di Giancarlo Perego *
La parrocchia è “la chiesa tra le case”: tra le case fisse e le case mobili; tra le case abitate stabilmente e le case abitate occasionalmente.
Anche le piazze, le strade fanno parte della parrocchia. Nessun luogo ne è escluso, nessuna persona è esclusa. E se c’è una preferenza – come ricordava il parroco don Primo Mazzolari – questa è per i poveri, i lontani. In occasione dell’udienza straordinaria con la gente dello spettacolo viaggiante e popolare, Benedetto XVI desidera invitare i circensi, i fieranti, i lunaparchisti, i musici e gli artisti di strada a sentirsi parte della parrocchia, delle tante parrocchie in cui per alcuni giorni risiedono per il proprio spettacolo, con il proprio tendone, la giostra e l’attrazione, la campina. Le parrocchie devono costituire una sorta di “rete” che dice come la Chiesa è in ogni luogo, dappertutto. In ogni parrocchia ognuno può trovare il luogo per l’ascolto, per iniziare la preparazione e la partecipazione ai sacramenti, per esprimere una richiesta d’aiuto in ordine al lavoro, alla scuola dei figli, alla salute. In ogni parrocchia la gente dello spettacolo viaggiante può trovare il parroco, un gruppo di laici, giovani e adulti, famiglie, anche delle religiose con cui condividere almeno l’aiuto di un consiglio, le paure, sofferenze e gioie, costruire insieme un tratto del cammino di fede. In parrocchia non si disturba mai. Anzi. Spesse volte c’è il rischio di rincorrere novità, persone e situazioni anche sul piano religioso che possono magari entusiasmare al momento, ma poi lasciano nella confusione e nell’abbandono. La parrocchia sarebbe più povera senza la gente dello spettacolo viaggiante: senza la loro esperienza di lavoro e di vita familiare itinerante, senza il loro senso della festa, le loro tradizioni, senza anche il loro aiuto. Tutti possono sentirsi infatti protagonisti in questa Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Tutti devono sentire il dovere, con i limiti e le fatiche di ciascuno, di testimoniare la fede e così contribuire non solo al cammino della Chiesa, ma anche al cammino degli uomini. La Migrantes nazionale, regionale e diocesana desidera imparare, da questo incontro con Benedetto XVI, ad aiutare la gente dello spettacolo viaggiante a sentirsi parte di questa Chiesa e le parrocchie a sentire lo spettacolo viaggiante un dono per la Chiesa. Vorrei concludere con le parole, ancora molto vive, che Giovanni Paolo II aveva rivolto alle famiglie del circo e delle giostre nel 1981, trent’anni fa, e che i Vescovi italiani avevano ripreso in un documento dedicato al mondo dello spettacolo viaggiante nel 1983: «A voi tutti fratelli e sorelle carissimi, che formate una grande famiglia viaggiante, e mediante il vostro continuo lavoro offrite agli uomini, specialmente ai bambini, uno svago sereno e sano, voglio dire il mio sincero plauso e il mio paterno incoraggiamento. So che la vostra vita è dura, faticosa e pericolosa… Sappiate che nell’opera che svolgete, la Chiesa vi è vicina, la Chiesa vi ama, il Papa vi ama. Nel vostro lungo cammino per le strade di tante regioni e di tante nazioni, continuate a portare, ai piccoli e ai grandi, il vostro tipico messaggio di solidarietà, di bontà, di letizia, di onestà, ricordando a tutti… che dobbiamo sempre servire il Signore nella gioia (cf. Salmo 100,2)».
*Direttore generale Migrantes
Pubblicato su Avvenire, 1 dicembre 2012, seconda pagina