli interventi firmati Cirque du Soleil è il fatto che in questa grande impresa dal meccanismo immenso ma ben oliato, l’impegno non è solo profuso per mantenere un’immagine e una qualità eccezionali (in gergo oggi si parla di corporate identity) ma anche per conservare e promuovere impegno, coscienza e responsabilità sociale, non a caso i due esponenti presenti oggi in università hanno alle loro spalle un passato di impegno personale nel campo della promozione culturale come strumento per abbattere le diversità culturali. È naturale che se nel Soleil confluiscono persone con una formazione del genere anche la coscienza aziendale che si viene a formare ne trae beneficio e solidità. Si tratta di una coerenza e di una uniformità purtroppo sconosciuta a molte nostre entità culturali, non solamente circensi.
Dunque creatività, rischio, valore ai rapporti umani, attenzione all’ecologia e al sociale (come l’esperienza del Cirque du monde) e rinnovamento sono gli ingredienti per una ricetta gustosa e sempre apprezzata, elementi che è importante far presenti ai ragazzi che oggi si formano in università. Flynn sottolinea come il cirque sappia prendere sul serio il proprio ruolo e il proprio impegno nei confronti di se stesso e degli altri, come abbiano saputo rischiare al momento giusto e come si siano resi conto, con autocritica, quando l’estetica si stava sclerotizzando. La compagnia si è reinventata col passare degli anni. Naturalmente il complesso Soleil suscita curiosità circa le modalità di candidatura per poterci lavorare. Quale consiglio per i giovani? Patrick Flynn consiglia di porsi una domanda importante: cosa posso portare alla festa che la festa già non ha? Il contributo personale è quindi fondamentale. Così come lo è appunto il valore personale e unico che l’individuo può apportare, eliminando quel rapporto per cui si fa qualcosa per abitudine in cambio di un salario. Solo per fare un esempio Corteo ha 150 persone provenienti da 25 paesi diversi per cui si va da un minimo di 25 a un massimo di 150 parametri culturali con i quali confrontarsi. Una continua sfida, e a sottolinearlo, per tutta la durata dell’intervento, dietro Patrick Flynn campeggia la scritta Impossible Is only a word.
Ma non è solo fenomeno Soleil. Oggi tra gli ospiti c’è stato Raffaele de Ritis. La sua carriera artistica è fitta e notevole, addirittura è stato l’unico europeo a firmare regie circensi statunitensi presso complessi quali il Soleil, il Barnum e il Big Apple Circus. In Italia ha collaborato a spettacoli di Brachetti, Aldo Giovanni e Giacomo, Silvan, Branduardi, ha contribuito a creare il Florilegio ed è direttore artistico del festival circense pescarese Funambolika. Oggi era qui per parlare di un altro grande fenomeno internazionale che negli ultimi anni ha assunto grande importanza e vasta diffusione, ovvero il Burlesque che in un certo senso si connette al Cirque du Soleil poiché l’aspetto dell’erotismo esibito è stato occasione per creare lo spettacolo Zumanity, stabile a Las Vegas. De Ritis ha fatto una piccola carrellata attraverso parole, fotografie e fotogrammi di quella che è stata l’origine del Burlesque, ovvero dell’offerta di uno spettacolo che combina esibizione e jazz, nato in locali dove sovente si mescolavano ricerca di alcol e sesso. Non una banale storia della disciplina, ma la presentazione di quante suggestioni oggi divenute forma spettacolare forse abusata si possono scovare in film, in personaggi, in reportage di fotografi impensabili.
Poetico, ironico e brillante è stato invece l’intervento del giornalista di Repubblica Roberto Bianchin, posto a meta tra l’argomento Cirque du Soleil e Burlesque e che ha principiato con la domanda “Il circo è di destra o di sinistra?”. Argomento all’apparenza molto serio la breve e brillante riflessione di Bianchin, strizzando l’occhio a Gaber, prende come pretesto le etichette “destra” e “sinistra” per guidare con ironia i ragazzi un passo più avanti nella conoscenza del circo. Fa rispondere loro che chiaramente il circo è fenomeno di sinistra per confutarli dimostrando che invece è conservatore, quindi di destra. E quando i ragazzi ammettono l’appartenenza della pista al lato destro della vita a sorpresa sciorina tutti i motivi per cui in realtà il circo è di sinistra. Insomma, tutto questo per dire che le etichette servono fino a un certo punto, compito del vero giornalista è aprire la mente mostrando tutti i lati di un argomento. Se si riesce a farlo con ironia tanto meglio, e il circo offre anche questo.
Stefania Ciocca