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di Alessandro Serena

EDIMBURGO – Un festival unico al mondo. La definizione più semplice è anche la più esatta. Dal 1947 il Festival di Edimburgo non ha perso un colpo ed è anzi in continua crescita. Stiamo parlando del Fringe, la manifestazione composta da spettacoli autoprodotti provenienti da tutto il mondo che è nata all’ombra di quella ufficiale diventando di fatto la più importante rassegna di spettacoli sul pianeta. La storia è questa: quando nell’immediato dopoguerra il responsabile della cultura della città scozzese decise di organizzare una rassegna di spettacoli, un gruppo di giovani entusiasti decise di proporre anche un festival off, ovvero non patrocinato dalle istituzioni ma “libero”, composto da proposte artistiche autonome. Il successo fu tale da diventare di carattere internazionale e 65 anni più tardi il Fringe è diventato la più frequentata vetrina di spettacoli dei cinque continenti.
Spettacoli di ogni tipo: musica, danza, cabaret, teatro, opera, marionette, etc. etc. e ovviamente circo! Qualche numero: in tre settimane sono presentati 2.700 spettacoli con 4.800 artisti in 280 luoghi diversi visitati da oltre un milione e quattrocentomila spettatori. Un festival da guinness, sia perché da anni detiene ogni record del genere sull’importante bibbia dei primati, sia per la birra (non solo quella irlandese) che scorre a fiumi durante i giorni e le notti della manifestazione. In effetti anche gli incassi paralleli sono da primati.
Gli organizzatori hanno saputo trasformare la città in un enorme parco dei divertimenti con delle zone enogastronomiche sempre affollatissime negli spazi antistanti ai teatri o ai luoghi deputati agli spettacoli. Luoghi che sono in realtà di ogni tipo. Non bastando più i teatri sono state utilizzate aree di vario genere. Spazi aperti, chiese sconsacrate, aule universitarie o scolastiche, palestre e, ovviamente, tendoni piccoli e grandi. Dagli chapiteau assai capienti della famiglia Gandey (una dinastia di circensi molto attiva) ai piccoli raffinati spiegeltent di importazione tedesca. C’è da dire che non tutti gli spazi si riempiono. Accanto a spettacoli interamente sold out per le tre settimane, per i quali è impossibile trovare un biglietto, ce ne sono di quelli del tutto disertati dagli spettatori. Ma al di là del successo economico essere al Fringe rappresenta per le compagnie un’opportunità unica al mondo di essere visti da centinaia o migliaia di operatori. Avere successo qui può voler dire assicurarsi anni di tour in tutto il mondo. E visto il carattere di internazionalità al Fringe vanno sempre forte gli spettacoli di teatro fisico e fra questi quelli circensi o similari che spesso però sono presentati in formati diversi da quello classico, con poche persone in scena ed estetiche e stili particolari. Ecco, in maniera non esaustiva ma significativa, com’era composta l’offerta di quest’anno.

Mamma Africa, talenti dal continente nero

Una produzione nata in Germania sull’onda del successo di Afrika Afrika che ha il merito di mettere in risalto talenti del continente nero seppure con un’estetica semplice con riferimento a luoghi comuni fin troppo abusati. Con proiezioni di cartoline anche troppo conosciute e stereotipate: le piramidi, la jungla, gli animali selvatici. La piccola ma dinamica compagnia aveva tentato una sortita anche in Italia. Dopo una tappa estemporanea per il capodanno 2007 a Bologna, era stato annunciato un mini tour con Milano e Roma, poi spostato ed infine cancellato, c’è da credere con grande rimessa di soldi degli organizzatori. Il format visto ad Edimburgo comprende una band di sette musicisti, molte danze scatenate e solo quattro numeri fra i quali spiccavano un contorsionista davvero flessibile e una coppia di icariani padre e figlio con il bimbo ad eseguire una notevole serie di 51 salti mortali a tempo. Si presentava in una sala grande e con ottima reputazione dell’Assembly, sempre con buon numero di spettatori.

Knee deep, il circo jazz

Un quartetto australiano composto da una donna e tre uomini (uno aborigeno) in uno spettacolo armonico composto da tecniche di bassa acrobazia, mano a mano, corda verticale, tessuto, trapezio. Figure non sempre di livello tecnico altissimo ma sempre molto originali. Quasi uno spettacolo di teatro danza o di circo danza con assoli, pas de deux, terzetti e quartetti con buona fluidità ed armonia ed interscambio di ruoli e posizioni con l’unica donna spesso nel ruolo di porteur ed in alcuni casi anche di fachiro con la notevole scena del chiodo piantato nel naso. Delle scelte musicali non banali al servizio di una specie di jam session di jazz con, come strumento, le doti fisiche dei quattro artisti. Il risultato è il tutto esaurito ad ogni replica con standing ovation convinta.

