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Pubblichiamo il ritratto che Raffaele De Ritis traccia per Circo.it di un notevole personaggio della pista di segatura, Franco Medini, artista e agente di circo internazionale, morto a Parigi il 23 febbraio scorso, all’età di 91 anni.

di Raffaele De Ritis

Franco Medini
Franco Medini
“Non risponde, bussiamo ancora”. Il signore dallo sguardo sornione era con me da dieci minuti davanti alla porta, nel corridoio silenzioso dell’hotel Rossija a Mosca, quando finalmente la porta si aprì: “Mister Medini…!”, balbettò un giovane sorpreso di vederlo. Il signore estrasse una busta, contò un grosso mazzo di dollari e li diede al giovane stupito. Seguì una breve serie di scambi cordiali, puntuati dalla “r” moscia in un cocktail di almeno quattro lingue; poi la porta si richiuse. “Glieli hanno promessi da due anni – mi spiegò scuotendo il capo – alla fine ho voluto sistemarlo di tasca mia. Certi direttori ormai non pagano più, allora faccio sempre così..”. Era questo, Franco Medini; col suo sorriso sornione e buono che, attraverso i suoi intercalari, miscelava un vivace fascino italiano, di quello che non lo freghi, allo charme francese nel mistero di un sorriso generoso, antico.
“Chiamiamo Medini…”: sotto ogni tendone europeo (e non solo) erano le parole magiche negli anni difficili dopo il boom dei primi ’70, quando ancora si cercava di “portare grandi attrazioni”. Franco Medini, dopo un notevole passato di artista, ha incarnato l’“agente di circo” internazionale; pur nell’ombra, senza di lui sarebbero diversi alcuni passaggi storici del circo nel secondo dopoguerra.
Il padre, Carlo, proveniva da quella che é per molti la più intricata delle dinastie italiane; la mamma, Anne, era figlia del clown francese Perié, proprietario di un circo minore. Come tanti, Franco era entrato in pista bambino, facendo via via di tutto tra piste e varietà.
Era nato nel 1922 con Italo, il suo gemello dalla incredibile somiglianza poi divenuto un importante giocoliere e maestro (nasceranno poi Enrico e Adriana). Negli anni ’40, Franco e i fratelli come tante famiglie europee danno vita a uno di quei numeri di varietà acrobatica e musicale, in cui i ritmi del jazz potevano valorizzare nei nuovi music-hall il talento generico dei figli della pista. Il Frank Medini Trio gira il mondo, subentrandovi nel frattempo la moglie di Franco, l’acrobata Elena Carletti.
Chi ha avuto il privilegio di frequentare Franco, poteva apprezzarne una virtù tipica dei grandi talenti: la curiosità. Acuta, capace di intuire e anticipare i fenomeni. Questo lo portò negli anni ’60 ad abbandonare la scena e raggiungere Las Vegas, meta ancora inesplorata, dove divenne direttore artistico per anni di una delle prime mini-riviste alla francese: “Vive Les Girls” al Dunes, l’hotel tempio di Frank Sinatra e Dean Martin.
Tornato in Europa, Franco é coinvolto da Gilles Margaritis a integrare lo staff della trasmissione francese “La Piste aux Etoiles”, scegliendo le attrazioni e fungendo da direttore di pista. Inizia così una carriera prestigiosa, che lo rende presto il confidente artistico (“conseilleur”, amava dire lui) dei maggiori circhi mondiali. Fino ad allora l'”agente di circo” era stata una professione di area tedesca o britannica, in cui nella prima metà del ‘900 non di rado spiccavano ex artisti di origine italiana (Spadoni, Marinelli, Bedini).
Un'immagine degli anni '30 della troupe di Carlo Medini, in uno spettacolo di varietà. Franco é il ragazzino a terra a sinistra, mentre il volteggiatore in aria é il fratello Italo
Un’immagine degli anni ’30 della troupe di Carlo Medini, in uno spettacolo di varietà.
Franco é il ragazzino a terra a sinistra, mentre il volteggiatore in aria é il fratello Italo
Franco Medini si installa sulla galleria degli Champs Elysées, con una regolare licenza, dando dignità al circo nello stesso immobile di uffici, sopra il vecchio Lido, in cui c’erano le agenzie dei signori del music-hall: Tolomei, Alex Marouani e Albert Tavel, Bernard Hilda. In quel minuscolo ufficio il telefono non smetteva mai di squillare; artisti senza lavoro bussavano sulla porta di vetro opaco, mentre la vivacissima figura di Franco estraeva da un minuscolo sgabuzzino migliaia di fotografie e vhs e, come un medico, proponeva prodigo di dettagli la migliore cura per Knie, Althoff, Togni, Orfei, Krone e altri clienti di rango. Franco sapeva strutturare interi programmi sull’identità di una “casa”, per alcune divenendo esclusivista: é anche merito suo la statura artistica memorabile di Jean Richard, Knie, o American Circus.
Inestimabile fu il suo ruolo nella scoperta dei circhi dell’Est: come con l’apertura degli artisti della DDR, e nel 1984 fu il primo al mondo a ingaggiare artisti cinesi in occidente, e in seguito coreani. Fu determinante alla fondazione del primo Festival di Monte-Carlo (unico agente a dar credito al Principe Ranieri), i cui programmi contribuì ad esaltare nel suo primo decennio anche nel sodalizio sviluppato con Eduardo Murillo. Allo stesso modo, fu alle origini del Circus World Championship di Londra e del Golden Circus di Roma, con cartelloni sensazionali. Ma Franco non era solo un agente: costruiva lo spettacolo nelle prove stando in pista con cura e passione; e sempre, senza chiedere un soldo in più, curava lo spettacolo dopo il debutto per giorni, presente in smoking col suo sorriso davanti al velluto rosso. Non va poi dimenticato anche il suo ruolo per Ringling, come prezioso referente per Throlle Rodin, il direttore artistico dei Feld.
Chi erano gli artisti della sua scuderia? Tutti: George Carl, i Rios, Roby Gasser, i Rastelli, Elvin Bale, Enzo Cardona, Ursula Bottcher per citare solo alcune tra le leggende. Ma anche tanti nomi più umili e sconosciuti, a cui sapeva sempre “trovare una stagione”, senza dimenticare di essere stato artista. La sua competenza aveva il segreto di un profondo amore per ciò che faceva: “ti deve piacere questo mestiere”, ci spiegava tra un viaggio e una premiére, “puoi vendere e difendere un acrobata solo se sai dimostrare che gira un triplo e non un doppio e mezzo…”.
L’agenzia di Franco Medini oggi c’é ancora, e la guida il figlio Martial. Franco lascia l’eredità di aver strutturato una professione, e un esempio generoso di passione capace di superare un’epoca delicata, quella a metà tra gli anni ’70 e ’80, in cui un po’ anche grazie alla sua passione per il circo di qualità questa arte ha saputo superare una crisi profonda e anche trovare nuove vie.

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