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Il Corriere della Sera manda in edicola il circo di Cesare Togni

Cesare Togni insieme alla moglie e alla figlia Viviana (foto tratta da www.cesaretogni.it)

 

“Le donne che stanno alla cassa del circo vengono prima dei lustrini, della scollatura, delle unghie rosse, ma dopo le ciglia. 
Hanno delle ciglia così lunghe che sbattono contro il tendone.

Però non le capita tutti i giorni di vedere due, vestiti da ciclisti, fare la coda e avvicinarsi, sudati, a chiedere un palco.

Cioè la prima fila. Addosso alla pista, dentro la pista, e nel cuore del circo.”


Cesare Togni (foto archivio Cedac)
Il circo è quello vero, di Cesare Togni, raccontato da uno scrittore che debutta per il grande pubblico grazie al concorso del Corriere della Sera dal titolo Io scrivo.
L’incipit non lascia dubbi su quale sia la spina dorsale narrativa: “Tutto era normale fino a quando non entrò qualcuno a dire che era morto Orfeo Pasotti. Allora il bar staccò lo sguardo dalla finale con la Francia e si voltò verso l’entrata.
Io no. Rimasi immobile come se niente fosse; come se lo sapessi che sarebbe finita ai rigori.
«Hai sentito?»
«Biagio, è morto Orfeo»
Iniziarono a guardarmi.
Si aspettavano una mia reazione. Qualcosa di teatrale.
Ero con gli occhi dentro la partita e, dopo, fuori dallo stadio, fuori da Berlino, nel cielo infuocato dalle luci dei riflettori.
Mi alzai dalla sedia che anche Grosso aveva tirato il suo calcio di rigore.
«Adesso devi andare – mi disse il barista – Orfeo ti aspetta»
«Ettore, devo andare al circo» – gli risposi e controllai se la lettera ci fosse ancora”.
Da giugno il quotidiano di via Solferino ha proposto in edicola opere scritte appositamente per questa collana, contemporanei italiani molto noti (fra i quali Roberto Saviano, Silvia Avallone, Andrea Camilleri) e che non hanno bisogno di presentazioni, accanto a nomi che non hanno ancora scalato le classifiche dei libri più venduti ma che si sono messi alla prova cimentandosi col corso di scrittura del Corriere della Sera. E infatti l’ultimo della serie appartiene a questa schiera, anche se ha una penna che colpisce subito.
Si tratta di Matteo Colombo ed è lui a chiudere il cerchio di queste belle letture che ci hanno accompagnato per tutta l’estate. Il suo lavoro (Magari disturbiamo), vincitore del concorso Io scrivo, lo si potrà acquistare col Corriere giovedì 22 settembre ad 1 euro oltre al prezzo del quotidiano.
“L’orchestra attaccò. Si aprì il sipario e uscì il clown.

«Lui è il più grande di tutti» – sentenziò Orfeo.

«Lo conosci?»

«È Romualdo, Romualdo Simili. Non ce n’è di più bravi»
. Romualdo fece un giro di pista, ci passò davanti e, dopo due metri, si voltò a guardarci di nuovo. Non eravamo vestiti come gli altri lì dentro.

Quando tornò verso il sipario, lo aprì da una parte e subito irruppero, uno dietro l’altro, otto cavalli bianchi al galoppo, con i pennacchi, senza selle. Alzarono una nuvola di segatura.

In mezzo a loro comparve l’addestratore, un omone vestito in smoking e con le scarpe lucide.

 «È lui. Cesare Togni» – annunciò Orfeo.

Assomigliava al meccanico del nostro paese.

«È uguale a Bedini» – commentai.

«Chi? Padre o figlio?» 
«Il padre, no? Non lo vedi come è grasso?»

Stava al centro della pista, girando su se stesso e li faceva correre, li faceva caricare il pubblico, li faceva camminare sulle zampe posteriori.

Mi piaceva quel numero. Gli animali eseguivano ogni esercizio con grande naturalezza. Anche incrociarsi, a coppie, o l’inchino. Era una cosa elegante da vedere”.
Foto tratta da www.cesaretogni.it
Matteo Colombo – di professione giornalista, 35 anni, originario di Cervesina, nei pressi di Voghera – mette in pagina una storia che davvero odora di segatura e ne lascia trasudare il fascino. Alterna il registro della realtà con quello della fantasia come ben si comprende, nel primo caso, dai riferimenti a Cesare, Romualdo e al the end del circo Togni: “Si chiama ancora Cesare Togni, ma non è più la stessa cosa, mi sono documentato. Lavorano con la famiglia di Vanes Rossante e la famiglia Valeriu”.
Foto tratta da www.cesaretogni.it
Il racconto è tutto dedicato ai tempi andati, quando il protagonista Orfeo Pasotti, ciclista, è un grande del pedale. E quando Cesare Togni è un grande circo nazionale (che come tale chiude i battenti nel 1994). Sono le due passioni che occupano la scena in Magari disturbiamo, che s’intrecciano in modo anche inatteso e con un finale a sorpresa, dove predomina la fantasia e nel quale le strade di Orfeo e del circo Togni s’avvinghiano in maniera molto stretta. All’insegna dell’amore.
Claudio Monti