“Se in ore difficili e delicate come queste, non ho nemmeno pensato a rinviare questo tradizionale incontro o ad annullare la mia partecipazione, è non solo perché mai avrei voluto fare un torto all’infaticabile e meritorio impegno di Gian Luigi Rondi, e nemmeno perché mi lega al vostro mondo una mia antica personale predilezione e passione. Il motivo per cui sono qui nonostante tutto è per la convinzione del ruolo essenziale che l’Italia delle arti, dello spettacolo, del teatro e più in generale della cultura è chiamata a dare sempre, e ancora di più nella fase che il paese sta attraversando”.
Lo ha detto il presidente della Repubblica celebrando questa mattina al Quirinale la Giornata dello Spettacolo, che ha visto la partecipazione dei promotori e dei vincitori dei Premi “Vittorio De Sica” e “Le Maschere del Teatro Italiano”. Al presidente Napolitano è stato consegnato il “Pulcinella d’argento” e sono intervenuti il presidente del Premio “Vittorio De Sica”, Gian Luigi Rondi, il direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia, Luca De Fusco, e il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan. A nome degli artisti del Premio “Vittorio De Sica” e del teatro italiano, hanno anche preso la parola rispettivamente il maestro Arnaldo Pomodoro e l’attore Massimo Popolizio.
Presenti anche il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri e presidente della giuria del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano, Gianni Letta, il presidente dell’AGIS, Paolo Protti, il segretario generale del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano”, Maurizio Giammusso, la presidente della Fondazione Campania dei Festival, Caterina Miraglia, i figli di Vittorio De Sica, Christian ed Emilia, esponenti politici, autorità civili e rappresentanti del cinema del teatro e della cultura. La cerimonia si è conclusa con l’indirizzo di saluto del Presidente Napolitano e la consegna dei Premi “Vittorio De Sica” e di una medaglia ai vincitori del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano”.
“Ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola, e con particolare calore e rispetto i premiati, per il contributo che hanno dato e continuano a dare tenendo alto il prestigio dell’Italia in campi nei quali è fondamentale ed è compito arduo restare all’altezza delle nostre migliori tradizioni”, ha detto Napolitano, “e ringrazio il ministro Galan per aver prospettato francamente problematiche non semplici da affrontare e impegni da portare effettivamente avanti. Comprenderete tuttavia come nel merito di ciò io questa mattina mi astenga dall’entrare, volendo limitarmi a brevi considerazioni che vi toccano come cittadini, come italiane e italiani che operate in campi così significativi per l’immagine e per l’avvenire della nazione”. E il seguito del suo discorso è stato infatti interamente dedicato ai difficili momenti che l’Italia sta vivendo, e che hanno avuto un passaggio cruciale nell’annuncio delle dimissioni prospettate nella serata di ieri dal presidente del Consiglio Berlusconi proprio davanti al capo dello Stato, che saranno rassegnate non appena approvata la legge di stabilità.
“E’ insorta, in Europa e non solo in Europa – l’ho detto pubblicamente qualche giorno fa – una grave crisi di fiducia nei confronti del nostro paese. Nessuno può mettere in questione, caro De Fusco, che l’Europa abbia in sé l’Italia come parte integrante e incancellabile della sua civiltà, e non solo della sua storia ma del suo futuro. Dobbiamo tuttavia ben capire – ciascuno di noi – che l’Unione europea, come espressione di un già lungo processo di integrazione, segnato da straordinari progressi comuni, sta vivendo il suo momento più critico in un mondo ormai radicalmente cambiato e investito, nel nostro continente come negli Stati Uniti d’America, da squilibri e sussulti profondi sul piano finanziario ed economico”, ha proseguito Napolitano. “E a noi, Italia, tocca dare un apporto maggiore che non negli ultimi tempi al necessario rinnovamento e balzo in avanti nel sistema di integrazione europea, e insieme, però, riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi, da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito, con prevedibili ricadute sull’attività economica e sull’occupazione. Ciò richiede un impegno immediato e di lunga lena, da parte nostra, nella gestione della finanza pubblica e più in generale nella visione e nella guida dello sviluppo economico e sociale del paese. Scelte severe nell’uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorità, superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell’affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, debolezze di fondo del sistema paese : ecco gli imperativi che riguardano noi tutti, e che esigono nuova consapevolezza diffusa e nuovi comportamenti, individuali e collettivi, rigore e qualità – come ha ben suggerito Popolizio -, spirito di sacrificio e slancio innovativo. E d’altronde, senza duro sacrificio e forte slancio la “nuttata”, quella del 1944-45, non l’avremmo superata.
Nuovi comportamenti si richiedono anche nelle istituzioni e da parte delle forze politiche. Per trarci fuori dalla condizione critica e allarmante in cui ci troviamo, occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e obbiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale. E’ il messaggio che abbiamo – non certo io solo, ma in molti – lanciato con le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia; ed è lo sforzo che mi guiderà anche nell’arbitrare la crisi di governo che sta per aprirsi.
Operando, ciascuno di voi nel campo che gli è proprio, col talento e la creatività di cui siete capaci, e facendo la vostra parte di cittadini consapevoli in ogni occasione e luogo di vita pubblica, aiuterete l’Italia a riguadagnare la fiducia che merita e la solidarietà che le occorre. E di ciò vi ringrazio di cuore già oggi”.
Questo un passaggio dell’intervento del ministro Galan: “Signor Presidente, io non so per quanto tempo avrò ancora l’onore di ricoprire il ruolo di ministro, poco mi par di capire dagli ultimi avvenimenti, ma in questo tempo l’impegno che ho assunto di contribuire alla crescita e al benessere della cultura italiana è stato interamente mantenuto. Ora abbiamo un fondo per lo spettacolo stabile, e non solo: abbiamo messo le basi anche per il futuro. Lo spettacolo e l’arte meritano ancora più attenzione nei momenti di difficoltà, lo dobbiamo ai nostri giovani”.