Il luogocomunismo sul circo colpisce ancora. Ce ne fornisce un esempio un articolo dell’esperta d’arte Francesca Bonazzoli a pag. 49 del Corriere della Sera datato 6 aprile 2012. Parla, la Bonazzoli, di Goya, autore di “scene clownesche di feste popolari”; e parla di Picasso, che ben conosceva i dipinti del Goya e a sua volta fu affascinato dall’idea di realizzare scene di vita circense. Volendo, si poteva aggiungere che Picasso era stato legato al mondo circense anche da rapporti di personale frequentazione di quel mondo. Ma quel che mi interessa porre in risalto in questa sede è la considerazione che segue.
“Ma più sorprendente”, si legge, “è il fatto che un soggetto come quello del circo – un tipo di divertimento oggi ormai quasi solo destinato all’ingenuità dei bambini e soffocato da tutt’altra industria dell’entertainment basata su televisione, cinema, film in 3D, concerti spettacolari delle rock star – non è affatto morto e, anzi, sembra rivivere un grande revival”. Vien fatto di rispondere che un esame più attento, più ravvicinato, di questo spettacolo così “bambinesco” qualche risposta sulla sua perdurante, ostinata sopravvivenza (malgrado certe scrittrici del giornalone di Milano) potrebbe fornirla a chi davvero desidera approfondire un poco le cose. Certo è più ‘a la page’ pensare che il circo è solo un bel giocattolone e lasciare che il luogo comune continui a scorrere a fiumi. Oltrettutto è Pasqua, che per molti è solo una festa del week-end.
Ruggero Leonardi