Il periodico dell’Ente Nazionale Circhi compie 50 anni e si trasforma. Non solo nella grafica ma anche nella mission e nella periodicità. Due numeri monografici all’anno. Un viaggio nel mondo del circo in compagnia di firme prestigiose. Pubblichiamo l’articolo di Alessandro Serena che racconta passato, presente e futuro di un progetto ambizioso. E l’intera rivista (pdf) leggibile online.
Il Circo è con ogni probabilità in tutto il mondo il genere che sta conoscendo all’alba del terzo millennio, nelle sue varie sfaccettature, il maggior cambiamento e in questo processo sta attirando l’attenzione di spettatori, operatori culturali ed istituzioni.
In particolare attorno al Circo classico sono nate e si stanno sviluppando delle nuove forme che prendono il nome di Circo contemporaneo, Circo teatro, Circo sociale, Circo di strada all’aperto o sotto chapiteau, etc. Non si tratta di un fenomeno recente. Come gli storici sanno è un processo iniziato fra Stati Uniti e Francia perlomeno dalla fine degli anni Sessanta, allargatosi poi a macchia d’olio in tutto il mondo. Per restare dalle nostre parti, basti pensare che in un articolo per La Biennale di Venezia di quasi vent’anni fa chi scrive segnalava già le stesse cose richiamando l’attenzione su come la ricchezza di termini fosse di per sé un segnale preciso di un panorama alquanto vasto e variegato. Si tratta in ogni caso con assoluta certezza di forme che stanno avendo un esito considerevole sia dal punto di vista dell’incremento esponenziale dei numeri di spettatori che dell’attenzione di operatori culturali e istituzionali.
Il Circo classico sta invece conoscendo delle criticità. C’è una certa disattenzione degli enti pubblici e dei mass media. C’è un’attenzione morbosa che sfocia nel patologico per quanto riguarda i diritti degli animali (che sono ovviamente ritenuti sacrosanti prima di tutto dai circensi stessi). Inoltre c’è una diffusa crisi degli spettacoli dal vivo e persino del cinema, con i contenuti multimediali più importanti che sono distribuiti direttamente in TV o addirittura su altre piattaforme disponibili su tablet e smartphone.
Eppure anche in questo mutato panorama economico sociale, pure con la nascita delle forme più diverse e nonostante le difficoltà di cui sopra, il Circo classico in Italia e nel mondo continua ad essere un fenomeno di cultura popolare di portata sbalorditiva. Si tratta di un settore difficile da censire in maniera accurata ma che si può tranquillamente stimare capace di attirare centinaia di milioni di spettatori ogni anno in tutto il pianeta. Quasi in ogni angolo della terra quando arriva un tendone in città, che si tratti di una metropoli o di un paesino sperduto fra le montagne, viene riempito. Gli spettacoli sono di qualità assai difforme ma con la caratteristica comune, nella gran parte dei casi, di essere concepiti per un pubblico famigliare. E portano con sé, a volte anche in maniera inconsapevole, caratteristiche e valori che sono di certo un positivo fattore di aggregazione.
Inoltre il fenomeno coinvolge decine di migliaia di operatori fra artisti, direttori, tecnici che spesso dedicano la vita intera alla loro professione (quasi sempre fagocitante rispetto alla quotidianità), con un indotto economico globale dal valore incalcolabile.
Ma non si tratta solo di numeri, da sempre il Circo classico è fonte di ispirazione per una messe sterminata e varia di appassionati, dal bambino che in camera sua sogna di ammaestrare i propri peluche al grande pittore, regista, cantante che in età adulta riflette sul fascino senza tempo di questa incredibile forma di spettacolo. Ed è anche vero che tutte le nuove declinazioni di circo prendono spunto inequivocabilmente da quello classico, sia quando vi si ispirano chiaramente che quando se ne allontanano in contrapposizione, confermandone in qualche modo di fatto la caratteristica di fonte originaria.
I primi 50 anni di Circo
L’Ente Nazionale Circhi vuole ricordare e riaffermare il valore di questa forma classica. La rivista che tenete fra le mani e che festeggia i suoi primi 50 anni è l’organo ufficiale dell’associazione di categoria italiana. È nata grazie alla legge 337 del 1968 che afferma che “Lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore”.
Nel corso degli anni la rivista, che continua ad essere sostenuta dal MIBACT, ha cambiato diverse volte la propria pelle e la propria mission, scorrendo principalmente su due
binari: da una parte la necessità di comunicare all’esterno e dall’altra quella di farlo al proprio interno. Ovvero da un lato la priorità di far comprendere agli operatori culturali, politici, mediatici il peso della propria storia, l’importanza del proprio settore, il fascino di tutto un mondo. Dall’altro lato quello di essere una preziosa fonte di informazioni, talvolta anche meramente pratiche (scadenze, certificazioni, allacciamenti ENEL) per gli associati dell’Ente Nazionale Circhi.
A volte si è tentato di assolvere ad entrambe le funzioni. Nel fare questo si sono prodotti centinaia di articoli, intervistati miriadi di protagonisti, sia affermati che giovanissimi, anche di altri settori (da Paolo Villaggio allo sconosciuto adolescente giocoliere), si sono realizzate centinaia di recensioni di spettacoli in tournée in Italia o nei cinque continenti, si sono realizzate ricerche storiche di ogni tipo e prestata attenzione a tutte le forme d’arte interessate o influenzate nel corso del tempo dal Circo. Si sono raccontate le vicende dei più importanti circhi della storia e quelle di piccoli tendoni in giro per lo stivale. Direttori della rivista sono stati personaggi leggendari come lo storico Pino Correnti, il drammaturgo Enrico Bassano, la di lui figlia Serena, il grande Enis Togni, per poi passare il timone al presidente dell’associazione di categoria, prima Egidio Palmiri, ora Antonio Buccioni. Fra i collaboratori del mensile si sono alternate firme di prestigio del giornalismo italiano (Massimo Alberini, Ruggero Leonardi, Roberto Bianchin, ma è impossibile ricordarli tutti), importanti critici stranieri (Dominique Mauclair, Jordi Jane e molti altri) o semplici appassionati del genere, accomunati dall’entusiasmo per la materia.
