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L’Altro Fellini, lo stesso amore per il circo

Riccardo Fellini
Riccardo Fellini
Si chiama L’Altro Fellini il documentario di Stefano Bisulli e Roberto Naccari che è stato presentato in anteprima (fuori concorso) al Festival internazionale del film di Roma e che si potrà vedere anche il 17 novembre (ore 14.30) al Cinema Barberini di Roma.
In 68 minuti e attraverso immagini in bianco e nero e a colori, testimonianze e veri e propri tuffi nella memoria, i due registi fanno conoscere il fratello meno noto di Federico, pure lui con lo stesso pallino di quello famoso però, cioè l’irrefrenabile passione per la cinepresa e il set, attori, comparse e sceneggiatori. E lo stesso innamoramento per il circo.
Quello che pochi conoscono è il complicato rapporto che li ha uniti e divisi per tutta la vita. “Siamo inciampati casualmente nella sua storia”, spiegano Naccari e Bisulli a proposito dell’Altro Fellini, appunto, “e abbiamo subito il fascino di un personaggio costretto a sperimentare un confronto impossibile con un fratello troppo geniale. Siamo rimasti folgorati dalle pagine del libro dei sogni in cui compariva Riccardo. La constatazione di quanto a lungo l’ombra del fratello abbia ossessionato i sogni di Federico e la violenza delle sue reazioni ci ha sorpreso”.
Nel “cast” figurano tra gli altri la nipote di Federico e Riccardo, Francesca Fabbri Fellini, Tullio Kezich, Vittorio De Seta, ma anche uno storico rappresentante del circo italiano, Enis Togni. Fra le interviste, infatti, quella a Enis Togni è una delle più significative, insieme ai racconti di Nando Orfei e alle immagini che ritraggono Cristina Magli Togni.
Ma se al grande pubblico è nota la centralità del circo nella vita e nella filmografia di Federico, a pochi è conosciuta la frequentazione assidua e quasi la dipendenza di Riccardo dal circo. In questo uguali come due gocce d’acqua.
I due crescono insieme (li dividono solo due anni di età, Federico nasce nel 1920 e Riccardo nel 22, e moriranno con lo stesso distacco, rispettivamente nel 93 e nel 91 ma nella stessa stanza del Policlinico Umberto I di Roma) fra Gambettola e Rimini, frequentano Cinecittà, Riccardo anche il Centro Sperimentale.
Una fotografia (a destra) che ritrae i due fratelli da bambini
Una fotografia (a destra) che ritrae i due fratelli da bambini
Federico trasforma in oro tutto ciò che tocca, Riccardo no, tanto che il primo ad un certo punto – dopo i fallimentari risultati di Storie sulla sabbia – chiede al secondo di rinunciare ad usare il cognome Fellini quando si cimenta con il cinema.
Riccardo e il circo, si diceva. La non più giovanissima generazione di direttori che ha fatto la gloria del circo italiano a partire dal dopoguerra, ricorda bene l’altro Fellini. A lui si deve un importantissimo documentario, realizzato per la Rai, sugli animali che popolano i tendoni itineranti e mandato in onda per Odeon nel 1977. E il filone lo interessa particolarmente se è vero che muore con un sogno irrealizzato: portare sul grande schermo una sorta di pellicola modello arca di Noé dal titolo Stella cavalla da circo.
In quel documentario di quasi 40 anni fa compariva anche Flavio Togni, descritto come “l’ultima generazione di una dinastia di artisti che è nel circo dal secolo scorso. Con la forza dei suoi 17 anni, che già gli ha permesso di strappare un prestigioso Clown d’Argento al Festival del Circo di Monte Carlo, affida ogni mattina con fiducia la sua vita agli elefanti. Questo che vediamo è un esercizio che mette a dura prova sia l’uomo sia l’animale. Flavio pesa 80 kg ma il suo peso è una piuma rispetto alle 3 tonnellate dell’animale. Se il pachiderma appoggia il suo zampone sulla basculla senza dosare il colpo, il giovane può volare ben oltre la terza colonna…”
C’erano anche le immagini del padre con la longia accompagnate da questo commento: “Finché si sbaglia alle prove non succede nulla. Flavio è legato con quella corda che i circensi chiamano longia, e a tenergli la corda è il padre in persona, Enis Togni, ex acrobata, ex domatore, e ora uscito di gabbia per mettersi dietro una scrivania a risolvere i mille problemi che dà la direzione di un complesso come il Circo Americano, vera azienda viaggiante”.