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Liana Orfei, la diva del circo e del cinema

di Dario Duranti

Altra grande artista che alternava trionfi in pista al teatro e al cinema è Liana Orfei. La grande e indiscussa signora del circo italiano ebbe una frequentazione con il grande schermo per lungo tempo, senza però mai mettere a rischio la propria carriera sotto il tendone.

Liana Orfei e Marcello Mastroianni in Casanova ’70

Parlando di Orlando, si diceva che nell’inverno 1958/59 il Circo Nazionale Orfei giunse per la prima volta nella Capitale con i propri spettacoli. Allora era assolutamente normale che tutto il jet-set si recasse al circo; attori, produttori, registi, politici e personaggi influenti erano ospiti graditi soprattutto in occasione delle prime. E proprio al debutto tra il pubblico quell’anno c’era anche Pippo Fortini, agente cinematografico e talent scout che avrebbe avuto un ruolo centrale nella storia della famiglia Orfei. Ricorda Liana nel suo volume autobiografico Romanzo di vita vera che il giorno successivo alla prima ricevette un messaggio dal dottor Fortini che voleva incontrarla per parlare di una sua eventuale partecipazione ad un film importante. Liana non prese sul serio quel messaggio, diffidente rispetto alle dinamiche del mondo del cinema, così distanti dalla genuinità del circo. Aveva trascorso la giovinezza nel tendone, fino al matrimonio giovanissima con il giocoliere Angelo Piccinelli con il quale, poco più che ventenne, aveva iniziato vorticosamente a girare locali, teatri e varieté importanti dove lui era una vedette internazionale e lei la sua assistente, talvolta protagonista di un proprio numero alla corda verticale. Una proposta per il cinema le sembrò inaccettabile per una buona ragazza del circo e da evitare.

Così per diverse volte si negò alle richieste di un incontro con Fortini, finché lui, per convincerla della serietà del suo interesse, si presentò al circo in compagnia di Federico Fellini, per conto del quale stava reclutando giovani volti femminili per il grande schermo. Quell’incontro cambiò la storia della famiglia e del Circo Orfei.

Alla fine, Liana accettò di fare il provino per il film di Fellini che però non la selezionò. Stava cercando un volto più maturo e forse malizioso per quella parte. La giovane età di Liana e il suo candore non coincidevano con il personaggio da interpretare nel film. Ma Fortini si fece vivo poco dopo con il contratto per il primo lungometraggio di Liana, Guardatele ma non toccatele, del 1959, con un cast di grandi attori italiani e col pregio oltretutto di aver ripreso una parte del numero di Angelo Piccinelli assistito appunto da Liana.

Quello che successe da lì in poi nella carriera di Liana ha dell’incredibile. Nei dieci anni successivi, infatti, i contratti si susseguirono a un ritmo impressionante con una media che va dai tre ai cinque film all’anno, spaziando dalle commedie degli equivoci alle pellicole romantiche, dai film “di cappa e spada” ai celebri peplum movie così in voga in quegli anni fino al western all’italiana. Sembra che il volto di Liana fosse adatto per qualsiasi genere. Parlare della sua filmografia è come scrivere un trattato di storia del cinema: non tanto o non solo per la caratura dei film nei quali ha recitato quanto per i registi che l’hanno diretta in oltre quaranta pellicole e per gli attori coi quali ha condiviso il set. Basta citare i nomi di Mario Mattoli, Mario Monicelli, Ettore Scola, Luigi Filippo D’Amico, Antonio Pietrangeli, Federico Fellini e Dino Risi o di star del calibro di Vittorio Gassman, Orson Welles, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Totò, Victor Mature e tantissimi altri.

Abbiamo detto che l’incontro con Fortini fu determinante per la famiglia Orfei, perché contemporaneamente (o comunque da lì a poco) anche la carriera di Moira nel cinema prendeva il via; Fortini sarebbe rimasto una figura di riferimento per entrambe le figure, sia come agente che come ufficio stampa. Il Circo Orfei beneficiò molto dell’esposizione mediatica e cinematografica di Liana e Moira. Ma anche l’amicizia con Fellini portò a una frequentazione e un rapporto che durerà per sempre con ricadute importanti come il coinvolgimento di Nando in Amarcord che venne scelto dal Maestro riminate per il celebre personaggio del Patacca.

Per Liana, agli impegni cinematografici si affiancarono quelli per servizi fotografici e per la promozione delle pellicole. E tra un set e l’altro, pur avendo ormai casa a Roma, Liana cerca di tornare sempre al circo, dove c’è la famiglia. E dove diventa il richiamo dello spettacolo.

