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Gli “Amici del tendone”: gadget, circo e fantasia

Alessandro Grasso, Pietro Zifarelli e Domenico Tripani con Vinicio Togni
La figura dell’amico del circo è sempre stata parte integrante, volente o nolente, del mondo del circo. L’identikit del perfetto “aficionados” circense prevede pressoché le medesime caratteristiche diffuse: passione, presenza costante e aiuto eventuale al circense di turno, posizione di neutralità in fatto di preferenze. In Italia esiste da tantissimi anni il Cadec (Club Amici del Circo) che racchiude al suo interno gli amici del circo “nostrani”, che realizza numerose e importanti attività e raduni, che vanta numerosi iscritti e che fra gli amici onorari annovera il senatore Carlo Giovanardi, Vittorio Sgarbi e Alessandro Meluzzi.
A Matera, al Circo Lidia Togni, abbiamo avuto occasione di incontrare un gruppo di ragazzi armati di amore circense e gadget, denominati “amici del tendone”, i quali ci hanno raccontato un po’ del loro curioso ed interessante gruppo che, da anni, gira prevalentemente per Puglia e Basilicata a dimostrare affetto ai vari circhi di passaggio da quelle
parti.
In quale anno si è costituito il gruppo “amici del tendone” e chi ne è stato l’ideatore?
Nel 2008, e l’idea è partita dai tre presenti oggi qui: Pietro Zifarelli, Domenico Tripani, Piero Mele. Successivamente, si sono aggiunti Alessandro Grasso, Diego Cossellu, Aniello Chiariello e Vincenzo Pellino.
Al centro Elisabetta Bizzarro e, alla sua sinistra, Diego Cossellu e Pietro Zifarelli, alla sua destra, Domenico Tripani e Alessandro Grasso
Risalta agli occhi, il fatto che, girate forniti di veri e propri gadget divulgativi.
Si, tutti noi possediamo materiale degli “amici del tendone”. Cappellini, felpe, tendine da sole per la macchina. Il primo è stato un cappellino nero con scritta bianca, poi zainetto, sciarpa e via via tutto il resto.
Ricordate qual è stata la reazione dei circensi la prima volta che vi hanno visti?
Qualcuno ha detto addirittura che eravamo ignoranti perché ci dovevamo chiamare “amici dello chapiteau”, non tenendo presente il fatto che ci troviamo in Italia e che qui si è sempre chiamato tendone.
Alessia Dell'Acqua insieme a Diego Cossellu, Domenico Tripani, Pietro Zifarelli, Rony Vassallo e Alessandro Grasso
I fratelli Farina con Pietro Zifarelli, Domenico Tripani e Diego Cossellu
Un episodio particolare che vi preme raccontare?
Il cappellino donato a Sharon Zavatta e Gioia Orfei. Sono state nei nostri confronti gentili e disponibili, così come Don Luciano Cantini, anche lui omaggiato del nostro cappellino rosso.
Avete in previsione nuove iniziative e progetti?
Oltre a girare per circhi in Puglia e Basilicata e partecipare tutti insieme ogni anno al Festival di Latina, accarezziamo il sogno di poter andare a Montecarlo, dove purtroppo non siamo mai stati.
C’è un circo preferito rispetto a tutti gli altri?
Non ce n’è uno in particolare. I circhi per noi sono tutti uguali ma, sicuramente, auspichiamo per il futuro che in Puglia ci sia più rotazione e varietà, visto che girano quasi sempre gli stessi, senza offesa per nessuno.
Michele Casale (secondo da destra) con gli amici del tendone
Cosa pensate da punto di vista artistico del circo italiano?
La qualità purtroppo ultimamente non è più all’altezza. E’ raro trovare spettacoli di buon livello.
E la ricetta secondo voi quale sarebbe?
Investire sullo spettacolo, troppo spesso trascurato, in ragione di altre cose secondo noi secondarie. Sarebbero sufficienti numeri non costosi ma professionali, i quali consentirebbero di far confluire un pubblico ultimamente latitante perché poco invogliato, anche a causa delle “fregature” subite.
La vostra opinione in merito alla questione degli animali?
Come dicono in molti, il circo è nato con gli animali e morirà con gli animali. L’importante è che esistano delle norme severe e precise riguardo al mantenimento degli animali, e che le si facciano rispettare.
Il “nouveau cirque”, comunemente detto circo contemporaneo, vi affascina?
Sinceramente no. Il Cirque du Soleil, ad esempio, secondo noi non è circo. E’ un ottimo spettacolo, ma il circo secondo il nostro punto di vista è con gli animali e con l’odore della segatura.
Qui si conclude la nostra chiacchierata, e dalle parole di questi indomiti appassionati scaturisce una grande volontà di
preservare il circo con gli animali, sicuramente legittima e in linea con il pensiero comune del circo classico, ma è sempre bene ricordare che il nemico non si chiama “nouveau circo”, così come gi animalisti non sono la causa principale della crisi del circo tradizionale.

Michele Casale