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Franconi al cinema: un magico atlante che si anima

Bel pubblico e molti applausi, venerdì 28 ottobre al Teatro Studio dell’Auditorium per l’anteprima di La meravigliosa avventura di Antonio Franconi, il film di Luca Verdone che ha rappresentato uno degli Eventi speciali della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Tra gli spettatori, oltre ad alcuni interpreti del film come Orso Maria Guerrini e Elisabetta Rocchetti e a preziosi collaboratori quali Antonio Giarola, presidente del Cedac, anche Carlo Verdone e il presidente dell’Ente Nazionale Circhi Antonio Buccioni.
Nato da suggestioni e sollecitazioni provenienti dalla ricchissima biblioteca di famiglia, allestita nel corso degli anni da quell’insigne studioso di cinema e di arte circense che è stato Mario Verdone, questo film scritto da Luca Verdone con la collaborazione di Massimo Biliorsi mette in scena la straordinaria avventura di un abile cavallerizzo originario di Udine che fece fortuna in Francia diventando uno dei padri nobili, insieme a Philip Astley, del circo.

Luca Verdone (foto Circo.it)
“Ci sono stretti legami tra il cinema e il circo – dichiara il regista prima della proiezione – e ho voluto ribadirli in un momento storico in cui molti valori sembrano opachi. Mi sembrava giusto, quindi, dedicare un film all’urgenza del sogno, della fantasia, del desiderio di uno spettacolo che potesse affascinare le platee di tutto il mondo”. Questa doveva essere senz’altro l’idea ispiratrice di Antonio Franconi, bel tipo di avventuroso carismatico interpretato da Massimo Ranieri.
Non si sarebbe potuto trovare interprete migliore di lui: non solo, ovviamente, per le doti recitative ma anche per la versatilità fisica, quell’aria da guascone, quello sguardo che ora vigila con controllata astuzia, ora s’accende d’improvvisa immaginazione.
Immaginazione, pragmatismo e astuzia: indispensabili talismani per attraversare, da cavallerizzo e artista di strada, le burrasche di uno dei periodi più tempestosi della storia, gli anni della Rivoluzione francese, e approdare non solo sano e salvo ma anche ricco famoso e capostipite di una grande famiglia circense, agli anni dell’Impero, allorché fonda insieme ai figli J. G. Henri e A. Laurent il Cirque Olympique.
Concepito come un suggestivo atlante che si anima nel momento in cui si sfoglia, il film si inscrive tra due scene che fungono da cornice e danno al tempo stesso la chiave di lettura: il sonno di un bambino nella polverosa soffitta di casa, tra un vecchio libro sul circo e la statuina in piombo di un cavallerizzo e il suo risveglio proprio mentre sotto casa sua si sta montando il tendone di un circo. È tra queste due scene emblematiche che prende corpo e si dipana la storia di Antonio Franconi, contrassegnata dal fatale incontro, dopo un duello in Italia e la fuga in Francia, con quel Philip Astley (interpretato da Orso Maria Guerrini) che aveva già fondato il suo circo a Londra e cercava suoi “affini” nel continente.
Tra le innumerevoli insidie di un clima sociale e politico quanto mai convulso e le molteplici difficoltà d’ordine pratico, Franconi dimostra, nella rappresentazione offertaci dal regista, due costanti significative. La prima può essere rintracciata nelle cure premurose e nell’amore verso i cavalli, elementi essenziali ai suoi spettacoli e ancor di più alla sua vita (particolarmente bella la scena d’alta scuola girata con la consulenza di Antonio Giarola e della cavallerizza Silvia Elena Resta e molto suggestive le inquadrature che mostrano Franconi a tu per tu con il suo cavallo); la seconda costante è, senza dubbio, la capacità di tenere insieme non solo i numeri degli spettacoli – tra i quali ci sono, nel film, le performance di autentici circensi di fama internazionale quali Corrado, Livio e Davio Togni – ma anche le personalità degli uomini e delle donne che eseguono quei numeri.
Ed è forse quest’arte di tenere insieme i fili dello spettacolo e quelli della quotidianità l’eredità più grande che il circo ha tramandato al cinema.
Maria Vittoria Vittori