Skip to content Skip to footer

Leggo sul Corriere della Sera di oggi, giovedi 20 dicembre, un articolo in cui si parla della tristissima, umiliante condizione dei cosiddetti “ragazzi di vita”. Ragazzi dalla sessualità incerta, soggetti a ogni tipo di sfruttamento da parte di uomini che sono indegni di definirsi tali. Non mancano tuttavia persone di buona volontà che operano per il loro recupero. E leggo che, fra gli strumenti adottati a questo fine, c’è anche l’attività circense.
“Gli attivisti”, si legge nell’articolo di Monica Ricci Sargentini, “puntano molto sulla prevenzione facendo informazione nelle scuole ma anche attraverso attività semi-ludiche come il circo, che oggi è composto da oltre 200 ragazzi con meno di 18 anni”. E a questo punto l’autrice fa l’esempio di Vital, cresciuto in una famiglia praticamente inesistente. “Nel circo inizia come giocoliere, ma spesso è sguaiato, scandaloso. A volte si prresenta sbronzo alle prove. I
volontari però insistono, lavorano duramente affinchè il ragazzo abbia una vita regolare. Oggi è inserito nel programma Viravida dove segue un corso professionalizzante e per farlo riceve uno stipendio di 250 dollari al mese. E’ un inizio e una speranza”.
Dunque, alla base di partenza verso il recupero ci sono alcune clave e alcuni cerchi che bisogna tenere in equilibrio nell’aria non perché sia “necessario” secondo le normali esigenze della vita quotidiana ma perché lo impone quella “necessità in più” che è l’ambizione umana.
Una lezione di vita che i circensi praticano tutti i giorni e che in questo caso si è rivelata medicina per chi, di se stesso, aveva smarrito la strada.
Ruggero Leonardi