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Il Circo di Mosca sbarca in Danimarca

Dopo la tappa veronese, il circo di Mosca della famiglia Rossante si prepara ad nuova avventura, che Larry Rossante ha svelato alla rivista Circo. Ecco l’intervista in anteprima, che compare sul numero di marzo in distribuzione a giorni.

Larry Rossante (foto Silvia Ottaviano)

Le storie dei direttori di circhi possono essere altrettanto avvincenti, anche nella loro quotidianità, quanto la vita del circo stesso. E questo vale anche se il direttore di circo in questione è giovane dal momento che al giorno d’oggi, gestire l’impresa circo si può rivelare esperienza faticosa, estenuante ma anche soddisfacente quando si vedono i buoni risultati sortire applausi e sorrisi. Larry Rossante ha trent’anni esatti ed è il direttore del Circo di Mosca già da qualche anno.
Quando hai iniziato esattamente?
Avevo 23 anni, quindi sono ormai sette anni. Affiancavo già da tempo mio papà, poi lui ha scelto di lasciare il mondo del circo per un altro lavoro e, dopo un iniziale periodo sostenuto da altre persone, a 23 anni è iniziata la mia avventura nei panni di direttore del circo.
Devo dire che godo della collaborazione di mio fratello Kevin che si occupa di aspetti logistici. Prima cosa facevi? Anche io ho svolto il “mestiere” artistico, come acrobata al tappeto elastico e come clown. Ma non credo di essere dotato di un gran talento da quel punto di vista. Preferisco l’aspetto gestionale, anche perché se ci si concentra bene su una cosa si è sulla buona strada per farla al meglio.
Quali sono gli aspetti di questo lavoro più pesanti?
Quelli che riguardano le mansioni amministrative. Se dovessi dirti tutti i problemi che incontro non basterebbe l’intera rivista! Il mio ruolo, come del resto quello degli altri direttori, è particolarmente difficile in Italia dove la gestione deve sottostare a regole e tempistiche spesso assurde. Certo, questo è un lavoro duro anche a prescindere da queste difficoltà: gli spostamenti, i giorni del viaggio, montare e smontare tutto non è semplice. Però se a tutto questo aggiungiamo le difficoltà che le regolamentazioni italiane e la burocrazia impossibile ci provocano allora davvero diventa difficile. Basta solamente pensare alla richiesta di permessi, gli avvisi, i visti per gli artisti stranieri.
Gli animali?
Questo è il primo punto. Noi al circo di Mosca non abbiamo animali di proprietà ma gli artisti che scritturiamo, di comprovata fama e di alto livello, sono già perfettamente organizzati, sanno quali sono le regole e le richieste della legislazione. Noi quando possiamo, ovvero quando la piazza che occupiamo lo permette, allestiamo un unico grande tendone riscaldato sotto al quale gli animali stanno assieme, e facciamo anche in modo che sia visitabile.
Come vengono scelti i vostri numeri?
Abbiamo l’insegna circo di Mosca da otto anni e per questo motivo almeno metà della scaletta offre artisti di provenienza russa. Quindi, ad esempio, su 12 numeri sei o sette sono russi. Le modalità attraverso cui li scelgo avviene attraverso video spontaneamente inviati oppure attraverso una personale ricerca poiché frequento molto i festival dove posso vedere i migliori artisti all’opera. Quello che conta è cambiare il programma per offrire qualcosa che sia sempre nuovo; capita che ci riproponiamo in piazze visitate non molti mesi prima ma da offrire abbiamo sempre una scaletta diversa. E gli animali hanno un ruolo importante, quattro o cinque esibizioni prevedono animali perché la gente che viene al circo vuole questo.

Il manifesto del circo Palmiri-Benneweis

Attualmente in cosa siete impegnati?
A fine febbraio abbiamo terminato la tournée invernale. Siamo tornati ai nostri quartieri d’inverno in Veneto. Ora abbiamo in programma una tournée in Danimarca. Una terra che mi incuriosiva e già da un po’ ci stavo pensando. Tra l’altro anni fa Egidio Palmiri aveva realizzato una collaborazione con il circo Benneweis; ma da allora poco c’è stato di scambio tra Italia e Danimarca e sono contento di poter rinverdire questa tradizione.
Riscontri maggior facilità di avviamento in un piccolo centro urbano o nelle grandi metropoli?
Non conta la dimensione della piazza perché il successo dipende più dal fatto se di recente un circo ha già visitato la zona. Se il circo non è stato per tanto tempo in una piazza la gente ha voglia di andarci, mentre se un circo è passato solo pochi mesi prima, non tanto.

Egidio Palmiri con tre elefanti del Palmiri-Benneweis in una rara foto d'epoca, durante la lavorazione di un film su Annibale. Alla sua destra, l'ammaestratore Nielsen che aveva abituato i suoi elefanti a muoversi in pista in maniera autonoma, tanto da starsene in disparte (foto archivio Palmiri)

Tornando ai problemi che incontri quotidianamente: quali sono i principali?
Il primo sono le tempistiche. Purtroppo da che facciamo richiesta a che riceviamo una risposta passa veramente tanto tempo. Ad esempio, ora che andiamo in Danimarca, io so esattamente che spostamenti affronteremo e lo so già da almeno quattro mesi. Da aprile a settembre abbiamo l’agenda perfettamente organizzata. Ad ottobre iniziamo la tournée in Italia e sono certo che fino ad agosto non riuscirò ad avere delle risposte concrete. Questo si ripercuote sulla nostra organizzazione, sugli ingaggi, sugli impegni degli artisti e sulla pubblicità, che è il secondo problema. Non avendo chiari i tempi e quindi le tappe definitive della nostra tournée non abbiamo neanche i tempi minimi per chiedere i permessi di affissione. Così ci ritroviamo, per forza di cose, ad affidarci ad un tipo di pubblicità invasiva e a volte ai limiti dei regolamenti. Sappiamo che è fastidiosa, poco bella, e anche poco utile. Noi vorremmo utilizzare i cartelloni che poi possiamo rimuovere, una tipologia di pubblicità che richiede un costo dal momento che ogni cartellone ha il prezzo di sette euro. Ma poiché sappiamo le cose all’ultimo momento non riusciamo ad organizzarci in questi termini.
C’è qualcosa che ti auguri per il futuro del Circo di Mosca e del circo in generale?
Spero che nei prossimi mesi ci sia una ripresa perché purtroppo quest’anno la crisi si è sentita. Forse alcuni circhi spariranno anche per colpa di questa recessione. E poi mi auguro che ci sia un dialogo vero con i comuni delle varie città, in modo che si portino avanti i doveri delle imprese circensi, ma che ci siano nel contempo anche dei sacrosanti diritti.
Stefania Ciocca

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