Quel mondo che noi chiamiamo Circo e che da subito lo ha cresciuto e consacrato come il Clown dei Clown, il Re dei Pagliacci, uno dei più noti Clown viventi. Tanti riconoscimenti che nella sua lunga carriera ne hanno sottolineato l’innata spontaneità con cui sa esprimere la smisurata passione per il suo lavoro e l’inesauribile carica. Dal pubblico del Madison Square Garden di New York fino al Clown d’Argento al Festival di Montecarlo del ’98 e Clown d’Oro l’anno seguente, divenendo il terzo clown nella storia del circo a raggiungere questa onorificenza, dopo Charlie Rivel nel ’74 e Oleg Popov nel ’81.

In tre protagonisti di una commedia alla William Shakespeare con corone, cappelli e spade giocattolo un giovane, un adulto e una graziosa signorina. Oppure un simpaticissimo e coinvolto bambino in uno spruzzatore d’acqua dalla bocca e un giornalista in un lanciatore di palline invisibili.
Saggia e capace colonna sonora dello spettacolo, il pianoforte del maestro Stephan Kunz a sottolineare i momenti di questo spettacolo con grande maestria e patos.
L’artista si concede a pieno al pubblico numeroso del Vittoriale senza filtri, vero, sorridente e con una sana umiltà che colpisce. Persino dopo lo spettacolo concedendo sino a tardi autografi, fotografie e presentandosi con il suo accappatoio di scena, con quel sapore di avanspettacolo d’altri tempi.
“In fondo un clown nasce e muore ogni sera. Nasce quando comincia a truccarsi in camerino e muore quando esce di scena” ci ha detto David Larible, “e poi il suono più bello del mondo è un bambino che ride”. E noi, grazie al Re dei Clown, siamo tornati tutti un pò bambini… almeno fino a domani.
(Angelo Oliva)
Il Sussidiario

