Nell’inferno di palline – come lo definisce Le Figarò – che volteggia nel cielo della giocoleria, il Festival del Circo du Demain che si conclude domani a Parigi, rappresenta un girone di demoni soprannaturali. Quest’anno, infatti, per il “festival del guest” sono stati richiamati in servizio, si potrebbe dire, alcuni giocolieri che hanno impresso il loro nome nella storia di questa affascinante e popolarissima disciplina: Jerome Thomas (che fu medaglia di bronzo al 7° Festival du Demain nel 1984), Albert Arslanov (anche lui bronzo ma nel 1992) e Mario Berousek (argento nel 1997). Ma è un po’ tutta la 33° edizione dell’evento ospitato sotto lo chapiteau del Circo Phénix a registrare una piacevole invasione di giocolieri. Si va dalla troupe cinese dei “Chemin de fer”, al russo Rudolf Levitskiy, in pista anche all’ultimo festival del circo di Mosca con un numero a tempo di musica e lanciando in aria una quantità paurosa di palline, cerchi e clave, poi ancora la Compagnia franco-belga EAEO, quattro elementi che hanno proprio in Jerome Thomas il loro modello di riferimento e che presentano una “giocoleria estrema”, dai critici già ribattezzati come capaci di “reinventare l’arte millenaria della giocoleria”. Ma non è ancora tutto. Ci sono anche i cinque giovani Dropline e la bella Audrey Decaillon, che con le clave gioca con molta libertà, danza e amoreggia appoggiandosele sul corpo con naturalezza, come oggetti del desiderio da esplorare. Una nuova generazione di giocolieri che stanno reinventando il genere, scrive Le Figarò, citando le parole di uno dei maestri, Jerome Thomas: “La tecnica mi stava schiacciando. Piuttosto che dimostrare di saper giocolare con cinque palline ho voluto immaginare tutto ciò che avrei potuto raccontare con cinque palline”. A sua volta ispirato da due maestri come Francis Brun (giocoleria e flamenco) e Michael Moshen con le sue sfere di cristallo. Una disciplina in piena fase di rinascimento, che vede all’opera molti altri nuovi modi di concepire la jonglerie. Phia Ménard, ad esempio, che fa danzare poveri e inanimati sacchi di plastica, dove anziché le mani è l’aria mossa da ventilatori e far giocolare buste con sembianze umane, su un’aria di Debussy.