Alla fine, oltre ad una serie di conferme sulla straordinaria prolificità artistica di questa nazione, ne abbiamo ricavato alcuni stimolanti rilievi sotto il profilo del marketing del “prodotto circo”.
L’estate non dovrebbe rappresentare il periodo più favorevole per gli spettacoli indoor, soprattutto di circo, ma è evidente che questo ragionamento vale soprattutto per un paese come il nostro e per quelli culturalmente affini: altro discorso per le grandi realtà urbane che offrono un bacino d’utenza vastissimo, con costanti ricambi e assolutamente variegato sotto il profilo dei gusti. In effetti, tutti gli spettacoli cui abbiamo assistito erano sold out nonostante attualmente – soprattutto in considerazione della pesantissima svalutazione del rublo – i prezzi per il pubblico locale risultino tutt’altro che abbordabili. Ciò è il frutto di una sedimentata passione per il circo da parte del popolo russo: evidentemente, quando si sosteneva – da parte di chi guarda all’arte circense con un certo snobismo – che durante il periodo sovietico i Russi andavano al circo perché c’era poco altro da fare, si diceva una sciocchezza. Ora che l’URSS non c’è più da venticinque anni e che l’offerta di intrattenimento lungo la Moscova o la Neva non ha nulla da invidiare a Parigi o New York, il gusto del pubblico per questa espressione artistica non sembra essersi affievolito.
Il mese di luglio precede la chiusura estiva degli stabili prima delle nuove produzioni dell’autunno-inverno per i circhi moscoviti e la capitale pullulava di turisti e un dato evidente è proprio quello dell’alta percentuale di visitatori a scopi turistici tra il pubblico dei vari circhi attivi nella capitale anche durante l’estate. Molti di loro provenivano da altre parti del paese ma una quota considerevole era rappresentata proprio dagli stranieri, tra i quali spiccavano cinesi ed orientali. Ciò significa che esiste un circuito commerciale in cui anche il circo è inserito: una visita ad uno degli spettacoli in cartellone, dunque, rientra in diversi pacchetti o, comunque, viene suggerita come opzione negli alberghi e nelle agenzie turistiche al pari di un balletto o di una visita al Museo Puskin.
Certamente, un contributo determinante alla reputazione del circo russo lo apporta l’atteggiamento dei governi che non hanno mai smesso di promuovere il “prodotto circo” in patria e all’estero: solo così è possibile convogliare una parte non irrilevante del turismo verso gli spettacoli in programma nelle città.
Va detto che il Bolshoi, che nel 2015 ha visto il nostro David Larible protagonista, riassume in sé tutto il fascino ma anche tutta la freddezza dell’architettura sovietica e la sala – anche se full house – fa sempre fatica a scaldarsi del tutto.
La produzione in cartellone fino all’estate scorsa portava il singolare titolo di Missionario e basava il plot sul paradosso esistenziale secondo il quale quando si è bambini non si vede l’ora di crescere e, una volta cresciuti, si sogna di tornare all’infanzia, lontani da responsabilità ed obblighi. Protagonisti di questo continuo scambio tra realtà e fantasia erano il poliedrico Boris Nikishkin, verticalista rigeneratosi in comico che vestiva proprio i panni del “missionario”, e le piccole Eva ed Elza Zapashnaya, figlie di Askold. Punti forti del ricco programma che si avvaleva delle suggestioni di video proiettati a 360° erano i funamboli Chizhov (già argento a Monte Carlo 2012) assieme al domatore ucraino Goncharov cui spetta l’apertura della seconda parte, il mano a mano di Roman Khapersky e la sua straordinaria partner, i leoni marini di Vasily Timchenko, i pertichisti Shagunin, per citare solo i più noti. Sotto la volta del Bolshoi si terrà la quarta edizione del festival Idol a partire dal prossimo 8 settembre.
Lo spettacolo in cartellone dal febbraio 2016 si intitola Bravo, è di struttura classica e si avvale della presentazione del celebre Boris Fedotov. Tra le attrazioni spiccano i Meleshiny ai rulli (bronzo a Monte-Carlo 2015), la nuova acrobatica diretta da Sergey Grechushkin, i “volanti bassi” Dobrovitskiy (argento a Monte Carlo 2014), la clownerie di Bella e Cher. La parte finale dello show è tutta dedicata alla fantastica performance denominata Il mistero degli elefanti giganti, diretta da Taisiya Kornilova e presentata dai figli Andrei Dementyev-Kornilov e dalla sorella Anastasia. Si tratta di un vero spettacolo nello spettacolo che vede coinvolti quattro pachidermi (tra i quali la piccola, deliziosa Margot), dieci ballerini e un numero di cinghie presentato da Sergey Andreev. Andrei Dementyev è accolto dal pubblico come una vera star e questa attrazione varrebbe da sola un viaggio in Russia.
Il programma presentato dall’inizio di giugno è frutto di una coproduzione tra RosGosCirk e Nikulin, si intitola Circo di Acqua, Fuoco e Luce e vede come protagonista il celebre “Artista del Popolo Russo” Anatoly Sokolov con le sue grandi illusioni. Giochi d’acqua con fontane che arrivano a venti metri fanno da sfondo mentre tra gli artisti del cast ricordiamo la clownerie dei The three fat men già visti ad Idol che si avvalgono di diversi animali nelle loro gag, il giocoliere Anar Dzhabrailov che parteciperà alla prossima edizione di “Idol”, la nuova versione della barra russa dei Boitsov, le verticali di Papin Katchatrian, le cinghie aeree di Anton Micheev già visto a New Generation, i giocolieri della troupe Empress pure presenti a Monte Carlo 2015.
Per i circofili più accaniti, la città di Dostoevskij offriva anche una produzione sotto chapiteau di RosGosCirk nel quartiere di Avtovo in cui spiccavano le tigri bianche presentate da Olga Denisova.
Ovviamente il contesto del mercato dei circhi metropolitani in Russia è radicalmente diverso da quello che ci ritroviamo in Italia ma qualche prezioso spunto in tema di programmazione e marketing andrebbe raccolto: anche in questo campo la Russia vale sempre un viaggio.

Francesco Mocellin
L’articolo di Francesco Mocellin è stato pubblicato sulla rivista Circo settembre 2016