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L’arte equestre va a teatro

Vola Manolo, galoppa e vola in sella al suo stallone lusitano. Nero lui, nero il cavallo.
Danza e galoppa. Senza redini, nudo il petto, larghe le braccia, aperte al vento. Cavallo e cavaliere non ci sono più, non li distingui più. Resta una cosa sola, l’uomo-cavallo, il cavallo-uomo. Il centauro. Il centauro va a mille e va lentissimo, si abbevera del mito, risorge nella leggenda. Corre e danza e respira. Vola verso
l’abisso, s’innalza al rallentatore sulle zampe davanti, inanella quadri, figure e arie alte montate, galoppa col suo cavaliere che scompare sotto la pancia del cavallo per due giri della grande pista lunga sessanta metri, poi riaffiora e si distende, si accascia, cavallo e cavaliere non più cavallo e cavaliere. Solo centauro.
Centauro per sempre. Nel lavoro di Manolo Yudishtira, questo trentottenne marsigliese dall’aspetto bello e fiero come un dio greco, che con il suo “Theatre du Centaure” ha raggiunto vette di straordinaria armonia tra l’uomo e l’animale, specialmente nel suo ultimo spettacolo, Flux, dove fonde tecnica e poesia dentro un alone quasi mistico, c’è la chiave per capire il senso del Teatro Equestre con cui Antonio Giarola, regista equestre e circense di lungo corso e di apprezzata esperienza internazionale, ha vestito l’ultima edizione di Horselyric, il gala di Fieracavalli andato in scena a Verona dal 4 al 6 novembre 2010, con un ottimo successo di pubblico e di critica.
Un evento magico che non è più soltanto un susseguirsi di numeri straordinari, ma che diventa un autentico spettacolo teatrale in cui l’arte equestre si mescola a quelle della musica, del canto e della danza, in un crescendo vorticoso di grande purezza e di fascino assoluto.
Come si vede nel lavoro in libertà con lo stallone Gotan di Clemence Faivre, formatasi alla scuola francese del celebre écuyer Mario Luraschi, l’unico cavaliere ad avere avuto l’arditezza di entrare in sella al suo purosangue nella bomboniera del Gran Teatro La Fenice di Venezia, alla festa-spettacolo della Cavalchina, e ad aver danzato sul palcoscenico col suo cavallo, una ballerina ed un’acrobata.
Nel numero della Faivre, che è l’altro gioiello di Horselyric, questa graziosa ventottenne parigina fa muovere da terra il suo cavallo spogliato di tutto, redini e sella, lo fa giocare, scartare, danzare, impennarsi, mostrando una simbiosi praticamente perfetta, mai vista prima, tra il cavallo e la sua amazzone. Questa è la fascinosa magia e la spettacolare novità del Teatro Equestre, che pone Horselyric a pieno titolo tra le grandi produzioni europee di spettacoli a cavallo. Che fa attori i cavalli e attori i cavalieri, che chiama in scena cantanti come il soprano Jung Me Lee e il tenore Gian Luca Zoccatelli, musicisti come il violinista Francesco Scomparin, étoiles della danza come la danzatrice Cristina Ledri, autori di testi come il giornalista Uberto Martinelli. E che si lega al mondo della musica classica, in collaborazione con la Fondazione Arena di Verona, ideando quadri ispirati alla Carmen, con Denis Marques, Gregory Ancelotti, Angelo Macripò, Margarita Perevozchikova per le coreografie di Marie-Claire Galea, a La vedova allegra con Laura “Magic Horse” Giuliani e le carrozze d’epoca del Gruppo Italiano Attacchi, a Il flauto magico con Gregory Ancelotti e Jung Me Lee.
Sorprende anche la dolcezza e la poesia dei 35 cavalli bianchi in libertà di Anna Vinuesa, una ragazzina di soli nove anni che arriva dalla Camargue insieme al padre Renaud, come l’abilità nel dressage della campionessa olandese Judith Pietersen, e di Giuseppe Schifano sulle note di Schindler’s List, come l’esuberanza del Branco Nero degli otto cavalieri sempre al galoppo di Manlio Fani.
Come non si possono non ammirare le straordinarie evoluzioni della Real Escuela Andaluza, una delle più prestigiose scuole di equitazione del mondo, che ha presentato tre quadri di elevato spessore tecnico, come Caballos de campo, Aires a caballo e Trabajo en la mano. Ospiti, insieme a loro, anche i cavalieri del reggimento dei Lancieri di Montebello. Preziosi il governo delle musiche di Mauro Padovani, e l’

assistenza artistica di Dario Milanese di Cavallo & Company. Impeccabile la direzione di pista di Andrea Giachi. Uno spettacolo imperdibile che è un peccato si esaurisca a Verona. Meriterebbe altre platee.

Roberto Bianchin

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