Guy Lalibertè non è più il proprietario e capo indiscusso del Cirque du Soleil. Che fosse in vendita era noto da tempo e l’aveva anticipato Globe and Mail. Ha venduto la maggioranza del capitale alla società Usa di private equity TPG e al fondo cinese Fosun. Il fondatore mantiene una piccola quota di minoranza insieme alla Caisse de dépôt et placement du Québece.
Si parla di un affare da 1,23 miliardi di dollari, comunque meno di quello che Laliberté aveva messo in conto.
Da tempo si parlava di difficoltà finanziarie per il Cirque du Soleil, il cui leader è noto anche per la sua passione del gioco (è un grande amante del poker) e per le imprese eccentriche (per festeggiare i suoi 50 anni si è fatto allestire una navicella e si è regalato un viaggio di 39 giorni nello spazio).
“Siamo entusiasti dell’opportunità di portare la nostra piattaforma globale di risorse e know-how per spingere la crescita, il contenuto e le capacità del marchio unico di Cirque”, ha dichiarato David Trujillo, partner di TPG, che dovrebbe avere il 60% del pacchetto azionario.
“Dopo aver trascorso 30 anni a creare il marchio Cirque du Soleil abbiamo trovato in Tpg, Fosun e la Caisse buoni partner per portare la società nella sua fase di sviluppo successiva”, commenta Laliberté. Una fase però tutta da scrivere.
“Avevamo appreso con sorpresa che Guy Laliberté aveva acquistato qualche tempo addietro un biglietto per recarsi nello spazio, oggi apprendiamo che il Soleil passa di proprietà e finisce addirittura nelle mani di un fondo di investimento americano, in altre parole entra a Wall Street”, commenta il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni. “Non formulo giudizi di valore, constato doverosamente che parliamo di mondi diversi, anche da un punto di vista strutturale: il circo italiano appartiene a quella nobilissima e antichissima famiglia di arti espressive che artigiani in possesso dei migliori intendimenti artistici e di qualche contenuta vocazione imprenditoriale, concretano in questa nostra Italia da secoli, direi da millenni, con eccezionali risultati che fanno del nostro Paese il regno mondiale dei beni e delle attività culturali”.