di Stefania Ciocca
Una mostra dedicata al circo è sempre un’iniziativa positiva sotto più punti di vista.
Il più importante è la visibilità: un’esposizione in un luogo istituzionale porta il mondo del circo davanti agli occhi di tutti diventando così occasione di divulgazione e aprendo le porte di un cerchio tanto magico quanto troppo spesso condannato e bistrattato. Senza contare la pubblicità indiretta che in questo momento è molto gradita dalla gente di viaggio.
In passato ci sono stati illustri precedenti, uno su tutti quello voluto da Alessandro Cervellati che nel 1968 organizzò una mostra dedicata al circo all’interno del milanese Museo del Teatro alla Scala.
Oggi il testimone passa a Bergantino, piccolo paese del Veneto, dove da tempo esiste un museo dedicato alle giostre, arte in cui gli italiani sono ancora adesso grandi maestri artigiani conosciuti e invidiati in tutto il mondo.
Sono state raccolte fotografie, si sono recuperati materiali di spettacolo come gli strumenti dei clown musicali o gli attrezzi di giocoleria, rovistando in bauli si sono recuperati abiti di scena come quelli da clown o da Monsieur Loyal, e sfogliando album di famiglia è stato possibile avere materiale sufficiente per allestire un’intera esposizione. In questa impresa Walter si è fatto aiutare dal figlio Davide, dalla famiglia del fratelli Giancarlo e dal di questi figlio Gianluca.
Il vantaggio che questa mostra ha è senza dubbio il fatto di essere ideata, gestita e costruita da veri circensi che mettono in mostra il loro passato raccontandolo al presente e facendo in modo che le generazioni future possano sviluppare amore e passione, o anche solo semplice conoscenza, per questo mondo che oggi si vede fugacemente in televisione e non sempre sotto riflettori positivi.
La mostra è costruita, ovviamente, rispettando la struttura circolare del circo: alle pareti numerose fotografie immortalano e mostrano al pubblico la vita dentro, al centro e fuori dallo chapiteau ma ciò che rende ancora più affascinante la mostra è la possibilità di visionare film e video e di vedere dal vivo gli attrezzi che vengono solitamente usati in pista. Sono normale routine per persone come i Cavedo, ma l’idea vincente è stata quella di considerare che la gente comune, i fermi, non hanno mai visto da vicino nemmeno la segatura della pista. Proprio per questo motivo accanto alle foto, illustrazioni e materiali esposti si sono accompagnati dei cicli di incontri dedicati soprattutto alle scuole per fa sì che i bambini possano conoscere cos’è la vita nel/del circo. L’inaugurazione è stata allo stesso tempo un momento di festa e istituzionale, col taglio del nastro per l’apertura ufficiale, un clown presente tra la folla e una conferenza stampa ha avuto luogo tra i colori e le atmosfere magiche di quegli oggetti. La cittadinanza ha ammirato il materiale raccolto potendo anche confrontarsi con la famiglia Cavedo, naturalmente presente.
E’ altresì vincente l’idea di non dimenticare quanto il circo sia stato nutrimento per tante forme artistiche, dalla pittura al cinema, dalla moda all’illustrazione. Senza dubbio un luogo che raccoglie le atmosfere di questo mondo trasmettendole alla gente comune, e soprattutto ai bambini, è un reale vantaggio in quello che Gianluca definisce “un momento difficile per il circo, ma l’importante è non perdere le speranze e proprio il museo di Bergantino potrebbe avere la funzione di risvegliare interesse nei confronti del circo, disciplina così antica che ha fatto la gioia di generazioni”.