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Il “cafonal” dilaga e approda anche a Cortina

Andrea Franceschi

Ci perdonerà Roberto D’Agostino se prendiamo a prestito il suo conio: il virus della cafoneria non è solo quello estetico, dei gesti e dei costumi dei vip immortalati da Umberto Pizzi. E’ anche quello delle parole, e sta dilagando, come insegna il maitre à penser di Dagospia, che su questo debordante vizietto italico ha costruito la sua fortuna. E “cafonal” sono diventate anche le altezze dolomitiche un tempo esclusive. Se ci sono fotografie che non vorremmo mai vedere, ci sono anche cafonal che non vorremmo mai ascoltare. Il giovane sindaco di Cortina d’Ampezzo, che fino all’altro ieri non aveva detto nulla di così interessante da richiamare l’attenzione al di fuori del territorio comunale (tanto che ci sfugge il nome di quel primo cittadino), da ieri si è meritato qualche riga sui quotidiani nazionali. Non ha realizzato un’opera meritevole di fama, no. E’ andato sotto i riflettori grazie a Lele Mora e al circo: “Il signor Lele Mora e il suo circo, che frequentano Cortina da oramai 10 anni, sono persone non più gradite”. Il sindaco vuole tutelare il buon nome di Cortina, tanto che ha minacciato di “intraprendere un’azione legale per l’utilizzo improprio del marchio di Cortina che viene associato ad un evento (il veglione di Capodanno ed altro promosso dal talent scout veronese all’hotel Savoia, ndr) che si svolgerà in buona parte fuori dai confini comunali e con dei personaggi molto distanti dal nostro target”. Chi è attento a difendere il proprio marchio dovrebbe, poco poco, esserlo anche per i “marchi” altrui. Ma la classe non è acqua e non abita più nemmeno a Cortina.

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