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In terra bergamasca il circo è sinonimo di festa autentica

Non da oggi lo so, ma ora ne ho la conferma: in terra bergamasca c’è “humus” d’arte circense più che in altre parti d’Italia. Il quotidiano “Eco di Bergamo”, quando giunge un circo in città, non manca mai di sottolinearne la presenza con il debito risalto nelle pagine riservate agli eventi culturali. Ma c’è di più: c’è qualcosa nell’aria, in città come nelle valli che la circondano, che garantisce buona accoglienza alla follia circense. Quanto dico trova conferma nella cronaca del week end appena trascorso. In città, spettacoli dedicati alla figura di Arlecchino per sottolinearne il “tipo bergamasco” ma non solo questo. Ecco, in partenza da piazza Cittadella, una sfilata di cavalli, attori e figuranti del “Circo Bosis”. Di che si tratta? Della produzione teatrale di una fondazione (Emilia Bosis) che opera attivamente nel campo della malattia e del disagio psichico. In questo caso il messaggio è trasmesso attraverso una evocazione del Diluvio Universale con presenza di animali schierati accanto agli esseri umani come nel messaggio biblico. A Caravaggio, una Festa del Borgo ai tempi del Merisi – artista in cui grandezza e irregolarità trovano una fusione unica al mondo – con rievocazione storica e presenza di artisti di strada. A Sotto il Monte, dove non c’è pietra che non riconduca al concittadino Angelo Roncalli rimasto nella storia come Giovanni XXIII una serie di iniziative promosse dalla associazione “Camminiamo insieme” a favore dei ragazzi diversamente abili che ha avuto il suo culmine in uno spettacolo teatrale dal titolo, quanto mai significativo, di “Ritmo circense”. Cronaca spicciola presa qua e là? A mio giudizio, è ben più di questo. E’ espressione, viva e spontanea, di una popolazione molto laboriosa che quando si concede una tregua lo fa con gran voglia di divertimento in corpo, e non si lascia frastornare da etichette pretenziose che sulla parola divertimento propongono mille distinguo. Divertimento che sia davvero tale, con quella partecipazione attiva che scalda il sangue e non quella passiva che giunge da proposte estranee a una autentica domanda di festa: ecco, questo è il terreno giusto perchè una famiglia viva in attesa di circo non per “portarci i bambini” ma per concedere a se stessi quell’ora di “estraneazione” dal mondo che solo la festa circense può dare. Milano, la mia città, ne avrebbe bisogno più che di una vacanza alle Hawaii. Ma tanti miei concittadini non lo sanno, e i giornali non glielo ricordano.
Ruggero Leonardi