di Alessandro Serena
ALMATY – Il terzo World Circus Day dimostra la sua efficacia ed arriva alla fine del mondo, nel remoto Kazakistan, dove ad Almaty è stato organizzato il primo Forum Internazionale del Circo, della durata di un’intera settimana. Per la prima volta in questo grande paese transcontinentale adiacente a Russia e Cina e che segna il confine fra Europa ed Asia, il ministero delle Scienze e dell’Educazione ha supportato un progetto presentato dalla Scuola delle arti circensi e del varietà e dall’Accademia delle belle arti, permettendo di invitare un gruppo di professionisti di varia estrazione ma tutti rappresentativi di realtà importanti a portare le loro esperienze per far crescere (ma anche scoprire) l’arte eurasiana della pista.
Erano presenti Elena Ros, responsabile della programmazione del Circo Price di Madrid, il giornalista tedesco Alexander Thomas (portavoce del celebre clown russo Oleg Popov), l’agente di statura internazionale con base ad Orlando (Usa) Peter Dubinsky, poi Genis Matabosch direttore del Festival del circo di Figueras (Spagna), Gyorgy Eotvos, responsabile del Circo di Stato di Budapest, Karima Zaripova direttrice della Scuola del circo e del varietà di Taschend (Uzbekistan), Sergey Rastorguyev direttore del Circo di Stato della Repubblica di Sakha e il regista russo Vilen Golovko, leggenda del circo sovietico, i cui numeri hanno conquistato premi nei maggiori festival internazionali. Per l’Italia presente anche Antonio Giarola del Cedac di Verona.
L’eterogeneo gruppo ha partecipato a diversi momenti significativi: una conferenza tenuta nella sede dell’Accademia delle belle arti, la visita al moderno circo stabile e quella alla annessa scuola di circo. Questa struttura ad incontri successivi si è rivelata vincente. Il primo giorno la conferenza permessa dal direttore dell’Accademia delle belle arti, Arystanbeck Mukhamediuly, ha messo in evidenza i diversi punti di vista degli operatori, ognuno dei quali ha presentato la realtà da cui proviene raccontandone le peculiarità in un interessante ventaglio transculturale che faceva balenare nella mente degli uditori una serie di realtà assai vaste, dalle tradizioni sciamaniche locali alle grandi produzioni circensi di Disney, dalla cultura famigliare del circo italiano alle particolarità delle nazioni vicine al Kazakistan.
Interessante la visita al circo di stato, una bella costruzione degli anni Settanta con un’architettura assai peculiare. Lo stabile normalmente non lavora in questo periodo dell’anno ma un programma è stato allestito appositamente per la Giornata Mondiale del Circo con professionisti kazaki e russi e con studenti locali. Pubblico numeroso e contento, con uno spettacolo solido con alcune punte di eccellenza e messo in scena dal regista Daulet Dosbatyrov secondo i canoni della tradizione locale con spazio a canzoni cantate sul trapezio e a coreografie tipiche del folklore indigeno con un corpo di ballo numeroso e abbigliato con costumi etnici. Un programma completo con acrobati, animali e clown. Buoni numeri di filo alto, trapezio volante, pertica, ruota tedesca, cani e gatti. Due ottimi numeri di cinghie aeree (fra le specialità della zona) uno dei quali presentato da una bimba di appena sei anni in una azzeccata coreografia che la vedeva uscire da un fiore. La parte comica assegnata a Murat Muturganov e la sorella Karima, con l’ausilio del padre Karim. Murat, è stato piuttosto conosciuto anche da noi negli anni ’90, come il più piccolo clown del mondo (grazie a tournée con Walter Nones ed Embell Riva), ora ha un repertorio rinnovato e dimostra una sicurezza notevole nel rapporto con il pubblico. Chiusura classica per il circo sovietico con un numero di cosacchi, che sembra prendano il nome proprio da questo paese, anche chiamato Cosacchistan.
Ma il momento forse più interessante perché sviluppato con grande dialettica è stato l’incontro con istruttori e personale della scuola del circo e del varietà che vanta 40 iscritti e 7 docenti ed è diretta da Nussipzhanova Bibigul. In questo caso non si è trattato di discorsi a senso unico ma di un vero e proprio confronto fra diverse realtà. Dubinsky ha ricordato a tutti l’importanza della messa in scena oltre che della tecnica. Giarola ha sottolineato l’importanza di un costante supporto critico e storico per poter confrontarsi con il passato e non riproporre in maniera sterile repertori inflazionati. Toccante l’intervento del regista russo Vilen Golvko che ha guardato negli occhi i giovani studenti e ha parlato loro con il cuore in mano: “Il mestiere del circo è difficile. Siete in un paese lontano, ma dovete aprirvi al mondo, guardare video, internet, capire cosa c’è in giro, avere una prospettiva. E poi inventare nuovi esercizi forti, ma allo stesso tempo eseguire bene anche i più semplici. Lavorate duro, siete preziosi per il futuro della nostra professione”.
A margine dei lavori il direttore del circo stabile, Kadirjan Boulibekov, già leader di un gruppo di acrobati a cavallo di livello internazionale (due stagioni da Ringling), in carica dal 2002, ha illustrato le condizioni attuali della categoria. L’edificio, costruito nel 1972, dai tempi del crollo dell’URSS e dell’indipendenza dalla Russia, nei primi anni Novanta, non è più sotto il controllo del ministero della Cultura ma della municipalità che pure non pare eccedere nel supporto in ogni caso subordinato a progettazione pluriennale sia artistica che economica. Lo stesso succede per gli altri tre circhi stabili della nazione a Astana, Qaraǧandy e Cinmen. Ad Almaty il circo stabile presenta sette o otto programmi diversi all’anno. Molti se paragonati ai tre, massimo quattro, di altri palazzi del genere a Mosca, San Pietroburgo, Budapest. Del resto con il suo milione di abitanti deve necessariamente ruotare gli spettacoli con maggiore frequenza. I biglietti costano da 1000 a 4000 tenge (da cinque a 20 euro circa) ma nonostante i prezzi piuttosto alti circa il 13% della popolazione visita ogni anno il circo.
Ma a preoccupare il direttore sono soprattutto i recenti cambiamenti della struttura previdenziale del Kazakistan. Mentre una volta acrobati e ammaestratori di animali pericolosi potevano andare in pensione dopo un minimo di vent’anni di lavoro (un po’ come da noi per i lavori usuranti), ora è prevista comunque la soglia minima dei 60 anni.
Insomma, anche qui un supporto ministeriale esiguo e delle problematiche contributive notevoli. Ecco che le migliaia di chilometri di distanza sembrano svanire, tutto sembra più vicino, pare di avere a che fare con un governo italiano alle prese con l’ennesima modifica della legislazione sociale, purtroppo anche qui a discapito dei lavoratori. C’è da sperare che la Giornata Mondiale del Circo serva anche a prendere sempre maggiore consapevolezza di ciò e a cambiare la situazione con un diverso sostegno pubblico.