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larible-rire-hiverDifficile immaginare una situazione più emblematica di quella che ha visto il nostro David Larible protagonista della produzione 2015-2016 del Cirque d’Hiver a Parigi. Cominciamo dall’inizio, ovvero dallo spettacolo Rire che è rimasto in cartellone per il consueto periodo – da ottobre fino al 6 marzo scorso – incontrando un eccellente risultato al botteghino nonostante la persistenza della crisi (che non ha risparmiato i galà natalizi francesi) e il nefasto evento degli attacchi al cuore della città da parte dei militanti dell’ISIS del 13 novembre. Tra l’altro, il teatro Bataclan si trova a poco più di un isolato di distanza dall’edificio del circo.
A dispetto di questo contesto la penultima generazione della dinastia Bouglione ha confermato la propria posizione dominante nell’ambito dei galà di fine anno grazie agli spettacoli allestiti a Nanterre dove ha presentato il gradevolissimo Circus on Ice e al Bois de Boulogne col grazioso Cirque de Noel, piccola insegna gestita dalla madre Christiane. Non contenti di questi successi, i fratelli Bouglione hanno pensato di consolidare ulteriormente il marchio di famiglia dando vita ex novo ad un complesso itinerante che, da Aix-En-Province, il 16 ottobre 2015 ha ripreso a viaggiare sulle orme della gloriosa impresa che si era fermata all’inizio degli anni ‘80’.

David Larible al Cirque d'Hiver
David Larible al Cirque d’Hiver (le fotografie del servizio sono di Christophe Roullin)
Considerate le contingenze si tratta di una vera e propria sfida che finora pare essere stata vinta alla luce della risposta del pubblico ed il titolo Bravo – letto anche nell’accezione di “coraggioso” – ci è parso davvero azzeccato. Tornando a Rire non possiamo che considerarlo una delle più riuscite produzioni viste all’Hiver dal 1999 (anno della sua rinascita per mano di Joseph, Nicolas, Louis-Sampion e Francesco con lo spettacolo Salto) anche se non la più eclatante sotto il profilo delle attrazioni ingaggiate. Le ragioni della riuscita stanno tutte nella combinazione di due ingredienti: il solito valore aggiunto determinato dalla particolarità della location – il più charmant dei siti adibiti all’arte circense dell’Occidente – e lo straordinario carisma del protagonista dello spettacolo, David Larible.
Quando parliamo di location non ci riferiamo semplicemente alla sontuosità dell’edificio voluto da Napoleone III ma alla mano dei Bouglione nella conduzione del circo e negli allestimenti, alla forza d’impatto dell’impianto luci, dell’orchestra di Pierre Nouveau e del balletto delle Salto Dancers, tutte componenti largamente superiori alla media del settore.
Il magnifico interno dello storico circo francese
Il magnifico interno dello storico circo francese
In questo contesto va collocata l’ultima produzione che – dicevamo – non può essere considerata la più “forte” ma sicuramente una delle più efficaci e ciò grazie alla presenza del “Clown dei Clown”. Se la precedente edizione Géant era stata contrassegnata dagli effetti speciali della famiglia Casselly, quest’ultima ha goduto del garbo e dell’acuta clownerie di Larible capace di prendere per mano lo spettacolo dall’inizio alla fine, innervandolo della sua classe e personalità. Dalla vestizione del pagliaccio che fa da ouverture fino al
“sottofinale” col ritorno alla normalità, David offre un ampio stralcio del suo vasto repertorio che pare attagliarsi perfettamente alle atmosfere del cirque di rue Amelot. Dopo averla ammirata in teatro abbiamo apprezzato anche sulla pista una delle sue ultime chicche, ovvero My way di Frank Sinatra cantata nelle lingue più disparate nonostante i tentativi del “bianco” Alberto Caroli di mettere in difficoltà il clown che arriva al culmine quando – pur privato del microfono – si esprime anche nel linguaggio dei sordomuti. Quella di David Larible era la prima presenza sotto la cupola del Cirque d’Hiver – forse l’ultima grande insegna circense che mancasse all’incredibile curriculum di questo artista – ed è fin troppo facile commentare che si è trattato dell’ennesimo successo anche se Rire è stato indubbiamente marchiato dalla figura di David Larible non significa certo che gli artisti ingaggiati non fossero all’altezza: ricordiamo in ordine sparso le eccellenti monocicliste con le ciotole della Mongolia Interna della troupe Hohote, le tigri di Flavio Togni presentate dall’elegante Hans Ludwig Suppmeier che hanno aperto lo spettacolo, gli ottimi icariani Anastasini – davvero maturati, i pappagalli di Juan Gutierrez, le pose plastiche dei brasiliani Olympo’s, il jongleur cubano Rafael De Carlo, la magia dei piccoli Bouglione. Intrigante l’esperimento del numero al trapezio volante Vol de dames in versione burlesque. Tutto l’ensemble è stato contrappuntato dal consueto à plomb del Monsieur Loyal Michel Palmer.
Le tigri di Flavio Togni mandate da Hans Ludwig Suppmeyer
Le tigri di Flavio Togni mandate da Hans Ludwig Suppmeyer
In questo quadro spiccano le figure femminili di Regina Bouglione nell’alta scuola – capace di riempire la pista con la sua sola inarrivabile presenza – e di Shirley Larible alle cinghie aeree, accompagnata alla voce dal padre, già dotata di un notevole charme. Va sottolineata la presenza costante di animali, anche esotici, nel centro della capitale francese. Le regole sono severe ma chiare (con l’obbligo del “certificat de capacité” per l’addestratore) ma una volta rispettate non ci si deve confrontare ad ogni piè sospinto con associazioni animaliste più o meno riconosciute.
Abbiamo aperto il nostro commento parlando di situazione emblematica. A Parigi il circo stesso è considerato monumento nazionale e i nostri artisti sono chiamati ad impreziosirne i contenuti. Non è il solo caso: ricordiamo da ultima la cospicua e qualificatissima presenza italiana alla quarantesima edizione celebrativa del Festival di Monte Carlo. Ma tanto è costante il riconoscimento dell’arte circense nazionale oltre i nostri confini, così quanto, allo stesso modo, sembra sempre più complicato “fare circo” come impresa in Italia. Certo, nessuno vuole nascondere le colpe e le responsabilità della categoria stessa ma certamente l’atteggiamento delle nostre istituzioni – centrali e locali – verso l’attività del settore pare difficilmente trovare riscontro in altre nazioni che pur vivono le loro difficoltà. Forse sarebbe davvero tempo che il Circo italiano alzasse la voce per ottenere l’attenzione che merita.

Francesco Mocellin

Il servizio è stato pubblicato sulla rivista Circo marzo 2016.