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Il “salto vitale” di Funambolika e l’amore di Brachetti per il circo classico

di Nicola Campostori

Arturo Brachetti (foto Paolo Ranzani)

Di questi tempi, tante certezze vengono meno. Il coronavirus ha messo in discussione le abitudini consolidate, ed anche appuntamenti creduti fissi hanno dovuto cedere a rinvii e cancellazioni. Non è il caso di Funambolika, uno dei più importanti festival di circo del nostro paese, che pur nella difficoltà del momento ha voluto fortemente realizzare la sua quattordicesima edizione, la quale ha presentato una formula diversa rispetto agli anni passati ma ugualmente ricca e d’altissimo livello, dimostrando la vitalità di un settore che non ha intenzione di arrendersi e che anzi rilancia con passione accettando la sfida dettata dall’emergenza. Sfida vinta, a giudicare dal fatto che tutti gli eventi sono andati sold out in pochi giorni.
Funambolika è stato il primo festival di circo al mondo a riaccendere i riflettori. Purtroppo non si è potuto inserire nella programmazione il Gran Gala du Cirque, che nelle scorse estati ha portato a Pescara il meglio del circo internazionale in una serata fatta di numeri sensazionali. “Se quest’anno è impossibile offrirvi i più grandi talenti dal mondo, perché allora non pensare all’artista italiano più famoso del pianeta?” Questa la domanda che si è posto Raffaele De Ritis, direttore artistico della rassegna, e che lo ha spinto ad invitare a Funambolika Arturo Brachetti.

Arturo racconta Brachetti a Funambolika (tutte le foto sono di Silvia Mazzotta)

Il celebre trasformista è stato protagonista di Arturo racconta Brachetti, una “serata-sorpresa speciale” andata in scena il 25 luglio nella stupenda cornice del Teatro Monumento Gabriele D’Annunzio che per l’occasione ha registrato un tutto esaurito contingentato nel rispetto delle distanze di sicurezza (800 persone per spazi che normalmente ne ospiterebbero molte di più). È stato un incontro frizzante, orchestrato alla perfezione da De Ritis, nel quale Brachetti ha raccontato come solo lui sa fare la propria vita, tra l’intima confessione e il lazzo istrionico. Aiutato da video delle sue performance e da una serie di foto personali (tra le quali diverse dell’infanzia), l’artista ha delineato un viaggio sopra e sotto al palcoscenico, sempre all’insegna dell’immaginazione creativa, inseguendo i ricordi delle sue straordinarie avventure. Una storia incredibile che include, come recita il foglio di sala: “Fregoli, Parigi e le luci della Tour Eiffel, Ugo Tognazzi, la macchina da cucire della mamma, il Paradis Latin, e le mille fantasie di un ragazzo che voleva diventare regista o papa”.

Il Teatro Monumento Gabriele D’Annunzio per Arturo Brachetti

A coronamento di una serata molto divertente durante la quale Brachetti ha interloquito vivacemente col pubblico, il trasformista ha regalato agli spettatori alcuni dei suoi numeri più celebri, come quello col cappello (nel quale interpreta innumerevoli personaggi differenti grazie a quel solo capo d’abbigliamento), quello del mimo, che utilizza un immaginario attrezzo mutevole, prima filo, poi bastone, mazza, pala, asta del funambolo, e quello con la sabbia e quello delle ombre cinesi. Arturo ha anche recitato alcune poesie e si è rivelato persino pittore, disegnando un quadro che solo col colpo di scena finale si è rivelato essere un ritratto di Fabrizio De André. Un vero talento multiforme.

Brachetti intervistato da Raffaele De Ritis

Nel corso dell’intervista, Brachetti ha avuto modo di ribadire il suo amore per lo spettacolo popolare: “Qui siamo al festival del nuovo circo, ma a me piace moltissimo anche il circo classico. Mi hanno sempre colpito i suoi personaggi straordinari, dalla caparbietà impressionante che li spinge a dedicare ogni istante al lavoro. Chi fa il trapezista vorrebbe passare tutta la vita sul trapezio”. D’altronde, già in passato il trasformista aveva ha reso omaggio alle discipline circensi: “Sono antiche di millenni ma trovano sempre la maniera di riproporsi in modo originale e di superare i momenti di difficoltà, sia quelli dovuti a momentanee crisi interne sia quelli derivanti da complicanze esterne”, come quelle gravose che l’intero settore sta affrontando oggi.

Malamat, il nuovo show della compagnia El Grito in prima assoluta per Funambolika

L’impegno di Funambolika per garantire una rassegna d’altissima qualità non si è esaurito con Brachetti. “Durante la sosta forzata, abbiamo proposto al Circo El Grito di creare per noi uno spettacolo tutto nuovo, ricco di meraviglie inedite e suspence” ha detto Raffaele De Ritis presentando Malamat, la cui prima assoluta si è svolta il 28 luglio presso il Porto Turistico Marina di Pescara. Lo show, che Repubblica ha definito “Un viaggio che conduce agli albori dell’arte circense”, è stato scritto da Giacomo Costantini, che ne ha curato anche la regia assieme a Fabiana Ruiz Diaz, entrambi in scena al fianco di Andrea Farnetani e Amedeo Miori. Un “appello circense all’umanità contemporanea”, fatto di musiche, equilibrismi, numeri aerei e danze spericolate (ispirate da antichissimi costumi d’Oriente) che vogliono restituire agli spettatori il potere insito negli esseri umani in grado di scuotere la coscienza e risvegliare lo spirito assopito. Un tema perfettamente centrato rispetto alla nuova quotidianità che stiamo vivendo e che ci spinge a riflettere sul potenziale da sfruttare per ripartire. Lo spettacolo, in cartellone fino al 2 agosto, è cresciuto di sera in sera e tutto fa supporre che si tratterà di un altro grande successo per El Grito, che si conferma una delle compagini più interessanti del nuovo circo italiano.

L’Arena del Porto Turistico Marina di Pescara per El Grito

Accanto alla programmazione dal vivo, quest’anno Funambolika ha sperimentato la fruizione online di contenuti proposti in streaming. Funambolika Virtual Circus, questo il nome dell’iniziativa, prevede per tutta l’estate una serie di consigli relativi a show reperibili in rete gratuitamente. Un modo per scoprire i migliori spettacoli dai cinque continenti. Dagli Usa all’Australia, passando da Francia, Cina, Russia, Scandinavia, ogni settimana viene indicata una grande produzione che ha fatto la storia degli ultimi anni.
L’edizione 2020 di Funambolika ha scelto una citazione di Ernest Hemingway come proprio motto: “Il circo ci fa sentire rinnovati e pronti a sopravvivere”. Sembra la chiosa perfetta per un festival che ha saputo esprimere un’energia capace di reggere anche il più grave dei contraccolpi. Questa volta il salto mortale si è dimostrato salto vitale.

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