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“Il circo è un modello di multiculturalismo”

Valentina Monti

“Penso che nel suo piccolo il Circo rappresenti un ottimo esempio di multiculturalismo”. Lo sostiene Valentina Monti, intervistata da (Manuella Miele) Immigrazione Oggi Donna. La regista ha fatto di recente parlare di sé per il suo film Girls on the Air, incentrato sull’esperienza di Radio Sahar, la prima radio indipendente dopo la caduta del regime talebano in Afghanistan.
Ma adesso è impegnata a far uscire entro il prossimo anno Circle. A long life journey, un documentario (produzione Kiné, che sta sviluppando questo progetto insieme a Home Movies- Archivio Nazionale del Film di Famiglia per la Regia che ha sede a Bologna) che è la storia del Darix Togni, “una famiglia circense che attraversa la storia Italiana degli ultimi cento anni”. Circle è più cose insieme: la storia d’amore tra Darix e Fiorenza, il domatore e la Ballerina. Il racconto di una commistione di razze, religioni, lingue, usi e costumi. Un mix di acrobati, elefanti, orsi, tigri, artisti che, tutti insieme, diventano i personaggi del film. “Viaggiano tutti insieme in un lungo percorso tra sogno, realtà e finzione”.

Fiorenza Colombo, di fianco a Livio Togni

La trama sarà più o meno questa: “Il Circo anche quest’anno sta per partire. Sessanta artisti, provenienti da tutto il mondo, si stanno preparando per il nuovo tour: animali, caravan, tendoni ed attrezzi sono quasi pronti. Partiranno da Reggio Emilia, destinazione Iran; è un lungo viaggio “…40 giorni di nave, se il tempo è buono”. Il tour in Medio Oriente è uno dei più lunghi della storia del Circo Togni; pensano di viaggiare per qualche anno tra piccoli villaggi e grandi città. Il modo di viaggiare di un Circo non è cambiato molto negli ultimi cinquant’anni”. La materia prima per narrare questa vicenda è tratta dalle immagini in 8 mm girate nel 1958 dai Togni in Egitto. Ma l’archivio amatoriale (ci sono anche Super8) è molto più vasto del viaggio nella terra delle piramidi e copre circa quarant’anni di vita di segatura.

Darix (col cappello)

“Il tuo lavoro ti ha consentito di conoscere realtà e paesi diversi. In particolare hai vissuto a Berlino ed a Londra. Queste città come si pongono verso il multiculturalismo? Qual è la tua impressione rispetto all’Italia?”, chiede l’intervistatrice. E Valentina Monti risponde: “Londra rappresenta a livello europeo il miglior esempio di città multiculturale poiché sono presenti molte comunità come quella indiana, pakistana, afro-caraibica, est europea, somala. Il multiculturalismo è vissuto non in modo problematico, ma come una ricchezza e una risorsa per il paese”. E poi: “Quali sono i tuoi impegni futuri?” E la regista rivela: “Sto realizzando un film sulla famiglia Togni, una delle prime famiglie circensi in Italia. L’intento è quello di raccontare gli aspetti della vita nomade e la convivenza tra persone proveniente da diversi paesi. Penso che nel suo piccolo il Circo rappresenti un ottimo esempio di multiculturalismo”.

Il grande Darix Togni

“Nel 2006 – spiega Claudio Giapponesi di Kinè a La Repubblica – è approdato nelle stanze di Home Movies lo straordinario fondo di Fiorenza Colombo Togni con la storia della famiglia, i viaggi, la grande storia d’ amore con Darix Togni, figura mitica dello spettacolo circense. Il loro amore nasce negli anni Quaranta sotto il tendone. Il doc prende le mosse da qui, ma poi narreremo il presente seguendo il circo nella nuova tournée con una piccola troupe, da Rio Di Saliceto, in provincia di Reggio Emilia, campo base della compagnia fino a Teheran, in Iran”.
Alla recente assemblea dell’Ente Nazionale Circhi, il presidente Antonio Buccioni non aveva usato la parola multiculturalismo, ma il significato del suo messaggio era identico a quello che sta per diventare la trama di un film: “Noi rappresentiamo la prima comunità multietnica della terra: non esiste circo in cui non si parlino quattro o cinque lingue e in cui non coesistano, rispettandosi e arricchendosi reciprocamente, più confessioni religiose”. E aveva aggiunto: “Il circo è una delle pochissime comunità che ha fondamentalmente mantenuto una propria identità socioculturale, direi anche etnica. Qui ci si conosce tutti da sempre, la nostra è una “familia”, come la chiamavano i latini, e questo è il primo valore da ritrovare, nella consapevolezza di rappresentare tradizioni e valori che ci vengono invidiati in tutto il mondo”.

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