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Il Conte Franconi, Re del Circo

Pubblichiamo il soggetto cinematografico che Mario Verdone scrisse nel 1955 (pubblicato in Giancarlo Pretini, Antonio Franconi e la nascita del circo, Trapezio) su Antonio Franconi.

“Epoca: ai tempi della Rivoluzione Francese. Luoghi: Venezia, Lione, Parigi.

Questo soggetto potrebbe essere particolarmente adatto per una co-produzione italo-francese. Protagonista potrebbe essere Vittorio Gassmann.

Un ritratto di Antonio Franconi negli ultimi anni della sua vita

Franconi, nobile veneziano (1737-1836) scende da una gondola. Su un campiello veneziano gruppi di saltimbanchi: un vecchio con cani ammaestrati e una fanciulla che danza sulla corda. Un cieco che suona. Un giocoliere con spade.
Due nobili, evidentemente di buon umore, avanzano verso la folla. Uno si diverte a punzecchiare le brache d’un grasso servitore, servendosi di una spada presa al giocoliere. La gente si diverte alla scenetta fuori programma. Anche il giocoliere lascia fare. Ma il nobile, che forse è ubriaco, mette il disordine fra i saltimbanchi e taglia la fune della danzatrice, che cade in acqua.
Franconi, si volta furibondo verso il disturbatore. Anche lui prende una delle spade del giocoliere. Duello. Il nobile che ha tagliato il canapo ha la peggio, e cade ferito mentre accorrono le guardie.
Franconi fugge per scampare a sicura pena. Infatti a Venezia è proibito severamente ogni duello.
Lo rivediamo a cavallo, al piccolo trotto, mentre arriva a Lione. Non è più vestito con eleganza. II cavallo trascina, con altre bestie, una vettura.
Franconi scende da cavallo, sfinito, e saluta il postiglione che gli ha permesso di arrivare prima a Lione.
Franconi solo su una piazzetta. Si appoggia al muro, stanco e affamato. Una donna esce da una casa gentilizia. Lo vede, lo soccorre, lo invita a entrare. Gli dà una tazza di brodo e del cibo per rifocillarlo.
“Non avete lavoro? Siete un postiglione? Potete fermarvi, se volete, nella stalla di mio marito. Ci sono molti cavalli da accudire”.
Franconi non smentisce la bella e giovane gentildonna, da cui è attratto. Resta a palazzo Gémont. Il padrone è molto vecchio.
Nella scuderia dove lavora, Franconi raccoglie uccelli che ammaestra come quelli dei saltimbanchi che abbiamo visto a Venezia.
Un giorno un marinaio gli vende un leoncino chiuso in una gabbia, che appena liberato lo morde.
La signora Gémont, che assiste alla scena, accorre a medicarlo. Stanno per baciarsi.
Un altro scudiere, geloso di Franconi per la sua valentìa nell’andare a cavallo e nel trattare le bestie, svela la propria presenza. La signora Gémont si ricompone; poi esce. Lo scudiere va dal padrone: ma non lo informa che dell’episodio del leone.
Franconi a colloquio col padrone, che gli ordina burberamente di portare altrove le sue bestie ammaestrate. Franconi reagisce. La moglie fa una scenata e costringe il marito a recedere dal suo proposito. Ma Franconi ha deciso di partire. Ha visto una Compagnia equestre in Lione e decide di farne parte, con le sue bestie.
La signora Gémont lo vede partire.
La Compagnia di Lione è diretta da uno spagnolo, Gomez. Franconi è accolto cordialmente. Gomez si fa presentare le bestie di Franconi.
“Stasera le mostrerete al pubblico di Lione”.
Nei manifesti è aggiunto il nome di Franconi: “eccezionale debutto”.
La signora Gémont, da un palchetto, vede trionfare Franconi.
Franconi è ben vestito, bellissimo. Essa, non vista, si allontana, commossa per il successo, dietro il marito impaziente e irritante che abbandona lo spettacolo dopo il numero di Franconi.
Qualche tempo dopo.
Grande trionfo di Franconi. Morte dello spagnolo Gomez. Franconi direttore del complesso.
Applaudito anche dai colleghi d’una carovana di passaggio, tra i quali il nome di Franconi, come in tutta la Francia, è divenuto famoso. Tra essi incontra la ballerina sul filo di Venezia.
“Ho sempre pensato a voi. Volete essere mia moglie?”
Un comizio popolare nell’edificio dove si esibisce la Compagnia Equestre. Il popolo di Lione vi partecipa. La gente della “pista” assiste come ad uno spettacolo in cui, una volta tanto, fa da pubblico.
Uno del popolo dà annunzio degli avvenimenti di Parigi. E’ la rivoluzione. Seduta tempestosa. Rissa che scoppia. Lo stabilimento brucia sotto gli occhi inorriditi degli artisti, che cercano di salvare costumi e bestie.
Franconi parte coi suoi per Parigi.
Al Faubourg du Temple.
Il popolo è diviso tra le baracche dei saltimbanchi e i discorsi di Robespierre. Franconi cerca un maneggio dove esibirsi con la sua gente.
A Parigi trionfa l’Anfiteatro dell’inglese Astley.
Presentazione di Astley attraverso una delle sue celebri pantomime equestri. Incontro fra Astley e Franconi, i due fondatori del “circo” moderno.
Ma la notizia della guerra, il precipitare degli avvenimenti, costringe improvvisamente Astley – ex sergente dei dragoni britannico, eroe in guerra – a partire per la Gran Bretagna.
Esso dà cavallerescamente la mano e il cambio a Franconi, di cui ha già sentito parlare, e gli offre il proprio stabilimento.

