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Gli Zar del circo omaggiano il Principe della pista

Un palazzo dello sport gremito di gente entusiasta, un’enorme volta di vetro lavorato in stile belle epoque ed un’orchestra di una dozzina di elementi. È così che il Festival Internazionale del Circo di Mosca accoglie gli spettatori russi e i numerosissimi operatori provenienti da tutto il mondo. Il tendone utilizzato nelle passate edizioni era stimato troppo piccolo per contenere le richieste di biglietti. Per questo gli organizzatori hanno optato per la struttura del collaudato palazzo olimpico del ghiaccio. Una copertura speciale ha trasformato la pavimentazione ghiacciata in un’accogliente parterre (dove non si avvertiva il freddo) e lasciato lo spazio necessario per un grande spettacolo.

Ranieri e Grace Kelly
La quinta edizione del Festival è stata dedicata a colui che, nel mondo, ha affermato questo modello di kermesse: il principe Ranieri III di Monaco sul cui amore per Grace Kelly e sulla cui passione per la pista è stato proiettato un breve ma toccante filmato. In apertura proprio il direttore del Festival di Monte Carlo, Urs Pilz, ha letto un accorato messaggio di Sua Altezza Serenissima la principessa Stephanie, accanto al presidente del Rosgoscirk (l’organismo di stato del circo russo) Alexey Kalnikov. Subito dopo è iniziata la festa. Uno spettacolo partito con un numero che pochi anni fa si era aggiudicato il prestigioso Clown d’Oro proprio alla manifestazione monegasca: la troupe di artisti alla bascula Cernevski. Una dozzina di acrobati con un’ambientazione ispirata alla Mosca degli anni che furono con evoluzioni al limite del possibile come il triplo salto mortale con trampolo. La scelta di iniziare con un numero premiato a Monte Carlo, che di solito rappresenta l’apoteosi finale di qualsiasi spettacolo di altissimo livello, è servita a far capire ai presenti che tipo di standard dovevano aspettarsi, di livello eccelso.
A partire dagli incredibili numeri con animali presentati dagli artisti russi. Gli animali esotici di Gia Eradze (un piccolo estratto della produzione I cinque continenti, regia di Ruslan Ganeev che sta facendo il tutto esaurito in ogni angolo della Russia). Uno sfarzo paragonabile solo alle migliori produzioni del Moulin Rouge, del Lido di Parigi o di Holiday on Ice. Piume di struzzo, costumi rivestiti da pietre luccicanti, tessuti di prima qualità e disegni ricchissimi. Il protagonista della produzione ha un fascino androgino ed un carisma inconfutabile per quanto peculiare che inizia ad irrorare quando viene portato in pista su di una portantina luccicante, simile a Liz Taylor in Cleopatra o Serse in 300. Gli animali presentati sono cammelli, lama, yak, pappagalli, scimmie, in realtà la loro provenienza è alquanto eterogena e non giustifica un’ambientazione unica. Infatti le atmosfere spaziano dall’antico Egitto, all’Africa profonda, all’Amazzonia, a volte deviando per Guerre stellari con momenti vicini al barocco veneziano. Ma lo sfarzo è talmente impressionante da diventare di un kitsch sublime, col pubblico in visibilio.
Edgar e Eskold Zapachny
Altra grande performance quella dei felini ammaestrati da Edgar e Eskold Zapachny. I due giovani artisti sono i rappresentanti attualmente più noti di una celebre ed antica dinastia di artisti russi, anche grazie alle loro numerose partecipazioni a noti programmi Tv. Hanno presentato il numero che li ha resi famosi: un gruppo di nove tigri, di cui due bianche, una leonessa e due leoni, di cui uno bianco, impegnati in un ampio repertorio di esercizi tipici dei felini, ottimamente eseguito. Il branco sdraiato a terra, la passeggiata in circolo, la camminata sulle zampe posteriori, il salto nel cerchio di fuoco. Poi il passaggio di una rosa dalla bocca di Edgar alle fauci dell’enorme esemplare maschio dalla lunga criniera.
E il salto del leone con in groppa Edgar (roba da Guinness dei primati). I due ammaestratori lavorano tranquilli e mostrano di avere grande confidenza con i loro animali, ai quali voltano spesso e tranquillamente le spalle. I due sono anche autori e protagonisti di produzioni (come Kamelot) che presentano in grandi sale polivalenti di fronte a decine di migliaia di spettatori, la musica e i costumi sono da rock star, così come l’accoglienza da parte del pubblico.
Partecipava anche il migliore numero di elefanti dei nostri giorni e forse uno dei migliori di sempre. I pachidermi che furono di Alexey Dementiev e della moglie Taissia Kornilova sono ora mandati dal figlio Andrey. Quattro elefanti indiani che presentano esercizi assai rari a vedersi ai nostri giorni. Uno di essi rimane in equilibrio sulle zampe anteriori e con la proboscide fa roteare una decina di hula hoop gettati da Andrey, mentre con una delle zampe posteriori ne fa roteare un altro. In un altro momento un altro esemplare in equilibrio su di una zampa anteriore tiene in equilibrio sulla proboscide l’ammaestratore. Ci vorrebbero pagine per elencare tutti gli esercizi presentati da questi mastodonti.