Nel 1960 il Circo Orfei è solido. Orlando è all’apice della popolarità, ma intanto i nipoti stanno crescendo e sono uomini adulti e di esperienza. Orlando e la cognata Alba, la mamma di Liana, Nando e Rinaldo, prendono la decisione di separarsi e da quell’unico Circo Nazionale Orfei ne nasceranno tre nel giro di due anni: quello di Orlando, quello di Liana, Nando e Rinaldo e quello di Moira. Questo processo sicuramente è stato favorito anche dalla grande popolarità che il cinema e il piccolo schermo stanno dando anche alle giovani leve di casa Orfei. Liana e Moira rimbalzano dal grande schermo ai rotocalchi, dalla tv al teatro. E tutta la visibilità che il mondo dello spettacolo dà loro viene reinvestita nel circo. Per alcuni anni i tre fratelli scelgono di usare in comunicazione l’insegna Circo Liana Orfei, proprio per capitalizzare la mediaticità del periodo. Questo favorisce anche il duopolio, l’eterna rivalità, in parte reale ma in gran parte creata da rotocalchi e TV, tra Liana e Moira, la bionda e la mora.

Il background circense è stato di sicuro un asso nella manica anche per la carriera da attrice. Di Liana registri e produttori non apprezzavano solo la bellezza, la comunicativa e la disinvoltura sul set, ma anche la confidenza con l’altezza, lo sprezzo del pericolo, l’abitudine a confrontarsi con rischi e pericoli che al circo sono pane quotidiano. Così Liana si ritrova spesso sul set di scene pericolose per le quali rifiuta talvolta la controfigura. Sulla tolda della nave dei pirati che esplode, a schivare fendenti di sciabole acuminate di feroci corsari, tra cannonate, schizzi di sangue e tutto quanto di più aspro la sceneggiatura poteva richiedere. Anche i ritmi massacranti dei set forse per chi è abituato a vivere in una carovana, a viaggiare di notte e a montare all’alba uno chapiteau sembrano più abbordabili, anche se non furono anni facili dovendo conciliare il ruolo di attrice con quello di moglie e madre, senza dimenticare il circo, che aveva bisogno di lei. Liana fa letteralmente i salti mortali per cercare di essere presente ai debutti del circo nelle grandi città. Attraversa l’Italia in auto o in aereo per presenziare alle conferenze stampa che annunciano il debutto del Circo che porta anche il suo nome e per esserci almeno al primo spettacolo. Sia il circo di Liana, Nando e Rinaldo, sia quello di Moira espongono sui manifesti i volti delle due vedette a cui tocca fare la spola tra cinema e circo, per non scontentare il pubblico. Sui giornali spesso nei tamburini pubblicitari si legge “L’attrice Moira Orfei sarà presente a tutti gli spettacoli” per rassicurare gli spettatori.

La vicinanza degli Orfei con il mondo del cinema portò alla nascita delle grandi produzioni: il Circorama, il Circo delle Mille e una Notte e il Circo delle Amazzoni erano intrise di cinema, alla ricerca sfrenata della spettacolarità che in quel momento solo il grande schermo e le produzioni di stampo hollywoodiane potevano offrire. Le tecnologie, le consulenze, le sartorie, le scenografie e le attrezzerie erano le stesse che lavoravano per Cinecittà. In pista troviamo giganteschi cavalli alati, l’imponente drago animato da 40 figuranti, faraoniche parate, un grande cavallo di Troia dalla cui pancia uscivano ballerine, la spettacolare lampada di Aladino e altre scenografie perfettamente inserite nei temi caratterizzanti ogni show. Per non parlare del sistema di videoproiezioni sul grande schermo che copriva la barriera, allora davvero avveniristico e reso possibile solo grazie ai contatti maturati in ambito cinematografico.

Il Circo delle Mille e una Notte nacque nel 1973 da un’idea Federico Fellini, con le coreografie di Gino Landi e i costumi del Premio Oscar Danilo Donati realizzati dalla sartoria Farani, che realizzò anche quelli de I Clowns, il celebre documentario di Fellini, alcune scene del quale vennero ambientate proprio sotto al tendone del Circo a Tre Piste Orfei e nella carovana di mamma Alba.

Le esperienze in ambito cinematografico, e poi nel contesto teatrale, televisivo, nel mondo della musica e dello spettacolo dal vivo in senso più ampio rendono Liana una figura unica. Non ricordiamo nel mondo del circo altri che abbiano saputo accumulare un ventaglio così ampio di esperienze e linguaggi artistici e questo ne fa un’artista completa e un orgoglio del nostro mondo.

Articolo apparso sul decimo numero della rivista Circo – Circo e Cinema, inverno 2022

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