Tumble Circus, la carriera al tramonto di due generici giramondo

Foto Jane Hobson
Ha riscosso un buon successo una coppia di artisti, lei svedese e lui irlandese, buoni generici ma niente di più dal punto di vista tecnico. Un po’ di corda aerea, dei passaggi semplici di giocoleria ed equilibrismo mano a mano, un po’ più di sostanza nel numero di trapezio che chiude lo spettacolo. Ma la trovata è quella di una voce fuori campo che racconta la vita condotta insieme attraverso delle cifre significative. “Ci conosciamo da 7 anni e sei mesi”, “e 15 giorni” aggiunge la voce del partner. “Il che significa circa 8.000 ore di prove insieme, 1.000 spettacoli, 2.500 chilometri percorsi in macchina, oltre 200 camere di hotel. Così per estensione del pensiero nella testa dello spettatore scorrono le immagini di una vita da artisti. Tutto quello che c’è dietro al lavoro di un’ora presentato allo spettatore. Questo contrasto fra gli esercizi svolti e il senso della vita, uniti a qualche altra simpatica trovata comica rendono lo spettacolo piacevole e molto frequentato, anche grazie alla location scelta, il piccolo tendone a forma di mucca della Underbelly, fra le più centrali e conosciute del Festival.

Le tecniche circensi al servizio dello spettacolo

Spesso le capacità della pista sono messe al servizio di proposte artistiche di tipologie differenti, con esiti molto diversi. In Icarus, per esempio, si tenta di raccontare la storia del mito utilizzando anche tecniche aeree di sospensione in una messinscena piuttosto acerba e in una sala dal soffitto basso. Mentre in Nothing is really impossible tre giovani acrobati mettono in scena tecniche basiche del contact acrobatico e del mano a mano in uno spettacolo presentato interamente in un grande contenitore di legno con sorprese, nel quale il soffitto diventa porta, le pareti appigli per salire e così via in un vortice di trovate originali ed efficaci che hanno garantito un ottimo afflusso di pubblico.

Trionfa il Burlesque

La Clique Royale
Va di moda il vintage e con esso da qualche anno il Burlesque, un’antica forma di spettacolo a metà fra il teatro di varietà e lo strip tease (ma ogni definizione rischia di essere incompleta) che riscosse grande successo nell’Ottocento e che ora è stato riportato ai fasti di un tempo.
A Edimburgo tutto esaurito ogni sera in una bella spiegeltent installata nel centro della città (con tanto di deviazione del traffico) di fronte alle prestigiose sale di Assembly della più importante compagnia di Burlesque del mondo, La Clique, un gruppo di artisti internazionali che qui in Scozia ha presentato lo spettacolo The Queen’s Selection con personaggi esilaranti ed irresistibili come Gerry Connolly nel ruolo niente di meno che della Regina di Inghilterra, oppure il Re del Burlesque, Michelangel, l’Elvis Presley dei Balcani (un cantante con ciuffo impomatato che adesca donne e uomini del pubblico), un conferenzier illusionista e comico, un paio di equilibristi spogliarellisti, una ballerina acrobatica con torce di fuoco ed altri stravaganti macchiette che hanno attirato ogni sera circa 400 spettatori.
La mangia spade Beautiful Jewels
Ma il Burlesque era in scena un po’ ovunque in diverse forme. L’esilarante spettacolo Briefs era interamente al maschile (per modo di dire, all’anagrafe), nato per gioco in Australia nel retro (appunto) di una libreria. In pratica una vecchia rivista alla Cage aux Follies con ottimi spunti e singoli talenti notevoli anche in dure discipline circensi come le cinghie aeree. Per fare Burlesque basta poco: un locale, un presentatore comico, un po’ di erotismo ironico, un numero o due. Più che la bontà degli ingredienti conta la voglia di divertirsi del pubblico in sala. E si divertiva eccome al notturno Boom Boom Cabaret anche grazie alla presenza di artisti d’eccezione come la raffinata e sensuale mangia spade Beautiful Jewels.

Alla ricerca di nuovi fenomeni

Tumble Circus
Il Fringe è da decenni una cartina tornasole del mondo dello spettacolo in genere. Qui si sono esibiti, ed in alcuni casi fatti conoscere, artisti del calibro di Pavarotti, Robin Williams, Rowan “Mr Bean” Atkinson, solo per citarne alcuni. Per quanto riguarda il circo il Fringe ha sempre mostrato particolare sensibilità scoprendo o affermando spettacoli come i francesi Archaos e Baroque, l’australiano Circus Oz, il canadese Cirque Eloize, l’americano Jim Rose e altri complessi che si sono poi rivelate pietre miliari nella storia del circo classico e contemporaneo. Ciò che appare oggi è che non ci siano in vista ad Edimburgo, come da nessun’altra parte, grandi fenomeni simili che possano essere punti di riferimento importanti per il futuro. Non si avvista, all’interno di un orizzonte prossimo, un Cirque du Soleil, un Roncalli, ma neppure un evento di altro tipo la cui importanza possa essere paragonata a quella che aveva fino a qualche anno fa un saggio di fine anno del CNAC francese.
Non si sa perché sia finito un certo slancio iniziato negli anni Settanta o perché sia in atto al contrario una proliferazione che tende alla moltiplicazione delle compagnie e di conseguenza alla divisione dell’interesse e dell’attenzione fra tutte queste: una sorta di democratizzazione del successo. Sta di fatto che, pur con questi distinguo, il circo, classico o contemporaneo che sia, conferma di avere un ruolo di primissimo piano nel contesto dello spettacolo dal vivo internazionale.