Alla troupe cinese Dalian all’altalena russa viene affidato il compito di aprire le danze. Eclettici e spericolati, raggiungono grandi altezze con salti mortali serviti in tutte le salse. Al termine, ecco apparire la regina del Krone, Jana Mandana, in compagnia di ben sei elefanti, coadiuvata da James Puydebois. Spazio al ritmo, con gli statunitensi Anastasini Brothers ai giochi icariani. I ragazzi, di chiare origini italiane, dimostrano una buona tecnica e altrettanto talento, ma la performance non è priva di imprecisioni e di una certa rigidità esecutiva. E un po’ eccessiva appare la continua ricerca all’applauso: caratteristica, va detto, che ha contraddistinto l’intero show.
Si rivedono Les Rossyann con la graziosa entrata musicale, sicuramente il loro pezzo forte. Mettono in mostra ragguardevoli virtuosismi dai risvolti esilaranti che il pubblico dimostra di gradire molto. Si tratta sicuramente di ottimi professionisti, ma magari con un repertorio non consono a supportare uno show di così lunga durata.
Si prosegue con gli angeli volanti della Troupe Brasiliana Flying Zuniga. Fantasia e varietà di soluzioni, con un bel doppio in avvitamento e un’estetica meno schematica di quella solitamente presente nei numeri di trapezio, rendono l’esito encomiabile. Dopo gli abituali quindici minuti d’intervallo, si ritorna con la gabbia di Martin Lacey.
Il finale col botto è affidato al colombiano Crazy Wilson alla ruota della morte. A pieno titolo un folle del brivido, si perde il conto dei salti mortali che mette a segno in tutti i modi possibili e immaginabili.
La passerella degli artisti, in semi fotocopia a quella vista all’inizio, va a chiudere uno spettacolo ricco di quantità e qualità ma con una regia e dei tempi apparsi decisamente carenti e non all’altezza di un circo di tale blasone.
Michele Casale