Ingrid, nipote di Leonida e Wally e sorella di Braian, racconta della sua poliedrica vita: dagli anni del divertimento in Accademia alla vittoria di Monte Carlo, dai mille impegni del Circo Medrano a quelli di mamma. Con un occhio ai sogni nel cassetto.
di Stefania Ciocca
Una famiglia importante la tua, che si lega a due grandi figure come Leonida Casartelli e Wally Togni.
Già, anche se io non ho potuto conoscere direttamente mio nonno Leonida perché è morto quando mia mamma era incinta di me. Tuttavia, nonostante siano passati 36 anni, il suo ricordo è ancora vivo nella nostra famiglia, non passa giorno senza che lui venga ricordato, magari attraverso un piccolo gesto, una memoria, un’azione. La nonna Wally invece è venuta a mancare poco tempo fa, a febbraio. Per me è ancora molto difficile parlarne perché è stata una nonna molto presente, una grande donna, una persona con noi molto affettuosa, dal carattere forte e dolce allo stesso tempo e totalmente dedita alla famiglia. Ha lasciato un grande vuoto impossibile da colmare.
Qual è un insegnamento importante che ti ha trasmesso?
Il fatto di esserci sempre stata vicina, in tutto e per tutto, mi ha trasmesso un grande amore nei confronti della famiglia. E’ stata una cosa che è cresciuta negli anni: da bimba ricordo che spesso raccontava aneddoti e storie di famiglia, quella dei Togni, in cui è cresciuta, e quella nostra. Così facendo ha sempre trasmesso il valore della condivisione, del fare le cose insieme, della famiglia come nucleo centrale e accentratore. Tutt’oggi le nostre scelte vengono sempre fatte in virtù della collettività: decidere dove vivere, quali contratti accettare e che tournée effettuare. Sono tutte decisioni che si prendono solo dopo aver considerato la famiglia, e non intendo solo lo stretto nucleo vero e proprio, ma anche quello composto dal circo, con tutte le sue personalità e i suoi artisti. Il circo è un mondo meraviglioso e io mi sento di appartenervi con tutta me stessa. Tanto è vero che nel nostro circo è difficile che qualcuno decida di andarsene, siamo un’unica grande famiglia.
Raccontaci i tuoi inizi.
Sono nata 36 anni fa a Bussolengo, dove tutt’ora ho la mia base e dove vive mia mamma. Mio papà è un Casartelli, si chiama Elio, e mia mamma si chiama Rosa Maria Duran Sanchèz. Lei non era circense, ma era un ballerina che a 16 anni si è messa a lavorare con il circo e poi ha conosciuto mio padre. Da loro due sono nata io e i miei fratelli Braian e Leslie. Come tutti ho iniziato subito a giocare e a provare gli esercizi della pista. Risalgono ad allora alcuni degli insegnamenti più importanti che mi porto ancora nel cuore, impartitimi da mio zio Luciano Bello. Mi sono poi perfezionata quando ci è stata data l’opportunità di andare all’Accademia del Circo, di cui tra l’altro sono stata una delle prime allieve poiché era stata aperta da poco.
Come hai deciso di frequentare l’Accademia?
All’epoca se volevi fare scuola di circo ti appoggiavi al circo di famiglia dove avevi tutti gli insegnamenti del caso. Si parlava infatti di scuola interna al circo alla quale si affiancava la frequenza delle scuole dell’obbligo come abbiamo sempre fatto, cioè spostandoci di città in città. Poi il signor Palmiri ha posto all’Ente Nazionale Circhi la questione di un luogo unico di apprendimento delle arti circensi che non fosse disgiunto dall’istruzione di base. Si è pensato ad un’Accademia dedicata ai figli dei circensi, un luogo dove vivere, studiare e imparare a perfezionarsi. La cosa è stata proposta anche alle famiglie del circo che si sono trovate d’accordo e così io a nove anni sono ufficialmente entrata in Accademia. Il primo anno, che ha coinciso con il mio ultimo anno delle elementari, sono stata a Verona, dopodiché l’Accademia si è trasferita a Cesenatico.
Che ricordi hai?
Meravigliosi. E’ vero che si soffre per via della distanza, ma ne vale la pena perché io ho dei ricordi bellissimi. Il fatto di avere l’Accademia a Cesenatico significava principalmente mare, ci divertivamo molto e la struttura, bellissima e curata, era davvero perfetta per i bambini: chiusa, sicura, protetta e con tante occasioni di svago. Ho frequentato là i tre anni delle medie, al mattino scuola, due volte a settimana il rientro pomeridiano e poi le prove a partire dalle 16 di pomeriggio. Ovviamente tanto spazio anche alle cose più sciocche e ai divertimenti dei bambini che, vivendo lontano da casa e sempre tutti insieme 24 ore su 24 potevano darsi alla pazza gioia. Ma era anche quello il bello di essere tutti insieme. Addirittura molti degli amici che mi sono fatta allora me li porto ancora dietro, tra le mura dell’Accademia sono nate le amicizie di una vita.
Che aneddoti ricordi di queste amicizie?