Ora inizia una nuova fase. Come naturale nell’epoca del web e dei social network prenderanno sempre più spazio la versione digitale www.circo.it e il profilo facebook dove saranno trattati tutti i temi di natura associativa, con la tempestività necessaria, ma dove ci saranno anche costanti richiami ai contenuti dell’edizione cartacea. Quest’ultima avrà caratteristica di monografia consacrandosi ad approfondimenti su temi individuati di volta in volta. Per fare ciò tornano a collaborare firme importanti del panorama della critica e del settore, che hanno dato la loro disponibilità per affermare in maniera chiara e propositiva la valenza dello stesso e al contempo indicare vie da seguire ai diretti interessati.
Per rendere possibile questo cambiamento muterà anche la periodicità, con la pubblicazione di due numeri speciali l’anno. Anche la veste grafica, come chi legge può già constatare, cambia, per una maggiore agilità di lettura volta a risultare accattivante anche per chi in partenza della materia non conosce molto.
Questo primo numero della nuova serie è quindi dedicato proprio al Circo classico, che per altro celebra un altro importante anniversario, il 250° dalla fondazione di Philip
Astley. In particolare, la pubblicazione si sofferma attorno all’ultimo mezzo secolo e a quanto accaduto nel nostro Paese, anche se con inevitabili e numerosi riferimenti al contesto internazionale.
La rivista raccoglie quindi interventi sullo sviluppo dell’impresa circo, sull’evoluzione dell’estetica delle esibizioni con animali, dell’importanza del modello classico nella nascita di nuovi format nazionali ed internazionali, sull’importanza di rilanciare il rapporto con la stampa e la critica, sulla grande influenza che il Circo classico continua ad avere su tutte le altre forme d’arte e sui prodotti culturali di vario tipo, sull’importanza del marketing tradizionale dei manifesti.
Più precisamente Raffaele De Ritis (regista e storico fra i più competenti, autore di una Storia del Circo per Bulzoni) affronta il tema dello sviluppo del settore in Italia dagli anni ’60 ai nostri giorni: un’avventura mozzafiato ricca di imprese strepitose, affermazione di marchi illustri, personaggi leggendari, il tutto contestualizzato nella cangiante situazione economico sociale e soprattutto con l’individuazione di presupposti certi per una rifondazione pronta per essere attuata in un futuro assai prossimo.
Francesco Mocellin (presidente del Club Amici del Circo) racconta di come l’approccio alle esibizioni degli animali nel circo sia cambiato, da parte degli ammaestratori di pari passo con la sensibilità degli spettatori e proietta di fatto la disciplina dell’ammaestramento nel futuro.
Roberto Bianchin (fra i più importanti cronisti di circo degli ultimi decenni, per Repubblica e molte altre prestigiose testate) racconta da un lato la sua esperienza personale come appassionato reporter delle arti circensi e dall’altra individua delle criticità nell’attuale rapporto con i media che possono essere superate di slancio seguendo alcuni suggerimenti.
Maria Vittoria Vittori (Il Mattino, L’Indice dei libri, etc.) racconta da par suo come il modello del Circo classico abbia fatto scaturire un immaginario che è stato nel corso delle epoche un punto di riferimento quasi imprescindibile per geni di svariate discipline artistiche.
Massimo Locuratolo (storico e critico autore di un Invito al Cabaret per Mursia) inizia il proprio intervento rispondendo alla domanda assai ricorrente: “Il Circo classico è finito?”. La risposta è ovviamente negativa, ma viene argomentata in maniera lucida e con il riferimento allo sviluppo internazionale dell’estetica delle produzioni da pista.
Antonio Giarola (regista e storico, fondatore del Cedac) affronta il tema dell’importanza delle campagne pubblicitarie “vecchio stile” con una breve storia dei manifesti del circo. Approfondita dal sottoscritto per quanto riguarda l’impatto che essi hanno nella vita cittadina.
Il prossimo mezzo secolo
Non si tratta di un manualetto in stile: “Il Circo classico, istruzioni per l’uso”. La complessità è molto più alta di quella di un videoregistratore o un pc. Ma il desiderio e la urgenza sono quelli di ricordare a tutti il grande prestigio del settore.
Il Circo classico italiano (come si racconta nei vari pezzi della rivista) ha un valore storico e un potenziale presente e futuro impressionanti. Con nomi antichi o recenti che hanno scritto la storia, non già del settore, ma persino dell’intero Paese (pensiamo a Darix Togni, Moira Orfei ed altri).
Imprenditori che sono stati punti di riferimento di tutto il mondo. Artisti che primeggiano oggi nelle loro discipline e che sono richiesti dai più importanti marchi internazionali. Giovani leve fra impresa, spettacolo e ammaestramento che stanno mettendo a punto strategie e metodi innovativi e rivoluzionari.
Certo, deve rinsaldarsi fra gli operatori del settore la consapevolezza che “a grande potere corrisponde grande responsabilità” e che è necessario mantenere costante una
grande concentrazione sul proprio mestiere o sulla propria arte, magari allacciando o stringendo più strettamente rapporti con ogni forma nuova o futura in un reciproco scambio che si auspica mutualmente benefico. Ma allo stesso tempo deve esserci piena coscienza della propria storia, del proprio grande potenziale e del diritto/dovere di andarne fieri nel mondo.
Alessandro Serena