Ecco la testimonianza del sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, intervenuto allo spettacolo del Circo Moira Orfei.
“Ieri sera sono andato di persona ad assistere allo spettacolo del Circo Moira Orfei per rendermi veramente conto di cosa muove uno spettacolo di questo genere.
In effetti devo dire che lo trovo invece un’opportunità, per tutti quei bambini e famiglie che magari mai nella loro vita avranno l’occasione di vedere dal vero leoni, tigri ed elefanti, se non in un documentario in tivù.
Sempre più spesso mi rendo conto che i bambini di oggi non hanno mai visto dal vero nemmeno una mucca o addirittura un gallo.
Bambini che hanno una dimestichezza incredibile con il mondo virtuale, come ad esempio Farmville, una delle applicazioni di Facebook più diffuse tra i giovani, ma che hanno perso i legami con il proprio territorio, con la sua flora e la sua fauna.
Ecco che per ridurre questo gap della conoscenza anche nel nostro comune, sempre più spesso, vengono organizzate giornate chiamate fattorie didattiche per cercare appunto di far conoscere da vicino gli animali delle nostre aziende agricole o delle nostre lagune.
Tornando ai circhi, devo ammettere che è stata una bella serata soprattutto per aver avuto l’opportunità di partecipare ad uno show, come quello di Moira Orfei che è un marchio di garanzia e qualità in questo settore. Sono davvero tante le emozioni che si susseguono sulla grande pista. Ma lo spettacolo più bello è il circo che diventa musical ricco di luci e scenografie, vedere che la tradizione continua con successo e sa anche rinnovarsi.
Moira Orfei e Walter Nones presentano nel loro show circense uno spettacolo di attrazioni mozzafiato, artisti andati a scovare in ogni parte del mondo, attingendo alle più importanti manifestazioni del settore, dal prestigioso “Festival di Monte Carlo” a rassegne di giovani artisti come il “Festival di Latina”. Gli artisti del circo sono tutti belli come i divi del cinema, i circensi di oggi, hanno un look inconsueto che riporta anche al valore storico degli spettacoli viaggianti nella tradizione italiana.
Da papà devo dire che tutto mi è sembrato tranne che gli animali soffrissero.
E’ forse banale ribadire come non posso non essere che assolutamente contrario a qualsiasi forma di maltrattamento sugli animali e come Primo Cittadino ho l’obbligo di attenermi a quanto richiede la legislazione nazionale e locale.
Come per tutte le manifestazioni la nostra commissione comunale di vigilanza verifica la sicurezza delle strutture in generale, e di conseguenza delle persone, animali e cose coinvolti nel rispetto della normativa.
Per le condizioni sanitarie e la verifica del benessere degli animali interviene l’Ulss10 che in questo caso ha rilasciato il suo nulla osta dopo le verifiche eseguite giudicate peraltro conformi.
Per rendermi veramente conto di cosa è un circo siamo andati a scoprire dal vero cosa succede quando luci e riflettori sono spenti”.
STEFANO NONES CI APRE LE PORTE DEL CIRCO MOIRA ORFEI
“Dove sono gli animalisti ad agosto? Perché non sono qui fuori ad aspettarci? La risposta è perché sono in vacanza, magari indossano un paio di scarpe di vitello e mangiano pollame, cresciuto in allevamenti intensivi”.
Così ci saluta Stefano Nones, figlio di Moira Orfei e Walter Nones e ci invita a scoprire il dietro alle quinte di un circo che ha fatto storia ed ancora oggi richiama grandi e piccini ai suoi spettacoli.
“Ogni volta che arriviamo in una nuova città apriamo le nostre porte lasciando chiunque entrare a vedere le nostre prove, ma gli animalisti non vengono mai – spiega Nones”.
Il circo equestre e l’arte circense sono una cultura. Fanno parte della nostra tradizione e della storia del nostro paese. Nell’antica Roma al circo massimo le tigri venivano usate per combattere contro i gladiatori. Nello Sri Lanka l’elefante viene usato ancora oggi come mezzo di lavoro. Nel peggiore dei casi viene ucciso per fare con le sue zanne oggetti preziosi in avorio quali gioielli, suppellettili ed oggettistica per la casa.
“Gli animali sono animali, noi viviamo con gli animali e per gli animali. Certo a qualcuno può far strano svegliarsi alla mattina con 10 tigri, per noi è quotidianità – inizia Stefano Nones -. Nel nostro show, che rinnoviamo ogni tre anni, metà dello spettacolo è realizzato assieme ai nostri animali. Questo perché è il pubblico che lo richiede; noi siamo l’unico Circo che potrebbe lavorare anche senza di loro. Ma se un circo dovesse chiudere, questi, che fine farebbero? In America mi è capitato di vedere fuori dalle piazze chi contestava contro il circo e chi contro protestava perché lo voleva. Questa è liberta di pensiero.
Tutti gli esemplari che sono con noi sono nati in cattività; come ad esempio la tigre bianca che ha quasi 10 anni. Fanno parte del nostro mondo, nascono, vivono e muoiono con noi.
In Africa la vita media di una zebra è di 4 anni. Se gli animali si accoppiano tra di loro vuol dire che stanno bene, che li accudiamo bene”.
Vedere il dietro le quinte del circo è come entrare in una villa a cielo aperto dove ogni specie ha la sua stanza, i suoi spazi, il personale addetto al suo benessere. La tigre bianca ha uno spazio medio di 80 mq, quando la normativa prevedere che sia almeno di 25 mq.
“Quando arriviamo in una piazza la prima cosa che facciamo è assegnare lo spazio agli animali e liberarli dai bordati, caravan capaci di mantenere il fresco d’estate ed il caldo d’inverno.
Tutti sono dotati di zanzariere e ventilatori – continua Nones -. Con noi viaggiano sempre almeno due veterinari: il dottor Chiesa specialista in felini e la dottoressa Cavedo esperta in cavalli ed animali esotici”.
Uno zoo che non dorme mai, nemmeno di notte, sorvegliato a vista da almeno un guardiano pronto ad intervenire per qualsiasi urgenza ed emergenza.
“Gli animali che non si esibiscono più rimangono con noi, vivono con noi, anche se sono un costo.
Mantenere la famiglia del leone Artù significa procurare ogni giorno a ciascuno 4/5 kg di carne. Solo per il leone e le tigri abbiamo 6 tir più 2 per le gabbie e 5 persone dedicate.
Una volta al mese Artù viene lavato dai suoi addestratori, come si fa con il proprio cagnolino a casa”.
Esistono delle collaborazioni con altre circhi famosi per scambiare alcuni animali, ma è solo un gentleman’s agreement.
“L’unica volta che abbiamo donato un elefante ad uno zoo è poi morto di solitudine e malinconia, è per questo che preferiamo tenerli con noi – commenta Stefano Nones lungo il tour”.
Un addestramento fatto in dolcezza.
“Ogni animale si esibisce e fa quello per cui è più portato; non tutte le nostre tigri possono fare lo stesso show: la bravura dell’addestratore è saper capire l’animale e riuscire a tirare fuori il meglio da ogni esemplare. Ogni felino ha il proprio carattere la sua personalità e quindi il maestro deve capire per cosa è più portato. Il cane diventa aggressivo perché cresce con un padrone aggressivo”.
Così ci saluta Stefano Nones alla fine di questo tour alla scoperta di un mondo tanto vicino, ma a volte considerato lontano e pericoloso.
Freeonline.org