di Francesco Mocellin
E’ il caso di Emanuele Farina, un addestratore che sta conoscendo i successi di una carriera scelta consapevolmente e fortemente voluta al di là di qualsiasi condizionamento, diretto o indiretto, di famiglia.
Nasce a Bergamo nel 1981 e il padre è Fabrice, domatore presso quello che allora era il Circo di Francia diretto dalle famiglie Rossi e Zucchetto. Molti tra i lettori ricorderanno l’imponente quanto bonaria figura di questo addestratore dallo stile molto rilassato e confidenziale. Attualmente Fabrice Farina si occupa di preparare e perfezionare gruppi di felini e non solo per diversi circhi europei (la sua ultima collaborazione è stata col Cirque Amar in Francia dove ha montato un numero di tigri bianche).
Il debutto di Emanuele avviene in tenera età – addirittura a quattro anni – come accade sovente per le giovani leve del circo italiano, con un numero di monociclo insieme ai cugini e dopo qualche anno inizia a lavorare con le pertiche ed il tavolo acrobatico assieme alla sorella. Tra i 14 ed i 17 anni presenta il jockey a cavallo col cugino Stefano (figlio di Gianni Rossi) ma il suo primo vero numero da protagonista è il trapezio Washington con cui inizia a cimentarsi a diciassette anni continuando a coltivare la disciplina per altri dieci. Contestualmente realizza un numero di rettili e partecipa con la famiglia ad una classica entrata musicale. Proprio con l’entrata e col suo numero aereo di trapezio lascia il circo di famiglia per aggregarsi al Circo Alex Hamar dei Coda Prin. Ma il richiamo per la gabbia – rimasto più o meno sopito fino ad allora – si fa sentire e la svolta nella carriera del Nostro avviene nel 2008 quando acquista – di ritorno dalla Grecia dove si trovava in tournée col Circo Monti – due giovani esemplari di felini, una tigre ed un leone, e con quelli inizia a percorrere le orme paterne.
Da principio le possibilità non sono molte ed Emanuele deve arrangiarsi: il padre Fabrice viene ingaggiato dal Circo Mundial in Spagna come responsabile dello zoo mentre il figlio inizia a preparare da solo il suo primo gruppo di felini con cui trova un ingaggio presso il Circo Merano della famiglia Tucci finendo per arrivare sugli schermi della trasmissione Circo Massimo già nel 2009 presentando un gruppo misto di sei tra leoni e tigri.
Ormai Emanuele Farina ha iniziato a percorrere la sua strada di artista indipendente e maturo, dotato di uno stile personale e senza forzature, strada che lo porta ad ottenere scritture con diverse insegne: Monti, Coda Prim, Tucci, Alessandrini-Casartelli a Cipro, Royal, in Ungheria con Eotvos, con la società Errani-D’Amico e, quindi, in Ucraina da Kobzov per la stagione in corso.
In occasione di quest’ultima tournée ha modo di prendere parte alla seconda edizione del Festival Golden Trick dove conquista l’oro. Ma prima di questo successo, Emanuele aveva già assaporato il clima delle competizioni europee partecipando al Festival di Latina nel 2011 (meritandosi un bronzo oltre ai premi speciali dell’ECA e del Rosgoscirck) e a quello di Grenoble l’anno successivo (premio della Jury des Enfants).
In merito all’annosa questione animalista Farina attribuisce il diffondersi a macchia d’olio di quella che definisce una vera e propria piaga, alla disinformazione e alla carenza di comunicazione sul tema. Purtroppo le associazioni che propugnano l’eliminazione degli animali dispongono di mezzi assai più consistenti di quelli dei circhi e, di conseguenza, senza cospicui investimenti economici si rischia di perdere questa battaglia.
Emanuele Farina rappresenta appieno quella tipologia di domatore moderno, appassionato della propria professione, consapevole della congiuntura che stiamo attraversando ed attento alle esigenze dei suoi animali quanto a quelle del pubblico.
L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Circo ottobre 2013.