Metti una sera d’estate al circo. Di quelli che “basta la parola”, come diceva la réclam. E le sorprese non mancano. Bellaria Igea Marina, riviera romagnola, dove in agosto le offerte pensate per i vacanzieri non mancano di certo. Eppure arriva la carovana gialla di Moira e nell’aria c’è come una smania elettrizzante e il tendone sembra una calamita.
Poco prima che si illuminasse la pista, abbiamo intervistato Stefano Orfei Nones e così come è scaturita, davanti ad un registratore acceso in mezzo alle roulotte, quando il sole si era ormai nascosto all’orizzonte, ve la proponiamo. Una conversazione in presa diretta, senza troppi fronzoli ma abbastanza densa di contenuti.
In effetti lavoriamo in Italia 365 giorni l’anno. L’ultima volta che abbiamo lasciato i confini nazionali è stato nel 2004 per andare in Slovenia. In Europa siamo sempre andati poco e per una ragione molto semplice: in Italia lavoriamo bene. A partire da agosto, poi, benissimo.
In quali aree geografiche avete più seguito?
Direi un po’ in tutta Italia. La giriamo tutta e torniamo nelle stesse zone ogni due – quattro anni. Se lasci un bel ricordo, quando poi ritorni la gente ti segue.
La morale è che lavorando bene un circo non ha problemi a fare il tutto esaurito nemmeno in tempi di crisi delle Borse?
Esattamente. La qualità e la serietà fanno la differenza, anche per i circhi. Chi racconta “balle”, chi promette ciò che non mantiene, non fa successo e anzi danneggia il circo. Ormai il pubblico conosce l’Orfei vero e quello falso, tentare di barare non dà risultati. Inoltre noi facciamo lo spettacolo 365 giorni l’anno e lo facciamo sempre ad un certo livello. Magari un anno può piacere di più o e un altro anno di meno, magari cambia qualche numero (anche perché non chiudendo mai bisogna prevedere una certa turnazione di artisti e numeri) ma l’asticella della qualità si mantiene ad una certa altezza.
Glielo dico subito: è la mancanza di piazze. Gli animalisti lasciano il tempo che trovano, la gente sa chi sono e per cosa di battono, hanno un seguito limitatissimo. Fra di loro poi ci sono quelli più fanatici, che urlano, offendono, imbrattano e fanno anche dei danni alle nostre attrezzature, e ci sono quelli un po’ più ragionevoli. Tutti sono abbastanza ignoranti, nel senso proprio letterale, non conoscono il circo e la vita degli animali all’interno. Dicono no agli spettacoli con animali e a tavola mangiano carne di cavallo, mucca, maiale, gallina allevata in batteria, eccetera. Loro non sanno che per noi i primi artisti sono gli animali, che nascono con noi, vivono con noi, sono trattati come figli… E dunque lasciamo che pochi fanatici continuino a manifestare le loro idee. Il circo non andrà in crisi per questo.
Sì. A partire da città importanti come Roma, Milano e Firenze, passando per quelle medie e piccole. A Rimini, ad esempio, evitiamo di andarci perché bisognerebbe lavorare molto lontano dalla città, a Viserba Monte. Questo è un peccato, non tanto per noi ma per i tanti turisti di Rimini che invece vorrebbero assistere al nostro spettacolo. Quindi le amministrazioni che non mettono a disposizione le aree, come prevede la legge, anzitutto non fanno un buon servizio ai cittadini prima che ai circhi. L’altro problema è quello burocratico, la mole dei documenti necessari per lavorare. Gliene dico solo uno: in passato i permessi di soggiorno per artisti e operai duravano due anni, adesso 6 mesi. Bisogna continuamente preparare scartoffie.
Dopo Una tigre per amore e Il bacio del leone state preparando qualcosa di nuovo?
Per il momento no, anche se ogni tanto io e Brigitta ci confrontiamo e ne parliamo. Il bacio del leone lo terremo per tre anni anche perché dobbiamo toccare (e presentarlo) tutte le principali città, poi cambieremo.
La commistione circo e teatro, se ben “cucinata”, funziona. Ma occorre professionalità, non basta scopiazzare generi diversi. Nelle nostre nuove produzioni devo dire che un apporto decisivo l’ha dato mia moglie Brigitta, che viene da una lunga frequentazione col teatro. E poi figure di primo piano come Cinzia Berni, che scrive spettacoli per il teatro, il coreografo belga Francis Demarteau (ai tempi d’oro vedette di Holiday on Ice e del Lido di Parigi), il musicista Osvaldo Camahue, compositore di fama internazionale, e Stefano Cenci, musicista e paroliere (per citare il più noto, suo, insieme a Paolo Audino, è il testo Brivido felino, cantato da Celentano e Mina). E per Il bacio del leone Cenci ha scritto due brani originali e mi ha insegnato anche a cantare dal vivo…
Il futuro del circo avrà più un’impronta modello Cirque du Soleil o di circo tradizionale?
A mio parere il circo tradizionale, con qualche apertura al teatro e al musical, è destinato a durare in eterno. Nouveau cirque e circo tradizionale sono due offerte completamente diverse, e proprio per questo non è affatto vero che il Soleil è destinato a oscurare il circo tradizionale. Il Moira Orfei non ci ha mai rimesso quando ha lavorato “in concorrenza” nelle stesse città in cui c’era anche il Soleil. Noi rimarremo circo classico, con numeri di circo tradizionale e animali….
Non credo possa essere eterno, ma non tanto a causa della “caciara” degli animalisti, quanto perché in questo ambito non c’è ricambio generazionale. Passata la stagione di Flavio Togni, Stefano Orfei Nones e Braian Casartelli, al momento non vedo un futuro.
Ci sono però anche continue restrizioni verso cui sta andando la legislazione italiana e non solo, anche queste renderanno difficile il futuro degli animali nei circhi.
Certamente, anche se sono restrizioni assurde, dettate da ragioni ideologiche e non dal bene degli animali. Adesso non si possono più importare certi animali, come l’elefante africano, che però nel paese in cui vive viene ammazzato… o in India usato per lavorare durissimamente. Questa è la realtà.
Il mio futuro lo vedo nel circo, il mio desiderio è questo.
E qual è invece il suo desiderio come artista, guardando avanti.
La mia aspirazione è fare sempre meglio al circo in cui sono nato, continuare a migliorare lo spettacolo, così come sono riuscito a fare con Brigitta.
Fra i circhi stranieri quali sono a suo parere quelli migliori?
Sempre i soliti perché non si diventa i numeri uno dall’oggi al domani. In Europa Knie, Roncalli e Krone (preferisco il circo stabile, Krone Bau).
E fuori dal vecchio continente?
Mi piace l’organizzazione di Ringling ma non come fa il circo….
Questa è una rivelazione. E perché?
Lo giudico un po’ freddino come ambientazione.
Altri?
Tihany, è riuscito a fare molto bene.
Il circo in tv danneggia i circhi?
Se fatto bene no, lo aiuta soltanto, però deve essere di qualità, come Monte Carlo o come le prime edizioni di Circo Massimo o “Moira più Circo di Mosca” e altri.
Claudio Monti