Chi insiste a pubblicizzare i propri prodotti cosmetici con lo slogan “Noi non creiamo fenomeni da circo” merita una moderata risposta. Neppure il circo crea fenomeni da circo. Questa espressione poteva essere accettabile in tempi in cui gli spettacoli circensi, sia in complessi mastodontici come il Barnum sia in formazioni familiari costrette alle “baracconate” pur di risolvere il problema della fabbrica dell’appetito, non lesinavano esibizioni ormai distanti anni luce dalla nostra sensibilità. Fra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, la curiosità del pubblico occidentale nei confronti del cosiddetto “esotico” era tale da produrre iniziative oggi aberranti ai nostri occhi quale, ad esempio, quella di mostrare in pubbliche esposizioni famiglie africane o magari famiglie groenlandesi che, per tutta la durata della Fiera, letteralmente “vivevano” coi loro usi e costumi (ma soprattutto costumi intesi come abbigliamento!) sotto gli occhi di chi pagava il biglietto. E questa è storia vera, anche se non fa onore alla specie umana. Ma oggi i “fenomeni da circo” intesi secondo una lettura ottocentesca non esistono più. Di fenomeni è legittimo parlare, invece, se si parla di una intera categoria: e intendo i circensi del nostro Paese. Quelli sì sono fenomeni, ai miei occhi di non viaggiante. Perchè hanno ancora il coraggio – pur dovendo fare i conti con una brodaglia di ostacoli costituita da autorità politiche dal cervello ottocentesco (loro sì!) e da autorità culturali (cosiddette) che di fronte alla antica arte preferiscono storcere il naso anzichè informarsi e informare – di continuare a portare avanti l’arte più antica del mondo. E non alla bell’e meglio, tanto per campare, ma – almeno a livello delle formazioni più prestigiose – in competizione con una qualificata concorrenza internazionale. La più recente conferma di quanto dico si chiama Flavio Togni, che al Festival di Montecarlo ha aggiunto un clown d’Oro alla sua già ricca collezione di trofei internazionali, ed è una notizia importante anche se snobbata da quotidiani ben più solerti a intravvedere sfoghi erotici del nostro Premier dal buco della serratura. In una Italia così, fare bene, e talvolta molto bene, il proprio mestiere è impresa da fenomeni. In questo senso, e solo in questo senso, la parola si adatta a chi da noi ancora si ostina non semplicemente a vivere di circo ma a essere circo come millenni di storia reclamano.
Ruggero Leonardi