Si era capito sin dal giorno della sua proclamazione: “Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo.” Francesco è un Papa che arriva da lontano, egli steso un migrante che in ogni occasione dimostra il proprio amore per la gente del viaggio. Per quanto attiene il settore circense rimane celebre la foto con il giovane Maycol Martini che omaggia Bergoglio di un modellino di circo, ma il Santo Padre ha spesso ricevuto in udienza artisti di molti circhi.
Questa volta l’attenzione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti si è spostata su una categoria spesso bistrattata, quella dei così detti “popoli gitani”, definizione che in questo caso ha voluto unire le varie etnie e gruppi di rom e di sinti di tutto il mondo.
Il pellegrinaggio ha coinvolto oltre 6.000 persone, moltissimi bambini e giovani, che sono festosamente accorsi a Roma per una “quattro giorni” (dal 23 al 26 ottobre) assai intensa che ha avuto il momento culminante durante l’udienza in Aula Nervi. Oltre al Pontificio Consiglio, dell’evento si sono occupati la Fondazione Migrantes (con il suo direttore generale Monsignor Giancarlo Perego), la Comunità di Sant’Egidio e il Vicariato di Roma.
Il pellegrinaggio è stato realizzato in occasione del cinquantesimo anniversario della storica visita di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia. Secondo il dicastero presieduto da Sua Eminenza il Cardinale Antonio Maria Vegliò “l’evento vuole ricordare al popolo gitano, e all’intera comunità, l’apertura della Chiesa nei confronti di chi vive ai margini della società promossa in modo particolare cinquant’anni fa da papa Montini e si propone di diventare un incontro delle culture, un’occasione per far conoscere all’opinione pubblica la storia e le qualità dei gitani, spesso vittime di pregiudizi e ostilità”.
Visto il rapporto millenario che lega i popoli gitani al mondo del circo e dello spettacolo viaggiante, Migrantes ha chiesto la collaborazione di Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, anche vista l’ottima riuscita dell’udienza di Papa Benedetto XVI con la gente dello spettacolo popolare di due anni orsono e quella più recente con il mondo della polisportiva Lazio.
Antonio Buccioni ha incaricato in particolare due associati. Il circo Rony Roller per quanto riguarda l’allestimento di uno chapiteau per accogliere i partecipanti all’evento e intrattenerli con uno spettacolo circense. I Vassallo non sono nuovi ad iniziative di stampo sociale (basti ricordare quella di Scampia di qualche mese fa), ma questa volta si sono addirittura superati accogliendo in un clima di festa migliaia di pellegrini, ovviamente a scaglioni. Hanno partecipato anche la famiglia di Elder Errani e quella di Luca Lizzi e soprattutto Aris, Alberto, Alessia e Rony, le colonne di questo complesso molto attivo in tutte le iniziative dell’ENC.
Per quanto riguarda l’udienza in Aula Nervi l’incarico di coordinamento è stato affidato al team di Circo e dintorni, quindi ad Alessandro Serena (direttore scientifico del progetto Open Circus) attorniato da vari collaboratori. Ma in particolare è stata la gente di Migrantes ad occuparsi di tutto, il direttore generale Monsignor Giancarlo Perego, Padre Gabriele, Suora Alessandra e l’ottima Lidia che ha tenuto le fila dell’evento.
L’udienza è stata concepita sul modello di quella dei circensi, ovvero una parte chiamata “Aspettando il Santo Padre” nella quale si esibivano gruppi sinti provenienti da ogni parte di Europa. Ed una che comprendeva il vero e proprio incontro con il Papa, la parte di certo più emozionante. In particolare di fronte a Francesco si sono esibiti un gruppo di 30 ragazzine e ragazzini rom dai 6 ai 16 anni provenienti da Mazara del Vallo. Figli delle famiglie di rom korakhané, macedoni e serbe, giunte in Italia nel 1991 in seguito alla persecuzione della guerra dei Balcani. Poi è stata la volta della significativa testimonianza del dottor Peter Pollák, un sinto arrivato a essere membro del Parlamento Slovacco. A seguire si è esibita Maria José Santiago Medina, gitana spagnola accompagnata da un coro, la cui esibizione è stata talmente gradita agli spettatori e al Santo Padre da ottenere da lui stesso il permesso di eseguire un secondo pezzo. Molto emozionante la testimonianza di Maria Firlovic, una gitana di 29 anni, di origine Serba, che ha raccontato in maniera semplice ma molto toccante, una vita passata a crescere figli piccoli da un campo nomadi all’altro. Infine il gruppo di Alexian Santino Spinelli (vivace presentatore della parte precedente l’arrivo del Papa) che con il suo nucleo famigliare ha interpretato un Padre Nostro appositamente tradotto in lingua romanes.
Poi le parole del Papa rivolte ai settemila. Ha citato Paolo VI: “Voi siete il cuore della chiesa” ricordando come sia in crescita la vocazione tra di loro. Molta attenzione ai bambini. “Non vogliamo più assistere” ha detto “a tragedie famigliari in cui bambini muoiono di freddo o fra le fiamme o diventano oggetti nelle mani di persone depravate.” Papa Francesco ha chiesto alle istituzioni l’impegno di garantire adeguati percorsi di formazione per i giovani gitani, ricordando così uno dei punti in comune con la gente del circo, pur fra mille marcate differenze. Ha inoltre invitato i gitani a “voltare pagina”, abbandonando, da un lato, pregiudizi e diffidenze; assumendo, dall’altro, il ruolo di protagonisti del proprio presente e del proprio futuro integrandosi nella società e rispettandone le leggi perché i diritti vanno di pari passo con i doveri. Ha detto inoltre che “Nessuno si deve sentire isolato. Nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri”.
Infine il Santo Padre ha proceduto ad incoronare una statua della Madonna degli Zingari prima di recarsi a stringere la mano ai numerosi ospiti presenti. Fra questi il presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, che sta già lavorando a una prossima Udienza con la gente del circo.
Rocco Maggiore