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Il Papa della festa col circo nel cuore

di Luciano Cantini

Nei ventisette anni di pontificato Giovanni Paolo II si è divertito davanti ad acrobati, clown e giocolieri.
L’ultimo incontro con i Circensi è stato in occasione del VII congresso Internazionale della pastorale per i circensi e lunaparchisti, promosso dal Pontificio Consiglio, era rannicchiato nella sedia a rotelle, dolorante ma attento, anche durante l’esibizione di Guido e Maicol Errani. Con caparbietà e fatica ha voluto rivolgere personalmente il suo discorso, anche quando il segretario ha tentato di prendere quei fogli per continuarne la lettura.
Con la gente del Circo ha sempre avuto un rapporto di speciale attenzione: “Offrite occasioni concrete di aggregazione e fate incontrare nella gioia diverse generazioni” – ha etto – “In un tempo in cui sembra contare solo la frenesia del produrre e dell’arricchirsi, portare gioia e festa è testimonianza reale di quei valori non materiali che sono necessari per vivere la fraternità e la gratuità” (16 dicembre 2004).
Le radici mistiche di papa Wojtyla emergono proprio nella considerazione che ha dell’uomo e dei suoi valori, che riesce ad individuare anche in uno spettacolo circense. In fondo, nella gioventù Karol fu attore e conosceva bene il senso dello spettacolo e la sua capacità comunicativa. “Far nascere il sorriso di un bambino, illuminare per un istante lo sguardo disperato di uno persona sola, e, attraverso lo spettacolo e la festa, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri, è lo grandezza di queste professioni” (dicembre 1993).
L’esperienza drammaturgica lo ha accompagnato anche da Papa, e con quella, l’arte e la voglia di porgere e di comunicare: chi può dimenticare Papa Wojtyla che ride, batte le mani e i piedi, che danza con i giovani, che fa ruotare il suo bastone, che si entusiasma e trascina.
Ma non fu meno concreto e attento ai bisogni e problemi della vita. Nell’udienza a Castel Gandolfo del 28 agosto 1991 ha detto: “Dietro questo così nobile intento, tuttavia, c’è la vostra fatica, con i problemi comuni alla vita di tutti, ma con qualche diversità che talvolta complica il vostro cammino. Anche se molte cose sono oggi cambiate e le vostre condizioni di vita sono notevolmente migliorate, non sono venuti meno certi problemi connessi con la vostra itineranza e mobilità“.
Anche nel 1993 aveva espresso questa sua attenzione alla concretezza della vita: “E non dimentico il lavoro discreto di coloro che montano e smontano le installazioni e che vegliano sullo sicurezza degli spettatori con un gronde senso di responsabilità personale e collettivo”.

Il circo Moira Orfei da papa Wojtyla

E ancora: ”Le inquietudini dei “viaggianti” mi sono note: l’evoluzione delle installazioni divenute industriali, nonché le modificazioni delle strutture delle città e dei modi di vita, determinano incertezze preoccupanti. Le vostre vite itineranti non facilitano la formazione scolastica, professionale e religiosa dei bambini, mentre i genitori ben sanno che le nuove generazioni hanno bisogno di maggiori competenze per assicurare il loro avvenire. Il compito educativo è certamente difficile, ma tengo od incoraggiarvi: sappiate inventare insieme, adulti e giovani, la vostra maniera di vivere come Chiesa con i vostri cappellani”.
Il primo maggio la Chiesa dichiara Beato Papa Wojtyla, per indicarlo al mondo come esempio, Il Circo ed il Lunapark lo vuole ricordare con queste sue parole:
“Potete essere sicuri che, quando gli uomini hanno come mestiere di offrire un poco di felicità, Dio non resterà di fuori della festa”.

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