C’è una generazione di artisti italiani che si è imposta negli anni ’90 nel panorama internazionale monopolizzando di fatto una delle specialità più impegnative tra le discipline circensi, ovvero i “giochi icariani”.
Senza far torto a nessuno citiamo, tra tutti, i fratelli Bello, Yuri e Sasha Guidi, Maicol e Guido Errani. Tutti questi talenti sono caratterizzati da una grande comunicativa e dalla peculiarità di saper esprimere lo stile italiano capace di porre le personalità degli artisti stessi al centro, con ogni esercizio delle loro attrazioni valorizzato nella ricerca del bel gesto ma senza eccessivi appesantimenti drammaturgici.
Quali rappresentanti della moderna “via italiana al circo” i fratelli Roni e Stiv Bello costituiscono un caso emblematico di come i nuovi esponenti delle grandi dinastie circensi sappiano guardare al mondo che cambia.
Nati nel contesto del Circo Medrano, in seno alla famiglia Casartelli – una delle più vitali del panorama nazionale sotto ogni profilo – i fratelli Bello hanno beneficiato del carattere dei loro genitori: il padre Luciano è stato uno dei più dirompenti giocolieri dei suoi tempi e tutt’ora la sua presenza in pista nei panni di un Monsieur Loyal semiserio lascia il segno; la madre Josette – mancata prematuramente nel febbraio del ’97 – incarnava appieno il temperamento dei Casartelli, forte ed accogliente per definizione. Partendo da questo DNA Roni e Stiv hanno sviluppato ben presto la loro personalità.
Roni nasce nel 1973 e Stiv nel 1977, quest’ultimo frequenta per due anni l’Accademia del Circo irrobustendo i pregnanti insegnamenti paterni. Roni si cimenta nella disciplina degli eccentrici acrobatici al cosiddetto “tavolo strisciato” con Elvio Anselmi partecipando alla Premiere rampe del 1989. Colla medesima attrazione avrebbe dovuto far parte del cast del XV Festival du Cirque de Monte-Carlo 1990 ma per motivi di ordine non artistico la partecipazione non avviene. La carriera dei nostri prosegue all’insegna dell’eclettismo, come si conviene alla tradizione italiana, senza che per questo vengano sacrificate la naturali attitudini. Roni diventa, quindi, porteur della troupe dei volanti al trapezio Silvest (o Silver o Silvester), per diversi anni in auge in Casa Medrano mentre Stiv si diverte come componente della troupe di saltatori marocchini Marrakech. Entrambi fanno parte, assieme ai cugini, del grande gruppo equestre che presenta il jockey di casa. Ma la disciplina che ha reso celebri i fratelli Bello è quella dei “giochi icariani”, come abbiamo detto.
I due hanno iniziato a lavorare al loro numero ventidue anni fa prendendo parte nel 1995 al Festival di Monte-Carlo, vincendo un premio speciale e partecipando al galà di chiusura.
Sono questi gli anni in cui i Bello cominciano a conoscere le ribalte internazionali che apprezzano la qualità del loro numero che prevede tutti i passaggi più impegnativi della specialità, lo stile gustosamente sfrontato, la sobrietà di Roni contrapposta all’irriverenza di Stiv: da Scott in Svezia al GOP di Hannover, dalla temporanea sostituzione di Joseph Bouglione da Roncalli fino alla partecipazione all’ultimo spettacolo della storica Stadthalle di Vienna. I due fratelli piacciono molto e Bernahrd Paul li richiama da Roncalli per Luciano nei panni del ringmaster. Con questo grande bagaglio artistico i nostri affrontano la stagione 1998 da Louis Knie in Austria per poi tornare da Roncalli nel 1999-2000.
L’inverno del millennio viene trascorso al Circo di Natale Ahoy a Rotterdam. Durante la permanenza da Roncalli nascono i Fuma Boys guidati da Fumagalli ed arriva l’ennesima partecipazione a Monte Carlo nel 2001 seguita dalla stagione in Germania proprio col Circo Fumagalli, ricco di talenti italiani.
A questo punto di una carriera già straordinaria giunge la scrittura per la produzione Varekai del Cirque du Soleil che debutta a Montreal nell’aprile del 2002: qui i Bello lavorano simultaneamente con gli spagnoli Rampin
in un quadro unico nella storia del circo. Roni e Stiv restano col colosso canadese per dieci anni e mezzo, chiudendo la loro partecipazione nella città di Santiago.
Il resto è storia recente: il rientro a casa Medrano, la partecipazione alla produzione all’aperto Les chemins invisibles del Cirque du Soleil nel 2013 a Quebec City e i periodici galà negli States per il circuito del basket NBA e NCAA. Mai come in questo caso una carriera ricca e luminosa parla da sé e rende superflui i commenti di chi ha la fortuna di scriverne. Va aggiunto, però, che sullo sfondo di tanto talento e del meritatissimo successo vi sono una disponibilità verso il pubblico e le nuove esperienze, un’attitudine naturale a stare in pista o sulla scena concedendosi con passione: questi tratti caratterizzano Roni e Stivi Bello che non si fermeranno certo a questo punto del loro percorso artistico.
Francesco Mocellin
L’articolo compare sulla rivista Circo ottobre 2014