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E’ stato chiamato “Benedetto” il leoncino bianco accarezzato dal Papa

di Claudio Monti

L’incontro col Papa cambia la vita degli uomini, ma a quanto pare anche il destino degli animali. Anche quello del leoncino bianco che ha avuto l’onore di essere accarezzato dal Papa, che è finito su giornali (anche sulla prima pagina dell’Osservatore Romano) e Tg, è cambiato. “Ho deciso di chiamarlo Benedetto, in onore del Papa e di quella giornata che non si cancellerà più dalla mia vita, da quella della mia famiglia e di tutto il mondo del circo, e credo nemmeno da quella del mio adorato leoncino”. Chi parla è Elisabetta Bizzarro, del circo Città di Roma, che sabato scorso si è presentata davanti al Santo Padre con il suo cucciolo in braccio, e insieme a lei la stessa bella sorte è toccata a Manuel Farina. Il primo cucciolo ha 30 giorni di vita (per la precisione è nato il 29 ottobre scorso), l’altro circa sei mesi. Il primo dolcissimo e mansueto come tutti i cuccioli, desiderosi solo di farsi coccolare, il secondo già un po’ monello e irrequieto, più desideroso di correre che di starsene in panciolle, seppure davanti al Sommo Pontefice. Anche per questo il Papa ha familiarizzato di più col primo, se lo è tenuto fra le mani, gliele ha passate sulla testa, ha avuto espressioni di meraviglia, l’ha guardato a lungo, ha dato l’impressione di essersi divertito non poco giocando con lui.
“L’ho chiamato Benedetto in ricordo di quella giornata”, ripete Elisabetta, “in pista magari lo chiamerò Benny perché Benedetto è troppo lungo, ma il suo nome di ‘battesimo’ è assolutamente Benedetto”. Una decisione che sicuramente farà piacere anche al Papa, che da oggi è legato al circo anche per una ragione in più rispetto alle tante e importanti che ha illustrato nel suo discorso nell’Aula Paolo VI.
Cosa ha provato Elisabetta Bizzarro in quei momenti? Glielo abbiamo chiesto: “E’ stata una emozione forte che faccio ancora fatica a descrivere bene. Forse anche perché non avrei mai pensato che mi sarebbe potuta capitare una esperienza del genere, e fra l’altro abbastanza improvvisa. Io sono credente e ritengo di aver provato anche più emozione di chi non lo è”, risponde.
E come ti è sembrato il Papa? “Molto affettuoso. Vedendolo in televisione si può pensare al Papa come a qualcuno di inavvicinabile, un po’ lontano, invece ti accorgi che è una persona che si mette al tuo pari, molto affettuoso, che si alza, ti viene incontro con semplicità, ti fa domande, si interessa …”. Si, perché Benedetto XVI – rivela Elisabetta – ha voluto capire bene anche la realtà dei due cuccioli: “A me ha chiesto quanti giorni aveva, mi diceva “è bravissimo questo leoncino, è calmo”. Io gli ho spiegato che è cresciuto con la mamma e fra le mie mani, e lui commentava: “bellissimo, che morbido”. Ed è stato in quella occasione che gli ho detto: “Ancora non ha un nome perché ho aspettato di venire da lei per darglielo”. Allora mi ha fatto girare il leoncino e gli ha preso la testa con tutte e due le mani quasi come un gesto di benedizione”.
Cosa hai pensato trovandoti davanti al Papa? “Lo guardavo e lo guardavo ancora, mi è piaciuto vedere che ha messo le sue mani sulla testa del leonino, il modo in cui lo accarezzava… Non saprei dire cosa mi è passato per le testa in quel momento, perché sono state duemila le sensazioni… Sono rimasta incantata dalla sensibilità del Papa”.
Da quell’incontro per te è cambiato qualcosa nel modo di vivere e lavorare anche con i tuoi animali? “Certamente si, stare davanti al Papa non capita a tutti e mi sono sentita toccata dentro. Io amo i miei animali e quello che faccio lo faccio per passione, adesso sono ancora più grata anche a loro che mi hanno dato la possibilità di incontrare il Papa. Se non era per la mia leonessa che metteva al mondo questi cuccioli, non avrei avuto questa opportunità, e quando sono rientrata a casa ho ringraziato la mamma del leoncino Benedetto, Shakira, e le ho dato un bacio”.
Elisabetta lavora con i felini da tre anni e da uno entra in pista: “Li ho presi da cucciolotti, li ho cresciuti con la dolcezza, non voglio altre mani che li toccano, loro si fidano di me e non permetto a nessun altro di avvicinarli”. Capito che amore, addirittura con un pizzico di gelosia, tiene uniti i felini e Elisabetta?

Elisabetta Bizzarro nel numero di gabbia
A a chi dice che nel circo gli animali soffrono e addirittura vengono seviziati e picchiati, cosa rispondi? “Che non sanno di quel che parlano, mostrano i soliti filmati, molti dei quali vecchi e riciclati. Ma nel frattempo c’è stata una evoluzione, si è affermato l’ammaestramento in dolcezza, le cure sanitarie e l’alimentazione sono migliorate, le condizioni di stabulazione e trasporto pure”. Elisabetta continua: “Questi animalisti che fanno tanto gli amanti degli animali, dovrebbero vivere un po’ al circo per capire qualcosa, per vedere tutto il lavoro e l’affetto che mettiamo per gli animali: pulirli, dar loro da mangiare carne sempre fresca, curarli, addestrarli, trascorrere ore e ore con loro, crescerli… Una leoncina nata insieme a Benedetto (il parto è stato di quattro cuccioli), la mamma non l’ha accettata per cui si può dire che sono diventata io la mamma: faccio le nottate come se fosse un bambino, ogni tre ore mi sveglio per farle fare la pipì, darle il latte eccetera. Solo se ami gli animali puoi fare queste cose”. Elisabetta aggiunge anche un altro particolare, a quanto pare ignorato dagli animalisti che sentenziano sui circhi: “Ad un leone ti puoi avvicinare solo se gli vuoi bene, se non hanno fiducia in te il lavoro diventa pericoloso e non riesci ad addestrarli”. C’è anche spazio per lanciare un appello agli animalisti: “Venissero a lavorare con noi, sotto la pioggia o quando ci sono 40 gradi, a pulirli, sfamarli… di notte e di giorno, 24 ore su 24 se capita che stanno male, allora forse capirebbero. Nella nostra vita prima vengono gli animali e a parte i sacrifici, anche le spese sono alte”.
Chiuso il capitolo, Elisabetta ci tiene a fare un ultimo ringraziamento: “E’ solo grazie al presidente Buccioni che si è realizzato questo evento per il circo e solo grazie a lui per me è stato possibile vivere questa esperienza. La mia gratitudine vero Antonio Buccioni esce dal cuore”.

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