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Brevi note a caldo all’indomani della pubblicazione del decreto di assegnazione dei contributi a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) per le attività di circo e spettacolo viaggiante per l’anno 2018.

L’Organizzazione riafferma la propria solidarietà nei confronti delle Aziende non ammesse al sostegno da parte dello Stato, e l’assistenza per chi la richieda, con riferimento alle iniziative che, di concerto con operatori del Teatro, della Musica e della Danza, stanno assumendo in queste settimane.

L’Ente torna poi ad esprimere il giudizio radicalmente negativo di sempre nei confronti del sistema introdotto nel 2015, che da un lato ignora il dato sociologico della omogeneità etnica, la fisicità, la specificità e la idoneità del riferimento a criteri di valutazione pressoché puramente oggettivi del sistema Circo, e dall’altro opera prettamente per tabulas con esiti in molti casi, avuto riguardo alla effettiva realtà dell’attività circense, francamente grotteschi.

Come ampiamente pronosticato e per certi aspetti preannunciato, vengono spalancate le porte, oltretutto con inaudita disparità di requisiti, a produzioni che del circo, DEL CIRCO, non recano talvolta neppure le denominazione.

Curioso Paese il nostro, dove una istituzione quale l’Accademia d’Arte Circense, viene “punita” all’indomani dei trionfi monegaschi in New Generation che ne esaltano, accanto al valore dei giovani artisti, funzione e qualità.

L’ENC da parte sua viene mortificato all’indomani di una immane ed impari battaglia condotta da solo contro tutti e forse anche contro alcuni valutatori, a difesa del diritto al lavoro, della libertà di espressione artistica e di iniziativa economica, a difesa intransigente, in altre parole, del Circo classico con la presenza irrinunciabile degli animali.

Si ascolta pressoché quotidianamente che sta sorgendo una nuova Italia, migliore e più giusta: dal nostro angusto, modestissimo ma orgoglioso punto di osservazione, ne valuteremo serenamente, ma inesorabilmente, l’attendibilità.

Antonio Buccioni