di Roberto Bianchin*
Il delitto e la giraffa. Non c’è nesso, in apparenza, tra le due cose. Invece sì: nell’una e nell’altra c’è di mezzo il circo. E in ambedue il circo viene messo sotto accusa. Nel primo caso perché l’assassino di due coniugi a Lignano “si nasconde al circo”, come hanno titolato alcuni giornali. Nel secondo perché la fuga e la morte della giraffa Alexandre a Imola hanno riaperto il fuoco contro i circhi con gli animali. Al punto che il sindaco di quella cittadina, Daniele Manca, ha emanato un’ordinanza in cui vieta l’ingresso di “ogni specie di animali al seguito di circhi che vogliano attendarsi nel territorio comunale”. Cosa che non può vietare. Perché la questione, casomai, come hanno già decretato molti tribunali, va affrontata a livello nazionale.
Ma tant’è. Attaccare i circhi, sulla scia delle battaglie animaliste, ormai è diventata una moda. Ogni pretesto è buono. Ed è più facile che prendersela con gli zoo, con i canili, con gli allevamenti, con i macelli, con gli organizzatori delle corse clandestine di cani e di cavalli e di combattimenti di cani e di galli. Come fa la rossa (di capelli) Brambilla, l’ex ministra al nulla. In fondo, come scrivono i contestatori dei circhi, “solo un coglione entra sotto al tendone”. Già. Sotto al tendone sono tutti mascalzoni. Zingari. Ladri. Anche assassini.
Quando i carabinieri di Lignano, per far luce sull’atroce delitto dei coniugi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, orrendamente massacrati nella loro villetta per un pugno di euro, decidono di prendere le impronte digitali e prelevare il Dna a una serie di persone, tra cui una cinquantina fra artisti e dipendenti del circo “Bellucci più Mario Orfei” di Attilio Bellucci, attendato da quelle parti, a molti giornali non sembra vero. Quella piccola notizia, quell’indagine di routine (mica avevano preso impronte e Dna solo al circo), diventa “la” notizia. Quella da strillare in prima pagina e sulle locandine. Come se il giallo fosse stato risolto. E il colpevole trovato. Al circo, naturalmente, e dove sennò? Al circo, tana di delinquenti.
I titoli dei giornali mettono i brividi. “Lignano, una pista porta al circo”. “L’assassino si nasconde nel circo?”. “Il giallo di Lignano porta a un circo”. “Carabinieri al circo a caccia dei killer”. “Delitto di Lignano, indagini al circo”. “Carabinieri prelevano impronte e Dna ad artisti del circo”. “Test Dna a 50 circensi”. “Coniugi sgozzati, Dna per gli artisti del circo”. E via così. Sarà anche per colpa della cattiva letteratura fiorita negli anni intorno al mondo del circo, dove l’assassino trova sempre rifugio, dove il domatore è violento, il clown triste, il veterinario alcolizzato, l’acrobata invidioso, il trapezista carogna al punto da tagliare la corda che sostiene l’attrezzo al rivale in amore.
I carabinieri di Lignano hanno prelevato impronte e Dna anche a molte altre persone. Per esempio, ai commercianti e agli esercenti che hanno bar e negozi vicini a quello dei coniugi uccisi. E proprio da qui, non certo dal circo, è arrivata la soluzione del giallo. Ma nessun giornale ha titolato “L’assassino si nasconde in un negozio”, o “Lignano, una pista porta al bar”. Chiaro, non erano titoli abbastanza forti. Non facevano sensazione. Vuoi mettere il circo? Il caso della giraffa segue un analogo copione. Nessuno che si sia occupato di quel povero animale. Nessuno che sia andato a vedere com’è potuto accadere. Se è colpa dei circensi che l’hanno lasciato scappare e non sono stati capaci di riprenderlo, o di qualcuno che volutamente ha aperto il recinto per un dispetto o un sabotaggio, o di chi ha sparato una dose eccessiva di anestetico, del tutto inutile per un animale che è difficile classificare tra quelli feroci.
No, la fuga e la morte della giraffa sono state soltanto l’ennesimo pretesto per l’ennesima maldestra sparata contro i circhi con gli animali. Senza andare a vedere nel merito cos’è successo veramente. Senza distinguere. Facendo, come al solito, secondo un andazzo tipicamente italiano, di ogni erba un fascio. Colpevolmente. Perché se fosse scappato un cavallo da un maneggio, non avremmo certo assistito a una crociata per liberare i cavalli dai maneggi. Così, se fosse scappata una mucca, difficilmente avremmo ascoltato sequenze di anatemi contro la crudeltà delle fattorie.
Rimane, sullo sfondo, che fatti del genere, sia che si tratti di disattenzione da parte dei proprietari, che di sabotaggio da parte di qualche animalista, non devono accadere nei circhi degni di questo nome. Perché i circhi degni di questo nome devono avere, per gli animali, un servizio di guardiani 24 ore su 24.
Sempre sullo sfondo, un altro pasticcio che non aiuta il circo. La questione, anche questa annosa, dei nomi. Per tutti i media, giornali e televisioni, la giraffa Alexandre è scappata dal circo Orfei. Falso. Gli Orfei (intesi come Moira, Liana, Nando, Rinaldo, Orlando), non c’entrano nulla. L’inganno è derivato da due fatti: il circo si chiama “Paolo Orfei presenta il circo Pantera Rosa” (nome ben bizzarro peraltro), e il camioncino che inseguiva (inutilmente) la giraffa portava la scritta Rinaldo Orfei.
Orbene, il circo in realtà è di proprietà del signor Aldo Martini, che secondo Moira, Liana e Nando Orfei “utilizza impropriamente il marchio Orfei”. Anche Rinaldo Orfei dice che non c’entra nulla. Lui stesso, che lavora con un fratello di Martini, Dario, dice di non aver nulla a che fare con questo circo, anche se il camioncino vagabondo porta il suo nome. Un po’ di chiarezza non guasterebbe.
* Roberto Bianchin è nato a Venezia e vive tra Venezia e Milano. Giornalista, scrittore, poeta, musicista e saltimbanco, scrive sin dalla fondazione per Repubblica, dove per venticinque anni è stato inviato speciale. E’ direttore editoriale della rivista on-line di attualità culturali Il Ridotto, e opinionista dei quotidiani del Gruppo Espresso. Ha pubblicato una dozzina di volumi tra romanzi, racconti, liriche e saggi, e ha vinto premi letterari e giornalistici. Ha scritto per la radio, il cinema, il teatro. Ha diretto film e suonato nei dischi. E’ batterista della rock band anni ’60 dei Depress, presidente della casa editrice “I Antichi Editori”, Gran Priore e Direttore Artistico della Compagnia de Calza “I Antichi”, gruppo storico del Carnevale di Venezia, con il quale, dal 1981, ha ideato, diretto e interpretato centinaia di spettacoli in Italia, Europa, Usa, Africa. E’ fondatore dell’Aicc, l’Associazione Internazionale Critici Circensi, e consulente del Cedac, il Centro educativo di documentazione delle arti circensi. (r.bianchin@repubblica.it)