A cinque giorni dalla Giornata professionale del Circo di mercoledì 26 novembre, di fronte al dibattito che ne è scaturito, in molti casi dai toni e dalla sostanza fantasiosi e squilibrati, alquanto oltre il limite della buona fede, mi incorre il dovere morale di circostanziare quanto segue.
1) Come forse pochi ricordano, il sistema varato dal ministero dei Beni e delle Attività culturali, di riforma dell’intero settore dello Spettacolo, doveva vedere la luce ed entrare in vigore all’inizio del 2014. L’azione coordinata dell’Agis e delle Associazioni ad esso aderenti, presso il Dicastero, ha consentito lo slittamento di un anno della nuova normativa.
2) L’Associazione ha ritenuto ancora una volta, probabilmente l’ultima, di adempiere ad un servizio pubblico di carattere generale, attesa l’epocale portata della materia e la collaborazione del Dicastero – che è intervenuto nella sede dell’Agis nella persona della dottoressa Donatella Ferrante, responsabile del settore presso il Mibact, e di ben tre suoi collaboratori – invitando l’intera Categoria. Personalmente ho provveduto telefonicamente a contattare tutti i direttori dei complessi associati e di quelli non associati, rendendo loro inequivocabilmente la piena avvertenza circa l’opportunità e l’importanza delle tematiche in discussione. Al riguardo, con lapidaria chiarezza, significo, quand’anche ce ne fosse bisogno, che oggi il mondo del circo da un punto di vista associativo è così articolato:
– soci (pochi) in regola con il versamento delle quote associative;
– soci (diversi) in ritardo anche per somme cospicue con detti versamenti, nei confronti dei quali, attesa la situazione generale del Paese e quella particolare della Categoria, va sicuramente il mio rispetto e la mia comprensione oltreché quello del Consiglio Direttivo;
– direttori che sulla scorta di non recenti, lontane o addirittura antiche circostanze anche di obiettiva vessazione, ritengono legittimamente dal loro punto di vista, di non considerare in ogni caso la possibilità di una adesione all’Organizzazione;
– altri che queste pretese prevaricazioni, alla resa dei conti, molto spesso di trascurabile importanza, preferiscono farsene un cavallo di battaglia trovando in ogni caso comodo beneficiare del lavoro e degli apporti finanziari di chi per l’Ente lavora e chi dà loro la possibilità, attraverso il versamento della quota associativa, di sopravvivere;
– da ultimo, parassiti e cialtroni, riscontrabili peraltro in ogni Categoria, abituati dalla nascita a beneficiare enciclopedicamente del lavoro e degli sforzi finanziari di altri.
3) La fantasia e il delirio più sfrenati non hanno potuto fare a meno, constatando l’assenza dei cosiddetti big, di elaborare su detta circostanza dei teoremi che rasentano l’assurdità.
Va evidenziato che, ahimè per loro, tanto Enis Togni quanto Walter Nones, hanno superato da qualche tempo la soglia anagrafica degli 80 anni, che sono inevitabilmente alle prese con gli acciacchi dell’età e che, soprattutto nella attuale micidiale contingenza economica del Paese e di conseguenza del Circo, si rimboccano quotidianamente le maniche per consentire alle loro prestigiose aziende di sopravvivere e di superare questo troppo lungo periodo di crisi. Altro che Striscia la notizia o Le iene, facili patrie di vanesi eroi del nulla di questi nostri tempi.
Quanto ad Elio Casartelli ha partecipato al mio fianco alla riunione preparatoria di quella del 26, tenutasi al circo Millennium a Milano, il giorno 13 novembre, impegnato mercoledì anch’egli in prima persona e in ruoli imprescindibili ma nel contempo umili, ad agevolare il trasferimento di sede del proprio complesso appena rientrato da una lunga tournée all’estero.
Parlare infine dell’assenza della famiglia Zoppis, ed in particolare di Corti, col quale ho scambiato una affettuosa telefonata il pomeriggio precedente la riunione, mi sembrerebbe onestamente sconfinare nel pessimo gusto e nell’impudicizia e nel cattivo gusto.
