Ho sempre pensato, e continuo a pensarlo, che il circo non è spettacolo che si vede. O ci sei dentro con tutto te stesso, in quelle cose fuori da ogni logica che si svolgono sulla pista non per caso circolare (e perciò simbolo di una dimensione infinita) o non ci sei, e in questo caso potevi anche risparmiarti la spesa del biglietto. Per questo, secondo me, la differenza fra assistere a uno spettacolo di circo dal vivo anzichè con la mediazione di uno schermo televisivo è problema che neppure si pone. Devo tuttavia riconoscere al piccolo schermo una funzione di “storicizzazione” del circo.
Questa riflessione nasce dal fatto che, fra tante cattive notizie sull’economia italiana che va a picco appena appena addolcite da rassicurazioni presidenziali, il piccolo schermo in questo periodo di feste qualche buona pietanza circense ce l’ha comunque elargita. Mi riferisco a Raitre che, la sera del passaggio dal 2011 al 2012 e la sera precedente all’Epifania, ci ha ammannito una insalata russa di sapori tratti da diversi Festival di Montecarlo che, quanto meno, ci ha ricordato come possa essere rigidamente professionale e al tempo stesso sfrontatamente diversificato il mestiere del circense.
In conclusione, circo-circo da pescare a piene mani, se si è legati alla tradizione. Ma anche elementi di novità su cui riflettere, in senso positivo o negativo come ci pare e piace. L’ arte circense è un folletto che, a chi la vuole acchiappare, sembra talvolta gli sfugga dalle dita. Ma il bello è proprio questo. Se si lasciasse acchiappare come si fa con le soluzioni matematiche, non sarebbe il primo spettacolo venuto in mente all’uomo che, benchè primitivo, la voglia di farsi due risate già ce l’aveva. Grazie dunque allo schermo televisivo per averci ricordato, in queste giornate di festa un po’ ottenebrate dall’economia, che è sempre a portata di mano un cerchio dentro il quale due più due può anche fare cinque.
Ruggero Leonardi