Il sito della Lav riporta la notizia della condanna di tale Circo Mirkovic.
Anzitutto stiamo parlando di una sentenza di primo grado e non defintiva, e quindi di un provvedimento appellabile. La presunzione di innocenza, prevista nella Costituzione repubblicana, è tale sino alla sentenza di condanna confermata al terzo grado di giudizio.
Ciò premesso, tuttavia, sorprende la circostanza che in sede di commento l’organizzazione animalista abbia “gettato” pelasemente la maschera in ordine alla sua strategia d’azione. Recita infatti il commento al provvedimento: “Una condanna doppiamente importante…perché conferma l’importanza e la necessità della confisca degli animali, il loro trasferimento presso strutture attrezzate e dunque la necessità di concrete azioni di sostegno in favore dei centri di recupero: strutture specializzate e in grado di accogliere animali provenienti da sequestri e che generalmente non possono essere reimmessi in natura.”
Dunque la soluzione prospettata dalla Lav è la seguente: privazione della proprietà privata attraverso la confisca; trasferimento presso fantomatiche strutture attrezzate, in Italia inesistenti, a meno che non si faccia riferimento a Centri quali il Semproniano, oggetto di un’indagine della procura della Repubblica di Grosseto “che ha effettuato indagini approfondite su almeno un migliaio di animali in due anni: gli esemplari che finivano al Centro a seguito di sequestri delle forze dell’ordine, avrebbero preso altre strade oppure, nel caso di specie esotiche (si parla di tigri, scimmie e pappagalli), fatti riprodurre”. E’ così secondo la Lav che si garantisce agli animali “un futuro senza maltrattamenti”? Il tutto invocando l’attribuzione di ingenti soldi pubblici, magari provenienti – sia pure in minima e deprimente parte, vista la dotazione in essere – dai contributi Fus relativi al circo. Un bel disegno, che per quanto ci riguarda resterà tale: piuttosto che consegnarli a loro, in una Italia che sembra inesorabilmente avviata alla dittatura del pensiero unico e delle squallide lobby radical-chic, il circo italiano prenderà piuttosto, dignitosamente, la strada dell’esilio, nella certezza che anche dopo la notte più scura e tenebrosa sorgerà l’alba di una nazione più giusta dove il sole, checché ne dica la Lav, vince sempre. Sappiano il paese legale e l’animalismo, che semmai dovessimo arrivarci, paesi in possesso del rispetto per tutto ciò che il circo costituisce, sono pronti entusiasticamente a concederci asilo morale, culturale e commerciale.