di don Luciano Cantini
A cinquantatré anni di distanza si è ripetuta la medesima scena. Il Circo, all’epoca, accompagnato da Mons. Dino Torreggiani, fu accolto nell’appartamento privato, quest’anno è stata la grandissima Aula Paolo VI che ha accolto oltre ottomila partecipanti, tanto che alcuni gruppi sono rimasti all’esterno.
Parlando con Alberto Orfei, figlio di Orlando, mi raccontava che allora l’Udienza e la copertina della Domenica del Corriere che la racconta, ha dato dignità nuova al Circo. Raccogliendo i racconti delle disavventure dei circensi e lunaparkisti e delle loro difficoltà a relazionarsi con i preti che incontravano, magari per chiedere di poter celebrare un battesimo o una messa, per quella che è stata la mia esperienza personale girando per l’Italia, mi sono sembrate reali e plausibili. D’altra parte, la storia non del tutto positiva delle relazioni tra il mondo ecclesiastico e quello viaggiante è lunga e significativa. Quanti vecchi circolanti si ricordano ancora, e mi hanno confidato, che quando arrivavano in un paese il prete avvisava la gente di non andare a vedere quello spettacolo immorale.
I pregiudizi sono lunghi a morire e ad essere smontati. Nell’Udienza che Benedetto XVI ha concesso al Circo e allo Spettacolo popolare, il Papa è stato molto esplicito chiedendo alle Amministrazioni pubbliche di impegnarsi “per la tutela della vostra categoria, incoraggiando sia voi sia la società civile a superare ogni pregiudizio e ricercare sempre un buon inserimento nelle realtà locali”.
Il messaggio che il Papa ha lasciato al mondo del Circo è stato profondo e ricco di spunti di riflessione per il futuro della categoria. Mi ha colpito in modo particolare, all’inizio del discorso, quando il Santo Padre ha sottolineato “la capacità di usare il linguaggio particolare e specifico della vostra arte” che “costituiscono proprio una via immediata di comunicazione”. In un tempo in cui la comunicazione si fa difficile, contradditoria, conflittuale, il linguaggio d’arte del circo riesce ad aprire strade di “dialogo con piccoli e grandi, suscitando sentimenti di serenità, di gioia e concordia”.
I pregiudizi sono davvero caduti e cancellati, vale la pena ricordarcelo e ricordarlo al mondo, nel caso lo si dimentichi perché “rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità” sono “virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni”.
È stato meraviglioso vedere uno chapiteau e una giostra montati in piazza San Pietro, un sogno che sembrava irrealizzabile, è stato incredibile vedere insieme tanta Gente del Viaggio raggiante di dignità, ma ancor di più ascoltare queste parole di Benedetto XVI che rimarranno incise nella storia del Circo e della Chiesa.