4) Sorge il sospetto, da alcuni echi che rimbalzano, che, ahimè, non siano pochi gli operatori del mondo circense (direttori, consulenti, amministrativi, artisti, intellettuali o pretesi tali), che non abbiano ben chiara la circostanza di vivere nel mondo e nell’Italia del 2015 e che ritengano, viceversa, di trovarsi su Saturno nell’anno 3000. Se aprissero un attimo gli occhi, non tanto sul mondo in generale ma sul più vicino e affine mondo dello Spettacolo, scoprirebbero che non più tardi di un mese fa il Teatro dell’Opera di Roma ha licenziato d’emblée l’intera orchestra e tutto il coro (parliamo di centinaia di unità lavorative), a monte forti di un contratto praticamente perpetuo, e che dieci giorni fa, nel pieno di una stagione teatrale, sono stati apposti i sigilli con tanto di sfratto, in un teatro privato importante come l’Eliseo di Roma in via Nazionale, il cui Presidente, schiacciato dai debiti, era addirittura il presidente dell’Agis regionale del Lazio.
5) Chi scrive è in sé depositario di determinati requisiti di forza intrinseca, non si propone come politico, non ha famiglia, ha vissuto vicende umane e professionali drammatiche, in una parola non ha nessun motivo per declinare la possibilità di correre “incontro ad una bella morte”.
Si rende nel contempo conto dei tempi che corrono e della qualità degli interlocutori. Da questo punto di vista riprendo un passaggio letto su Facebook qualche giorno fa in cui tra l’altro si rimproverava all’Organizzazione di avvalersi della strumentale collaborazione di qualche politico sulla via del tramonto o comunque di terza fascia. Questa gente mi dovrebbe spiegare quali sono gli astri nascenti della cosiddetta politica italiana, forse quelli che hanno agevolato negli ultimi anni la caduta verso il precipizio di tutto l’edificio nazionale?
6) A scanso di equivoci, il presidente tra i tanti, forse troppi, difetti che si ritrova, non ha sicuramente quello dell’essere permaloso. Iniziative a mio avviso inutili ma comunque che possano quanto meno fugare le ombre dei fantasmi che nella mente perversa di qualcuno aleggiano, attraverso incontri, riunioni e conciliabili con ministri e ministeri, dirigenti e funzionari, e chi più ne ha più ne metta, sono solo benedetti. Che siano fatti alla sua presenza o senza la sua presenza. Sono stato abituato a considerare importante il successo di una squadra e non il marcatore del gol e da questo punto di vista la mia contrapposizione con chi acquisisce con invidia e con intimo rancore i risultati, a volte modesti a volte più considerevoli, che altri portano a casa, è radicale. Certo non sono incline all’ottimismo del risultato.
7) Sono sempre pronto a mettermi alla testa di una trincea, di una barriera, di un corteo, vorrei potermi però girare e non ritrovarmi circondato da uno stuolo di pochi meravigliosi e volenterosi ragazzi armati di buona volontà, bensì da un popolo che si dimostrasse tale, oltre che tale proclamarsi quando fa comodo.
Nelle prossime settimane verificherò con i colleghi che operano nel mondo del teatro di prosa, della musica, della danza e dello spettacolo viaggiante, le effettive possibilità di migliorare i provvedimenti adottati, di lenirne gli aspetti più problematici. Considero che il gradito passaggio dell’onorevole La Russa, per il quale ringrazio dell’interessamento Gianluca Cavedo, e la splendida lettera del presidente della Siae, Gino Paoli, un motivo di speranza anche se flebile. Il resto, credetemi, è tutto terribilmente noia, nel migliore dei casi diffusa in buona fede, nella peggiore non voglio nemmeno etichettarla.
Le chiavi di casa sono sempre a disposizione della base, ovviamente della base che ne è comproprietaria avendo negli anni materialmente e con una continuità di attività decorosa degna di questo nome, consentito al movimento circense di continuare la sua pluricentenaria attività; gli altri, se ritengono, si organizzino, e nel momento che recheranno dei risultati sarò il primo a compiacermi, ad applaudirli, a rendere loro merito di quello che avranno acquisito.
Penso di essere stato chiaro ed esaustivo.
Antonio Buccioni