Bisogna però citare la sapiente scelta di musiche, coreografie, tempi scenici e il carisma dell’artista. Diverso da quelli citati sopra, fatto di energia e semplicità, ritmo e sorrisi. Andrey sembra un allegro personaggio di un fumetto, una specie di Tin Tin della pista capace però di fissare standard altissimi della disciplina e del modo di presentarla. Un’ annotazione importante: il numero termina con l’ingresso in pista di un nuovo arrivato, un cucciolo che mostra una breve serie di esercizi, in maniera così dolce e spontanea da far ben comprendere di quale tipo sia la relazione fra Andrey ed i suoi animali. In sintesi una pietra miliare della storia del circo russo e mondiale.
Erano anche presenti il numero di rettili di Jolanda Mavilla e Tommy “Karakava”, fra i più interessanti del genere. Così come ha ben funzionato un’alta scuola a due presentata da Natalia e Salih, un mix fra stili diversi con buono standard tecnico.
In gara anche ottimi virtuosi del corpo. Su tutti il duo Popov – Scherbak (già medaglia d’Oro a Parigi), acrobati equilibristi con stile scanzonato ma tecnica eccelsa ed esercizi assai rari a vedersi, come il salto mortale da mani a mani. Un’esibizione sulle note di Singing in the rain e con il pubblico a battere le mani a tempo di musica. Forse i migliori al mondo in questo momento nel loro genere.
Poi i cinesi Yang Gang e Mou Qiang con esercizi che non si possono vedere da nessuna parte al mondo, come la verticale ad una mano sul collo del porteur mentre questo scende una lunga scalinata in verticale.
Altri exploit unici quelli dell’equilibrista armena Arevik Seyranian, con una tripla dislocazione delle spalle, anche se la messa in scena appare meno convincente che in passato, forse negli anni la pur giovane artista pare aver perso parte della sua eleganza.
Sono piaciute anche le barre parallele della troupe Kolyalhov, disciplina che proviene dallo sport ma che trova al circo una ottima collocazione. E il trio Fedosov, impegnato in tuffi da un trampolino elastico come in piscina. Poi Kristina Bynyakova, una ballerina con hula hoop a tempo di tango, con più presenza e fascino che tecnica.
Di buon livello anche la parte aerea. Con una coppia ucraina impegnata in un adagio aereo dal titolo Desire of Flight con dei passaggi tecnici notevoli ma presentati con un’eleganza particolare. Con i tessuti aerei delle due Elene, Petrikova e Baranenko, una disciplina ultimamente piuttosto diffusa, ma in questo caso presentata in maniera elegante con l’accompagnamento di un cantante dal vivo.
Infine i pali cinesi della troupe di Qibu, in realtà non fra i migliori del genere.
Il giovane Rudolf Levitsky ha presentato un numero di giocoleria chiamato Improvvisazione Jazz, con musica sincopata ma allegra ed attrezzi classici: palline, clave, cerchi. Giocolati, però, a cifre altissime con nove palline, sette clave, undici cerchi, roba da record del mondo, anche se a volte imperfetto.
Housch Ma Housch
La parte comica era di livello diseguale. Su tutti l’ucraino Housch Ma Housch (già premiato a Monte Carlo), con un personaggio peculiare ben disegnato e rotondo che coinvolge gli spettatori trascinandone in pista un paio per coinvolgerli in irresistibili gag. Probabilmente fra i primi cinque o sei al mondo. Poi Bella e Alex Cher, con entrate classiche ma presentate con un inedito stile surreale. Infine il Clown Harry con un repertorio assai ampio ma che è parso funzionare di meno nella grande sala.
A margine del festival gli operatori hanno potuto assistere ad una selezione di numeri di giovanissimi provenienti da tutta la Russia. A dimostrazione della vivacità del panorama e del lavoro che continua a svolgersi anche sulle generazioni a venire.
Il limite della manifestazione o, chissà, la sua ricchezza, è stata la provenienza degli artisti. In effetti veramente stranieri erano solo tre. Tutti gli altri dell’ex blocco sovietico, anche se immigrati all’estero.
La giuria, come al solito composta da prestigiosi direttori di circhi e festival, era presieduta dal celebre clown russo Anatoly Marchevsky ed ha deliberato in maniera piuttosto insolita. Su richiesta degli organizzatori sono stati conferite solo medaglie d’Oro o d’Argento, a tutti i partecipanti! Il presidente del Rosgoscirk ha giustificato questa discutibile decisione comunicando, anche se in maniera ancora ufficiosa, che il quinto Festival è stato l’ultimo articolato con questa formula.
Secondo il comitato organizzativo, infatti, non ha senso far competere un gruppo di elefanti con un giocoliere o dei trapezisti con un clown, in quanto discipline troppo diverse fra loro. In futuro l’enorme compagnia del circo di stato si concentrerà piuttosto su rassegne peculiari dedicate a varie discipline. Così vedremo Festival di giocolieri, di clown, di ammaestratori, ma mai più rassegne eterogenee. La motivazione è plausibile ed, in effetti, da molto tempo si discute di questo anche in altre sedi, ma sapere che non ci saranno più rassegne come questa di certo dispiace agli appassionati del genere. Mentre conforta sapere che, dopo un breve periodo di crisi a seguito della fine dello statalismo integrale, il circo russo ha ora saputo dotarsi delle infrastrutture e delle strategie necessarie per continuare ad essere un riferimento mondiale di assoluto livello.
Alessandro Serena