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Lo Hobbit fa discutere: animalisti smentiti da animalisti

Quando si parla di animali, quando si presenta una grande occasione mediatica, quando cioè si concretizza la possibilità che i media ne parlino perché l’evento risulta “notiziabile” – come si suol dire – è possibile che qualche organizzazione animalista non si faccia sentire? Per la realizzazione della nuova puntata della saga tratta dal romanzo di Tolkien, Lo Hobbit, si è già scatenata una tempesta ma, pare, nel classico bicchier d’acqua. Peta, riferiscono i giornali, ha denunciato una “ecatombe di animali” sul set del film Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato del regista Peter Jackson. Secondo la potente e influente lobby americana animalista, durante le riprese in Nuova Zelanda sul set del film – che vede impegnati anche attori ben noti e già visti nel Signore degli anelli, come Frodo (Elijah Wood), Gandalf il Grigio (Ian McKellen), Gollum (Andy Serkis) e Legolas (Orlando Bloom) – sarebbero morti cavalli, capre, pecore, polli. Ben 27. Un disastro, insomma.
“Due cavalli si sono rotti il collo scivolando in un burrone: uno è stato eutanasizzato, l’altro è stato trovato morto con il muso nell’acqua. A un terzo cavallo è stata cambiata improvvisamente la dieta ed è morto di coliche. Un altro, di nome Shanghai, è stato lasciato a terra con le gambe legate per oltre tre ore perché era stato giudicato troppo attivo. Pecore e capre sono morte per infestazione da vermi o cadendo in doline mentre decine di polli sono stati uccisi dai cani”, sostiene la Peta.
Anche in Italia, seppure con un po’ di ritardo, è approdata la polemica, sollevata da Lav e Enpa. “È incredibile che il regista Peter Jackson abbia voluto utilizzare animali veri invece di ricorrere agli effetti speciali. Se il film fosse stato realizzato in Italia invece che in Nuova Zelanda, sarebbero scattate le sanzioni, compreso il carcere, per la morte degli animali, così come previsto dal Codice penale. Gli animali non scelgono di fare gli attori e il minimo che le società di produzione possono fare è garantire la loro incolumità durante tutta la durata delle riprese”, è la presa di posizione della Lav. Mentre Enpa chiede agli italiani di non andare a vedere Lo Hobbit. Appello che per il momento è caduto nel vuoto visto che con più di 4 milioni di euro di incassi al botteghino, Lo Hobbit-Un viaggio inaspettato è già al primo posto in classifica a meno di una settimana (nelle sale italiane è arrivato il 13 dicembre) dalla sua uscita.
Ma a smentire il terribile bilancio di Peta non c’è solo il regista Jackson, il quale ha rispedito al mittente ogni accusa. Ha assicurato che sono state adottate “misure straordinarie per non usare animali nelle sequenze di azione o in alcuna altra situazione potenzialmente stressante, e che oltre la metà delle riprese di animali nel film sono state generate al computer”. Non solo: per gli alloggi e le cure degli animali “sono stati spesi centinaia di migliaia di dollari per migliorie alle stalle e ai recinti”. E secondo i produttori del film, i mandriani che hanno lavorato sul set e che hanno acceso la miccia rilasciando dichiarazioni sugli animali che sarebbero morti e che sono state poi rilanciate da Peta, sarebbero stati licenziati più di un anno fa. Che c’entri qualcosa con le accuse? Mah! Di certo però a smentire gli animalisti sono altri animalisti, e per di più di una organizzazione non meno autorevole di Peta, l’American Humane Association, che non parla per sentito dire ma in quanto è stata coinvolta nel monitoraggio costante degli animali sul set.
Basta andare sul sito della Humane Association e leggere il suo dettagliato comunicato stampa: “Nessun animale è stato ferito sul set”. L’associazione, si legge, ha monitorato tutte le azioni che hanno coinvolto gli animali durante le riprese, da maggio a novembre e tutto si è svolto secondo le linee guida per l’utilizzo sicuro degli animali nei film. Cosa è accaduto allora, posto che nelle fasi di lavorazione non è morta nemmeno una gallina? “La società di produzione ci ha comunicato che qualche animale è morto nella fattoria che lo custodiva, ma dopo questo episodio è aumentata la sicurezza e il controllo anche su questo aspetto”.
La Humane Association spiega poi tutti gli accorgimenti introdotti per garantire le migliori condizioni agli animali, fino ai costumi indossati dai cavalli e la costante presenza di veterinari che effettuavano scrupolosi controlli sulla temperatura e la frequenza respiratoria degli attori equini. Addirittura nella scena in cui si vedono i cavalli che attraversano un ponte, quest’ultimo è stato costruito ad hoc con una pavimentazione in legno e ricoperto da una superficie in gomma proprio per creare le migliori condizioni per i cavalli. Maltrattamenti? Un film così, avvincente e straordinario come tutte le trasposizioni cinematografiche di Tolkien, e per di più costruito con queste attenzioni verso gli animali, merita tutto il successo che sta ottenendo.

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