Di concerto col presidente Enc, Antonio Buccioni, il presidente dell’Agis, Carlo Fontana, ha scritto una lettera al numero uno dell’Anci (nonché sindaco di Torino) Piero Fassino per richiamare l’attenzione e accendere i riflettori sul problema più stringente e preoccupante del quale fanno le spese ogni giorno i circhi italiani: quello della assenza di aree comunali sulle quali esercitare una attività consentita dallo Stato.
“Illustre Presidente, Le scrivo in relazione alla importante tematica relativa alle attività circensi e dello spettacolo viaggiante, che risultano penalizzate dal mancato rispetto degli adempimenti normativi richiesti ai Comuni, attinenti l’individuazione delle aree attrezzate per lo svolgimento di tali attività”, si legge nella lettera al presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, che richiama poi l’art. 1 della legge 337/68 (“Lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore”) e l’articolo 9: “Le amministrazioni comunali devono compilare entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento. L’elenco delle aree disponibili deve essere aggiornato almeno una volta all’anno. (…) Le modalità di concessione delle aree saranno determinate con regolamento deliberato dalle amministrazioni comunali, sentite le organizzazioni sindacali di categoria”. Mai legge fu forse più inapplicata.
“Tali norme che, di fatto, riempivano di sostanza la legge, sono andate incontro ad una forte elusione, al pari dei richiami all’obbligo di legge effettuati con la circolare del Ministero dell’Interno 599/c.12488 .13500 del 19 luglio 1995”, scrive ancora Fontana. “E’ un dato di fatto che a quasi 50 anni dall’entrata in vigore della L. 337/68, la stragrande maggioranza dei Comuni italiani (compresi i principali capoluoghi: Roma, Milano, Firenze, Bari, ecc.) è priva dell’elenco delle aree (e men che meno attrezzate e dotate di allacci per energia elettrica, acqua, sistema fognario), elemento basilare indispensabile e condicio sine qua non per esercitare l’attività circense. In questo mezzo secolo di attività, le imprese circensi sono state costrette ad allestire i loro chapiteaux in zone periferiche, su terreni impraticabili che spesso necessitano di essere resi agibili, di conseguenza sobbarcandosi anche costi ingenti, a partire dalle spese di affitto delle aree private in assenza di quelle comunali”.
La missiva così prosegue: “Siamo in presenza di una violazione sistematica del patto di onore e legislativo che la Repubblica, una e indivisibile, aveva contratto con le Categorie circensi e dello Spettacolo Viaggiante il 18 marzo 1968, prevedendo quale aspetto assolutamente
qualificante dell’azione del Governo e dei Comuni la redazione di un Regolamento di disciplina per la concessione delle aree (anche tali regolamentazioni sono spesso assenti) e di un elenco delle aree degne di questo di nome, quindi attrezzate, per ospitare in maniera dignitosa le imprese del settore, costituite da cittadini imprenditori e contribuenti di nazionalità italiana con il risultato di mortificare le condizioni di lavoro e, di conseguenza, anche le condizioni di stabulazione degli animali, che invece l’ottemperanza della legge avrebbe consentito pienamente.
Nel terzo millennio la situazione del “plateatico” si è ulteriormente aggravata con le decisioni di alcuni comuni di approvare sì regolamenti ma che escludono dalla concessione delle aree i circhi con animali. Non è questa la sede per confutare le tesi degli animalisti, che risultano però capziose e inesistenti laddove sussiste il rispetto – assicurato da tutti i circhi italiani – delle norme europee e nazionali che disciplinano il trasporto, il mantenimento, la stabulazione degli animali nei circhi e i controlli, gli ultimi dei quali, in caso di
concessione di area, vengono effettuati dai competenti uffici comunali.
La problematica delle aree è andata quindi peggiorando nonostante che su ricorsi delle imprese circensi di maggiore dimensione, sentenze dei tribunali amministrativi regionali dell’Abruzzo (n.321/2009), della Toscana (n.1531/2008), dell’Emilia Romagna (n.01163/2011) e dei TAR di Ancona (n.00283/2013 ) e Bologna (n.470/2012) abbiano sancito che la decisione di un Comune che fissa in via preventiva e generalizzata il
divieto assoluto di uso degli animali negli spettacoli è in palese contrasto con la legge n.337/1968 che tutela il circo nella sua dimensione tradizionale: sia perché il regolamento comunale è cedevole rispetto alla fonte primaria della legge, “sia perché l’ordinamento costituzionale (art. 120) vieta agli enti territoriali di porre ostacoli alla libera circolazione delle persone e delle cose e di limitare il diritto al lavoro in qualsiasi parte del territorio nazionale”, e assicura con gli articoli 9, 21 e 33 la libertà creativa e di espressione artistica, e gli articoli 35 e 41 il diritto al lavoro – in tutte le sue forme ed espressioni – e la libertà di impresa, nel rispetto delle norme che ne regolano l’attuazione.
Se si confronta la situazione italiana con quella dei Paesi europei più “affini”, ovvero Francia, Svizzera, Germania in primis emerge una desolante discrasia e antitesi con la considerazione in cui lo spettacolo circense è tenuto in queste Nazioni, dove i circhi dispongono di aree attrezzate nel cuore dei centri urbani, spesso nelle piazze principali e storiche.
Da tali premesse scaturisce la richiesta di una comunicazione dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia ai propri soci per richiamarli al rispetto dell’obbligo legislativo di compilare un elenco delle aree comunali disponibili per le installazioni dei circhi, delle attività dello spettacolo viaggiante e dei parchi di divertimento, senza limitazioni o divieti di alcun genere.
Tale richiesta si contestualizza nel quadro delle convenzioni che l’ANCI ha stipulato con l’AGIS e l’Ente Nazionale circhi, il cui testo si acclude in copia.
La ringrazio per l’attenzione e il seguito che vorrà riservare ad un’istanza vitale per le attività cui si fa riferimento, anche considerando che queste concretano una libera espressione artistica che incanta e coinvolge il pubblico, in specie i bambini il cui primo approccio allo spettacolo dal vivo; in alternativa alla massificazione della rete, si concreta proprio nel circo e nel teatro dei burattini e delle marionette”.