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Flavio Togni: l’esperanto della pista

Flavio Togni compare in quattro numeri all’interno della scaletta dell’edizione 2011 del Circo Americano: prima con gli elefanti, poi con i cavalli, con le tigri e infine ancora con i cavalli. A testimonianza di una passione, quella per gli animali, che si è fatta vita e lavoro, i cui segnali si sono palesati in giovanissima età e che gli ha fruttato plausi e premi: il primo clown d’argento al Festival di Montecarlo a sedici anni, un altro nel 1983 e nel 1998 e poi l’ambito oro all’inizio del 2011.

Il servizio fotografico è di Stefania Ciocca

Lo incontriamo ad Alessandria, una piazza – per la verità non molto calorosa – fra quelle del nord Italia visitate dal celebre circo a tre piste. “Arriviamo da Novara dove c’è stato un tempo tremendo. Eravamo allagati ma il pubblico ha partecipato e con molto entusiasmo, e quando questo non manca si riflette automaticamente sullo spettacolo”. Ma l’American Circus è apprezzato anche ad Alessandria, tanto che proprio durante la mattinata di lunedì 14 novembre l’amministrazione comunale ha voluto insignire il circo di una onorificenza. Non solo: a livello locale un’associazione a scopo benefico ha voluto abbinare il proprio nome a quello del circo della famiglia Togni, che a sua volta considera molto importate il rapporto con le istituzioni e con le realtà impegnate nel sociale, che l’arte della pista è orgogliosa di contribuire a sostenere.
Naturalmente non è mancata nemmeno qualche protesta davanti al circo, per la verità promossa da piccoli gruppi di animalisti attraverso sit-in e manifesti. “Animalisti ce ne sono stati, per esempio si è svolta una manifestazione della Lav, la qualcosa va anche bene. Il problema si crea quando si presentano gruppi più aggressivi come Centopercento animalisti, associazione che opera più nel nord est e i cui attivisti si comportano quasi come fossero degli ultras, agendo però in un contesto con pubblico di famiglie e bambini dove tutto ciò diventa pesante. La libera espressione delle proprie opinioni è ben accetta, purché avvenga in maniera civile”, commenta Flavio Togni.
Ci sono persone di fede animalista che entrano nel circo, ma lo fanno con un pregiudizio ben presente e difficile da rimuovere: “Siamo ormai di fronte a persone indottrinate a pensare che nel circo gli animali vengano torturati e trattati male. Invece i nostri artisti a quattro zampe sono nati in cattività, e quando vengono dai loro paesi d’origine si tratta comunque di animali figli di altri animali abituati da generazioni a lavorare con gli uomini. Sembra un paradosso ma per molti di loro l’habitat naturale è proprio il circo”.
La passione per gli animali matura prestissimo in Flavio Togni, già verso i tre anni, quando sfuggendo al controllo dei genitori va sempre a curiosare fra i cavalli o vicino alla gabbia dei domatori. Il nonno e lo zio sono entrambi artisti di circo abituati a lavorare con gli animali e per la professione di Flavio si rivelano preziose fonti di consiglio: “Spesso mi dicevano cosa fare e quando provavo qualche esercizio in maniera nuova loro mi facevano notare che quello che può sembrare facile oggi rischia di rivelarsi un problema dopo qualche mese o qualche anno”.
La vita di Flavio nel circo trascorre come quella di tutti i bambini figli di circensi: facendo un po’ di tutto, dal trapezista al clown (“Ma ho smesso perché non facevo ridere nessuno”, dice), dalla cura dei pony ad ogni altro svariato mestiere che spesso ha il sapore del gioco. Poi a 12 anni in Spagna entra finalmente a contatto, in maniera seria, con i cavalli spagnoli e con le regole dell’alta scuola che inizia ad apprendere. Nel 1974 Flavio e la cugina Gabriella, un po’ per gioco e un po’ per scherzo, mettono in scena il loro primo numero di alta scuola per i bambini delle medie di Napoli. Sempre nello stesso anno inizia a fare il garzone di scuderia anche per gli elefanti e impara sempre di più dagli animali stando a contatto con loro. Nel 1975 arriva il battesimo di fuoco, quando lo zio Bruno lo manda in pista a eseguire il suo primo numero. Nel 1976 sbarca a Montecarlo e agguanta il primo successo grazie al suo numero con tredici elefanti indiani: “In realtà eravamo già stati a Montecarlo con il numero dei Togni junior, l’alta scuola eseguita dai cinque cugini. Abbiamo vinto il premio di partecipazione, una coppa tanto grande che noi eravamo quasi convinti fosse più importante quella che non il Clown, più piccolo ma di ben altra entità”.
Premiazioni e onori che nel corso della vita non sono mancati. Soltanto per citare un paio di occasioni di questo 2011, oltre al Clown d’oro vinto a Montecarlo, c’è stato anche il titolo che Verona ha tributato a Flavio Togni ritenendolo figura eminente e rappresentativa della celebre città veneta, un simbolo insomma, di una delle ricchezze culturali e artistiche della città scaligera.
I segreti del successo si colgono durante i numeri che prendono vita sulla pista: si nota la classe, la calma, la pazienza, il feeling che si crea tra ammaestratore e animali, la tolleranza e l’intesa. E anche l’umiltà e la curiosità nell’apprendere giorno dopo giorno qualcosa di nuovo.
“La pazienza è la qualità principale: se viene a mancare perdi anche la fiducia che l’animale ripone in te. Se un animale si agita è in te che deve ritrovare la tranquillità”.
Spesso gli animali, con la loro spontaneità, suggeriscono spunti per nuovi numeri e nuovi giochi: “Sono loro che insegnano qualcosa a te, basta saper cogliere le sfumature. Per esempio nel numero con i cavalli facendo un certo esercizio è accaduto che piano piano un cavallo ha iniziato di sua iniziativa a venirmi vicino perché voleva da mangiare e così si è formata da sé una gag che funziona e che al pubblico piace”.
La tolleranza è un altro elemento fondamentale: “Agli animali purtroppo manca solo la parola, se hanno qualcosa che non va può essere per mille motivi: mal di testa, indisposizione, il vicino che gli ha dato fastidio… Non sono tutti uguali e non sono macchine, bisogna saper vedere e capire, tolleranza e comprensione sono due qualità che si sviluppano solo con l’esperienza”.
Come si diceva all’inizio Flavio ha avuto la fortuna, essendo nato nel circo ed avendo lo zio e il nonno già impegnati nel lavoro con gli animali, di aver potuto apprendere molto senza perdere tempo e cadere in errore, ma la curiosità non è mai venuta meno. Non solo. “Non ho mai avuto paura di chiedere consiglio, anzi: spesso ho chiesto pareri a personaggi come Fredy Knie, Alexis Gruss o Lucien Gruss senza mai sentirmi inferiore. A loro devo dire grazie perché se ci si atteggia con arroganza pensando di sapere tutto si ha finito prima ancora di cominciare”.
Stefania Ciocca

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