Il Circo Olimpico a Parigi

Franconi muta il titolo di Anfiteatro Astley in Circo Olimpico.
Invita tutto il pubblico di Parigi ad una grande serata in onore dei capi popolari.
Serata di gala al circo: cavalli, buffoni, saltatori, acrobati.
Franconi dirige. Va ad ossequiare i capi popolari. Chiede – approfittando dell’atmosfera di festa – un risarcimento per i danni subiti dal suo complesso di Lione, incendiato. Alcuni lo sostengono ma il cittadino Lagrange accampa pretesti per non fargli aver nulla, e dice che gli altri non possono deliberare sul posto, ma in un regolare Tribunale. Di malavoglia essi ritirano la promessa.
Franconi è deluso. Breve battibecco con i capi popolari. Il contrasto viene per il momento appianato.
Lagrange, il cittadino che si è opposto, nella sua stanza. Suoi uomini riferiscono tra l’altro che una gentildonna di Lione, di nome Gémont, arrestata per aver resistito alle autorità popolari, è fuggita a Parigi. Ordine di eseguire ricerche immediate.
Una donna per strada. E’ la signora Gémont. Arriva da Franconi. Chiede aiuto. Riconosciuta, viene nascosta nel circo. Ma Lagrange viene informato dai suoi uomini che la signora Gémont è stata vista sparire nel circo. Manda ad arrestarla, ma prima ordina che Franconi venga chiamato alla Questura con la scusa del risarcimento. Franconi accorre di buon grado ma vede altri poliziotti che si dirigono verso il circo. Marcia Indietro.
Franconi a cavallo arriva in anticipo. Ordina ai tiratori del circo di armarsi. Sua moglie afferra anch’essa una carabina. Le guardie non possono entrare nonostante gli ordini dell’infuriato Lagrange.
Il popolo si raccoglie attorno al circo rumoreggiando.
Il popolo difende Franconi, vero cittadino della Rivoluzione, che ogni giorno dà spettacolo al popolo.
Le guardie battono in ritirata dopo aver cercato invano di entrare, sparando e tentando di violare l’ingresso.
Ma la gente del circo si è difesa come ha potuto. Qualche baruffa. Uno scimmione, con un bastone in mano, atterra vari sanculotti. Cavallerizzi, tiratori di spade, forzuti, cani, hanno partecipato alla lotta.
Approfittando della ritirata delle guardie, la signora Gémont può partire con una piccola scorta. Essa abbraccia la moglie di Franconi, che l’ha aiutata. Non c’è tra loro sentimento di gelosia, ma di reciproca generosità. Franconi bacia la signora Gémont per la prima volta, in un estremo saluto, mentre essa fugge e lo saluta per sempre.
Franconi torna fra i suoi.
Li invita a continuare il loro lavoro, i loro esercizi preparatori. Nel circo non si può interrompere l’allenamento, qualunque cosa accada, altrimenti ne soffre lo spettacolo e la vita stessa del circo.
E mentre drappelli di soldati passano per le strade, acrobati, volteggiatori, saltatori riprendono il loro posto di lavoro.
Franconi: “II pubblico ci attende stasera, come ogni sera”.
E, su un accordo d’orchestra, ricomincia lo spettacolo del circo. Fra gli spettatori ci sono i capi popolari. Qualcuno, molto influente, rimprovera Lagrange delle sue impazienze del giorno prima. Il popolo saluta Franconi con simpatia. “Vedi? E’ un amico del popolo!”.
Franconi appare con un inchino al suo pubblico, mentre un cavallo saluta con le zampe in aria.”

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