Eravamo tutte coetanee e piccole, ovviamente il fatto di essere tutti insieme ti dava anche quel gusto a cercare il proibito. Ricordo ad esempio che io, Sandy Medini, Veronica Murillo, Daniela Poletto, Eva Gottani e Eleonora De Jesus Perez andavamo di nascosto al terzo piano. Non c’era niente, ma semplicemente era proibito, noi così sfidavamo la sorte. Oppure quando capitava di avere le domeniche pomeriggio libere alle volte non uscivo insieme agli altri, ma insieme a Sandy Medini andavamo nel capannone dove ci si allenava e andavamo sui volanti a slanciare senza longia. A ripensarci eravamo davvero matte ma non abbiamo fatto niente di diverso da quello che fanno gli altri bambini, soprattutto a quell’età quando non hai paura di niente e ti senti invincibile. In fondo però non eravamo così terribili.
Che cosa hai imparato durante gli allenamenti?
Mi sono specializzata nei volanti e, insieme a mio fratello Braian, nell’acrobatica a terra. Ho avuto due maestri fondamentali, che insieme a mio zio costituiscono la triade delle persone che sono state preziose nel mio apprendimento, come Rony Jarz e Lucio Nicolodi. Purtroppo quando sei piccolo non sempre apprezzi come dovresti quello che hai. A volte ci ripenso e se dovessi tornare indietro sfrutterei ancora di più le possibilità che ho avuto in Accademia. Ho imparato e messo a frutto quello che mi hanno insegnato ma, un po’ perché sei piccolo e un po’ perché quando sei coinvolto non te ne rendi conto, avrei voluto fare ancora di più. Comunque i miei due maestri mi hanno davvero dato molto e mi hanno aiutato a confezionare il numero di acrobatica che facevo con mio fratello.
E’ un numero che esegui tutt’ora?
No, perché poi quando siamo tornati al circo di famiglia, come sempre succede, ci trovavamo a fare sempre tutti i numeri, quindi ci siamo concentrati su altro lasciando purtroppo perdere quello. Ma succede quando si lavora intensamente.
Tuttavia tu e Braian avete avuto un’altra preziosa occasione per confezionare un numero speciale.
Si il famoso passo a due del piede sulla testa. Quel numero è nato appositamente per quella bellissima esperienza che è stata Monte Carlo. Al Festival eravamo già andati nel 1996 ma là ero giovane e, un po’ come era successo per l’Accademia, si pensava forse più a divertirsi che ad altro. Invece quando siamo tornati nel 2006 per me è stata tutta un’altra cosa, ero più matura, siamo partiti e siamo arrivati là con carovane e famiglia al completo. L’occasione è stata preziosa sia per me come artista che per la famiglia intera tant’è che è stata premiata proprio durante quell’edizione.
Come avete preparato il passo a due?
Eravamo al Circo Stabile in Ungheria. Mio zio Davio ci telefona e ci dice, così su due piedi, che saremmo andati a Monte Carlo e che avremmo dovuto preparare un numero per l’occasione. Io e mio fratello allora abbiamo pensato a questa particolare variante del passo a due a cavallo e ci siamo messi a provarlo duramente. Inutile dire che tutti al circo ci dicevano che non saremmo mai riusciti a farlo e invece in capo ad un mese era pronto. Soltanto la soddisfazione di essere riusciti a fare qualcosa di speciale, che non si vedeva in giro, è stata grande. E l’essere stati premiati anche per questo a Monte Carlo è stato davvero speciale.
Com’è appartenere ad una famiglia come i Casartelli e mandare avanti un circo come il Medrano?
Senza dubbio è il lavoro più bello che ci sia. E’ vero che a volte è duro e faticoso, affrontare animalisti, crisi, amministrazioni poco accomodanti non è per niente facile. Ma non importa, è comunque la cosa più bella che io possa fare.
Qual è il tuo compito nel circo?
Nel nostro mondo è un po’ difficile rispondere alla domanda “Tu cosa fai?”, perché noi facciamo di tutto, non è un modo di dire. Io posso essere al bar o all’ingresso, poi mi ritrovi in pista alle fasce e nel passo a due con mio fratello oppure con i cavalli. Io faccio quello che posso e dove posso, lavorare non mi e non ci spaventa. E ovviamente mi occupo della mia famiglia e dei miei figli.
Come si chiamano i tuoi bambini?
Ho tre figli, Sean è il più grande e ha 11 anni, Sara ne ha otto e Michael tre. Non hanno ancora scelto la loro strada nella pista e io ci tengo molto a che diano il giusto spazio agli studi. Sean adesso andrà alle medie, inizierà e concluderà l’anno nella stessa scuola a Verona e mi sono già informata perché nessuno dia agevolazioni. A volte, soprattutto con noi del circo, capita che gli insegnanti chiudano un occhio ma io non voglio che sia così. Sean ha dei bei voti tutti meritati e voglio che vada avanti a meritarseli. Naturalmente frequenterà la stessa scuola perché dal prossimo anno andrà all’Accademia anche lui, a questo tengo molto. Buon sangue non mente.
Qual è il tuo progetto per il futuro?
Ho un sogno lavorativo che mi porto dietro sin da quando ero bambina: si chiama Cirque d’Hiver. Sono stata spesso a Parigi e tante volte sono andata al Cirque d’Hiver. Lo trovo meraviglioso e mi piacerebbe poterci lavorare anche solo una volta. E poi ho un sogno legato alla mia famiglia: vorrei che i miei figli mi amassero così come io amo i miei genitori e ho amato mia nonna Wally.
L’intervista a Ingrid Casartelli compare sulla rivista Circo giugno 2014.